Tutto come sempre

ritratto di Giovanni Messina

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La sicurezza con cui ieri sera l’avvocato Roberto Corsello proclamava davanti ai consiglieri, alla giunta e ad una manciata di cittadini le sue ragioni nell’abbracciare il galleggiante progetto del sindaco Guercio, mi ha riportato alla memoria una scena già vista circa due anni fa al cinema, quando ho assistito alla proiezione del tanto declamato “i Vicerè” (per una volta la reinterpretazione cinematografica mi ha impressionato più del libro di De Roberto!): in una delle ultime scene, il principe Consalvo, rampollo della nobile famiglia borbonica degli Uzeda, la cui vicenda si intreccia con un trentennio di storia siciliana dai moti rivoluzionari fino all’avvenuta unità d’Italia, si affaccia sicuro ad un balcone parlando alla massa accorsa durante un comizio popolare. Ebbene, in estrema sintesi, durante quel discorso condotto coll’inconfondibile capacità di chi sa confondere le idee attraverso l’uso della parola, Consalvo riscuote un clamoroso successo esaltando gli opposti e contraddittori punti del suo programma, potere spirituale e laicità, democrazia e monarchia, viva Garibaldi e viva la Madonna!… e la massa lì ad applaudire. Ieri sera non c’era un comizio e neanche un pubblico ben predisposto verso il nuovo beniamino del sindaco; tuttavia nelle ragioni esposte da Corsello ho riletto la stessa sicurezza beffarda e lo stesso opportunismo politico del suddetto personaggio creato dalla fantasia letteraria ma modello talvolta inconsapevole di tanti arrivisti politici.
A quel punto il mio pensiero è andato più verso una amara considerazione sull’immobilismo atavico che noi siciliani ci portiamo dietro come una condizione imposta non si sa precisamente da chi, piuttosto che alla scaltra manovra politica del rampante avvocato che con un solo colpo ha salvato capra e cavoli e ha guadagnato un’invidiabile poltrona. Da umile cittadino, ogni tanto (lo confesso) un po’ disilluso dall’andazzo delle cose, dal solito tira e molla, dal trasformismo mascherato da abilità politica che alimenta semplicemente la confusione e non serve all’effettivo sviluppo del paese, credo che ieri sera Cefalù abbia perso l’ennesima opportunità di uscire dall’anonimato di questi due anni di agonizzante amministrazione.
Non vedo una soluzione impossibile, basterebbe soltanto la comune volontà di cambiare e di guardare ai fatti oggettivamente.
Nel riportare questo mio intervento auguro a tutti i lettori de L’altra Cefalù un sereno 2010.

ritratto di Angelo Sciortino

Consalvo e Lampedusa: i due principi

Prima di tutto i miei complimenti, poi un invito a mirare meglio al nemico. Il "rampante avvocato" ha certamente i suoi torti, ma l'opinione pubblica di Cefalù non ha pure i suoi, e forse ben più gravi?
In fondo vale quanto diceva il Gattopardo all'inviato del Re: i Siciliani sono così, non vogliono cambiare. Per non cambiare, aggiungiamo noi, si fanno ingannare con piacere quasi orgasmico da un Consalvo qualsiasi.
Eppure, invece dell'ottimismo dell'incoscienza, dobbiamo avere quello dell'esperienza. Questa ci dice che sarà improbabile e difficile raggiungere una soluzione, ma non impossibile. Se ci pensi, la non approvazione della mozione di sfiducia ci dà il tempo per costruire una comune volontà di cambiare. Non sarà facile, ma vale la pena di tentare. Vale la pena di tentare di rendere più aperte le menti dei nostri concittadini, perché non siano ingannate da un qualsiasi Consalvo, che spesso assume strani nomi: Vicari, Guercio, Corsello e persino Micciché.
Con i miei affettuosi auguri.