Sulla intervista di cefalunews a Mauro Caliò

ritratto di Pino Lo Presti

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Era mia intenzione dire una ultima parola riassuntiva e conclusiva sulla penosa - sotto molti aspetti - vicenda della “Pietra della memoria”, lunedì mattina; dopo aver lasciato decantare, a partire dall’ultimo Consiglio comunale, i miei e gli altrui pensieri.

Ma c’è un giornale, che si fa chiamare “cefalunews”, che non fa passare un giorno senza intervenire, con prese di posizione di parte, sull’argomento.
Un giornale che, del recente Consiglio del 22, ha ritenuto (il giorno successivo) di dover informare i suoi lettori solo ed esclusivamente di uno spiacevole incidente occorso a due consiglieri comunali: Calabrese e Mangano - circa il diritto di parola -; intanto però senza citare le ragioni delle contestazioni subite (il Regolamento vieta di parlare su Punti che sono stati ritirati) ma soprattutto senza ricordare che la parola “fine” è stata definitivamente pronunciata dallo stesso Presidente del Consiglio, Barracato (che certo non è del "partito No-Molo"): “Su questo argomento, da questo momento in poi, non dò la parola a nessuno”, (ma la vicenda è tutta nella trascrizione fatta da laltracefalu di quella serata).
Un giornale che di quella serata ha ritenuto invece di non dover riportare, tra le altre cose, una dichiarazione formale, poi depositata “agli Atti”, del consigliere Noto, di denuncia di un fatto certamente significativo e censurabile, subìto da un consigliere comunale!

Adesso parliamo della intervista. cefalunews (http://www.cefalunews.info/000/index_primopiano.asp?id=20646#alto)

L’opinione del cittadino Mauro Caliò sul posizionamente della statua di Ruggero al Molo è naturalmente da tenere nel novero come quella di tutti gli altri. L’opinione del Presidente del locale circolo di Legambiente - nonchè, credo, dell’associazione di architetti “Abitando” (che già mi è stato autorevolmente precisato non essere una “costola” della stessa Legambiente) - invece acquista un ben maggiore rilievo e dunque merita una maggiore attenzione.

Caro Mauro, condivido nella sostanza quanto dici rispondendo alle ultime due delle quattro domande.

Adesso però ti voglio fare anch'io delle domande su quanto dici rispondendo alla 2°di quelle: “Personalmente ritengo che la storia sia in continua evoluzione e che alcuni luoghi particolarmente densi di significato lo siano anche per i vari interventi umani che si sono via via stratificati nel tempo. Così è stato per le costruzioni sulla rocca ed anche per il Duomo, edificato proprio da Ruggiero. Spesso l'uomo dei nostri tempi tende a non lasciare segni nella storia, forse perché non ci si sente all'altezza delle opere del passato”.

Secondo questa impostazione “relativista” - per cui l’uomo può sempre “migliorare” il preesistente - non sembri escludere neanche un qualche intervento “umano” sulla Rocca; sbaglio?

Tu accenni ad una sorta di “timidezza”, dell’uomo dei nostri tempi; io ribalto la questione e ti domando: esiste un limite alla presunzione umana? Esiste qualcosa che possa considerarsi “già compiuto in sè”, che valga cioè come “compiuta testimonianza” di una verità fosse essa storica o della natura? Qualcosa che, come alcune aree naturalistiche, dovrebbe essere considerata “riserva integrale?
Il nostro Centro storico - unitamente alla sua Cattedrale -, come la Rocca, non dovrebbe essere considerato “monumento compiuto in sè”, testimonianza unica e irripetibile della nostra storia sul nostro ambiente urbano, e dunque, al pari delle “riserve integrali”, “migliorabile” solo nel senso di una continua attenzione storico-scientifica volta a metterne "in luce" i reperti e le evidenze, nonchè, ovviamente, della manutenzione?

Nell’ambito della tua risposta alla 1° delle quattro domande, invece mi ha colpito intanto come alcune forme di argomentazione che circolano in queste settimane siano state da te, con leggerezza - mi sembra -, riprese.
Si argomenta: a Cefalù è successo di tutto e di più, perchè ora scandalizzarsi della posa di un’opera d’arte al Molo?
Si potrebbe contestare che non perchè a Cefalù si sia sempre impunemente compiuto di tutto e di più si debba, solo per questo, continuare a farlo, anche quando si tratti di un’opera d’arte (chi non ricorda ad esempio la “mal digestione” della città delle famose vetrate di Canzoneri al Duomo?).

Ma ciò che più mi colpisce è quando al necessariamente sommario elenco degli scempi:
Cefalù è quotidianamente deturpata dall'incuria, dall'assenza di manutenzione sui monumenti e sugli immobili comunali, da interventi edilizi non autorizzati, dal traffico e dal parcheggio selvaggio ... un maxi schermo pubblicitario vicino ai magazzini del salato di piazza Cristoforo Colombo” ... la vecchia posta e l'area Miccichè... il centro storico ... costellato di cavi elettrici inutili

aggiungi: “ma nessuno si lamenta o protesta" (questo non è giusto che tu lo dica per altri; se vuoi dillo per te).

In effetti è strano che non venga facilmente alla memoria la voce del locale circolo di Legambiente (tranne per il caso area-Miccichè) (almeno per quanto riguarda le ultime presidenze: Castiglia, Ajello, Caliò) - o di Abitando - una voce chiaramente impegnata a denunciare in maniera alta e puntuale gli scempi che sono avvenuti a Cefalù sia sul territorio, che sulla costa (vedi caso Malik), che nel Centro storico.
Ma è ancora più strano che all’attuale Presidente non vengano alla memoria le denunce (tranne che per il maxi-schermo da lui ricordato) che sono state ripetutamente fatte, sicuramente non da me soltanto, su questi temi, sia su donlappanio che sull’altracefalu, in questi ultimi anni.

Di questo che segue non ne abbiamo mai parlato nessuno. Tu cosa ne pensi, trattandosi di un luogo anch'esso "icona di Cefalù"?

Prima

Dopo la "valorizzazione"

-eppure Legambiente “non poteva non sapere” dal momento che questa villa, conosciuta come "quella della Vicari", se non sbaglio è stata venduta alla madre dell’ex sindaco, da una zia di un architetto - uno dei pilastri - della Associazione; ancor singolare appare che - non ricordo se nel 2007 o 2008, proprio questa Associazione faceva una sorta di “blitz” serale/notturno al promontorio della Calura per manifestare affinchè tornasse pubblico e in difesa della sua Torre.
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Comprendo che il dott. Pes - che non è di Cefalù, nè ci vive - confonda coloro che sono stati indifferenti, anche alla “collina della vergogna”, con chi oggi solleva perplessità circa la collocazione della statua, in questione, al Molo, ma l’architetto Caliò conosce bene Cefalù e i suoi personaggi, per cui mi risulta davvero strano come anche lui indugi in questa confusione.
Basterebbe d’altronde che si guardasse intorno per vedere - tra coloro che sono i più convinti sostenitori della soluzione “Molo” (tranne qualche eccezione) - proprio i maggiori esponenti di quelle aree culturali e politiche che quegli scempi hanno negli anni permesso a Cefalù e che - sotto la bandiera politica cosiddetta “del fare” - continuano a perpetrarne e a progettarne altri.

Caro Mauro non può esserti sfuggito che il nucleo forte della opposizione alla collocazione della statua al Molo è costituito proprio da quelle persone che coerentemente da sempre hanno speso la loro voce in difesa del rispetto del territorio, del Centro storico e del suo decoro (sostenitori non "del non fare" - come i primi vorrebbero far credere - ma "del fare meglio" secondo un ordine e delle regole!). Vorrei saper da te quando invece hai avuto modo di verificare altrettanto impegno in personaggi come Corsello, Mangano, lo stesso Calabrese o Greco, Messina, Sideli, Brocato, Barranco.
Caro Mauro, se ti confondi anche tu siamo proprio “a mare”!

(Ma non è, credo, mia solo la impressione che da un certo tempo l’arch. Caliò si dia un gran da fare in una attività che non è fantasioso definire “pro-elettorale”. Una attività sicuramente, per certi aspetti, positiva e in linea a quella funzione "missionaria" che in questi ultimi anni il locale circolo è sembrato volersi dare nei confronti di quella certa area - politico-imprenditoriale - cefaludese del cosiddetto “fare”, dominante nella città. Il ruolo di interlocutore "responsabile" nei confronti delle necessità della "impresa", può indurre però - come si fa con i bambini - ad essere molto indulgenti verso qualche peccato grave in cambio di spesso facili manifestazioni di volontà di conversione. Può accadere così che si distribuiscano “benedizioni e stelline” di compatibilità ambientale a chi soltanto mostri almeno la buona volontà di convertirsi ad una moderna concezione ambientalista dell'impresa turistico-commerciale, affrontando "il sacrifico" almeno di dotare la propria impresa di qualche impianto di illuminazione Led o di produzione di energia solare, o di altri benemeriti ritrovati anti-Co2.)

Infine mi permetto di far rilevare la “incongruità” del paragone tra “uno ... (per quanto “maxi”) ... schermo pubblicitario vicino ai magazzini del salato di piazza Cristoforo Colombo” (fuori dal Centro storico), e un vistoso monumento in una delle ”tre icone più rappresentative (come ricordato dall’ing. Di Paola) dell’immagine di Cefalù nel mondo”.
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Concludo confessandoti di non aver capito un tuo passaggio: “... la collocazione dell'opera, soprattutto se accompagnata da una targa che ne spieghi il significato ai visitatori, potrebbe dar luogo a nuove suggestioni, ...”. Davvero non capisco come la forza di quelle suggestioni possa farsi derivare “soprattutto” da una “targa” e non “soprattutto” da un restauro complessivo del Centro storico e delle sue mura - che ne riporti alla luce la presenza dell’antico -, e da un Progetto veramente culturale complessivo (PRG culturale-turistico lo chiamo io) che faccia perno sull'immenso codice culturale rappresentato dal complesso della Basilica-Cattedrale e dall’impianto urbanistico del Centro storico (per quanto riguarda la presenza ruggeriana a Cefalù), piuttosto che su un “feticcio-statua” e su un progetto culturale-privato che non ci è dato conoscere se non attraverso le dirette parole degli autori.

In effetti, su cosa concorra a “creare le suggestioni di un Mito” o su cosa significhi “distruggerle”, il circolo locale di Legambiente, mi sembra, abbia già dimostrato di avere anch’esso le idee un pò confuse.

-appena entrati in uno "spazio del Mito"

-state vedendo bene: un ripostiglio!


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Sulla “reversibilità” della collocazione della statua, ti riporto le parole in via confidenziale dettemi dall’assessore Patanella: “Una volta che è messa lì, chi è che la muove più, ma ti rendi conto”?

ritratto di Angela Di Francesca

la pietra della discordia?

Credo, voglio credere, -sarebbe triste il contrario- che tutti quelli che hanno espresso un'opinione, favorevole o meno alla collocazione al Molo, lo abbiano fatto in buona fede e nella convinzione di desiderare ciò che è meglio per Cefalù.
In questo caso la diversità di vedute è normale, è frutto di una diversa sensibilità estetica e psicologica, a cui è dovuto rispetto.
L'argomento di cui si discute è molto importante per Cefalù, coinvolgendo uno dei tre luoghi cardine del nostro paesaggio urbano, della nostra cultura e del nostro appeal turistico. E' giusto secondo me affrontarlo col confronto anche serrato ma sempre civile, nella certezza che la passione con cui si difende la propria idea non perderà niente ad essere temperata dall'obiettività e dalla volontà di dialogo. Credo che ridurre la questione a termini per così dire "politici" (la politica è altro), cioè al preteso dualismo tra fare e non fare, immobilismo e modernità, (magari col risultato di scoraggiare chi vorrebbe intervenire ma non vuole ritrovarsi "inquadrato") significhi banalizzarla. Nè possiamo affrettarci, di fronte a una così grande responsabilità per Cefalù e in presenza di dubbi e valutazioni non univoche, verso una conclusione qualunque. Penso che sia importante una pausa di riflessione, vera e attiva, quella riflessione che avrebbe dovuto esserci già prima se ce ne fosse stata la possibilità, riflessione non intesa come inutile temporeggiare ma come momento in cui si riguardano, si chiariscono meglio le proprie idee in rapporto alle questioni che sono emerse, momento in cui ognuno dovrebbe porsi dalla parte dell'altro senza pregiudizi, ascoltandone le ragioni e le argomentazioni, prima di arrivare a porsi nuovamente, alla fine, le domande da cui era partito: il Molo sarà valorizzato dall'Opera o ne sarà snaturato? acquisterà qualcosa in più come bellezza, come motivo di richiamo, o perderà invece qualcosa del suo fascino, della sua identità? Il profilo del paesaggio con la cortina megalitica sarà alterato, e se sì, l'Opera compenserà questa alterazione? Esistono, o no, luoghi che devono restare così come sono perchè hanno raggiunto attraverso gli anni quell'armonia per cui si può dire nei loro confronti, come Goethe riferendosi
all' "attimo",:"Fermati, sei bello?"
E se a questa pausa di riflessione parteciperanno anche persone che, pur non cefaludesi, hanno un legame con la nostra Città, e/o che per prestigio e formazione culturale possono offrire un valido contributo di idee e di opinioni, questo non potrà che essere un fatto positivo.
Ho apprezzato tempo addietro un commento di Gianfranco D'Anna che con equilibrio e serenità suggeriva, oltre a un luogo di posizionamento a mio parere da prendere in considerazione, la possibilità di utilizzare software per visualizzare virtualmente l'opera nella zona del Molo e negli altri luoghi ipotizzati per verificarne l'effetto e l'impatto, basandosi quindi oltre che sull'aspetto, sulle caratteristiche strettamente tecniche quali dimensioni e altezza. Tale metodo suggerito da Gianfranco D'Anna, dato che oggi c'è la possibilità di farlo, forse si dovrebbe usare "di default" in situazioni simili in modo che chi sceglie e autorizza un luogo possa rendersi conto più realisticamente dell'effetto, rispetto al leggere le dimensioni sulla carta.
Una statua non si può spostare come un soprammobile per vedere dove sta meglio, e i lavori da fare sul posto per l'ancoraggio di essa penso rendano di fatto non praticabile l'idea di cambiarle posto anche se ci si accorgesse che "non ci sta bene", perciò l'idea di D'Anna, ripresa anche da altri, mi sembra positiva.
La dialettica, il confronto leale e sereno sono la più alta forma di democrazia.
E, per citare Ruggero...:), così scrive di lui Ugo Falcando, "Tutte le volte che si veniva ad esaminare gli affari di maggiore importanza, raccolta la corte non si faceva vergogna di ascoltare prima i pareri dei singoli per poter scegliere il migliore".

ritratto di Gianfranco D Anna

Gentile Sig.ra Di Francesca

Gentile Sig.ra Di Francesca

anzitutto, la ringrazio per l’apprezzamento e per l’attenzione mostrata per i miei interventi e commenti.

Lei sa, per esserci confrontati su questo blog, che io sono favorevole alla collocazione della Pietra della Memoria al Molo, soprattutto dopo che questa scultura sembra essersi “ridimensionata” dai 5,75 m. di altezza indicati nell’articolo di Pino Lo Presti “Un Evento che resterà nella memoria - La Pietra della Memoria” - «Altezza totale mt. 5,75 comprensiva dei 60 cm di plinto.» - ai 4,60 m. indicati sul sito che riguarda l'opera www.ruggero-cefalu.net, alla sezione "domande ricorrenti" - «Il gruppo scultoreo è alto 4 metri e verrà posizionato su un basamento di 60 centimetri, per un totale quindi di 4,6 m., per l'esattezza.» (http://www.laltracefalu.it/node/3848#comment-2397) - e, con questo, non voglio certamente dire che un’opera si “valuta” a metri ma è ovvio che al variare delle dimensione di un manufatto, delle sue proporzioni variano le relazioni che si generano, che si instaurano tra esso ed il luogo, con i suoi elementi, in cui l’opera si inserisce - ma sono d’accordo con Lei quando scrive «Penso che sia importante una pausa di riflessione, vera e attiva, quella riflessione che avrebbe dovuto esserci già prima se ce ne fosse stata la possibilità, riflessione non intesa come inutile temporeggiare ma come momento in cui si riguardano, si chiariscono meglio le proprie idee in rapporto alle questioni che sono emerse, momento in cui ognuno dovrebbe porsi dalla parte dell'altro senza pregiudizi, ascoltandone le ragioni e le argomentazioni, prima di arrivare a porsi nuovamente, alla fine, le domande da cui era partito: il Molo sarà valorizzato dall'Opera o ne sarà snaturato? acquisterà qualcosa in più come bellezza, come motivo di richiamo, o perderà invece qualcosa del suo fascino, della sua identità? Il profilo del paesaggio con la cortina megalitica sarà alterato, e se sì, l'Opera compenserà questa alterazione? Esistono, o no, luoghi che devono restare così come sono perché hanno raggiunto attraverso gli anni quell'armonia per cui si può dire nei loro confronti, come Goethe riferendosi
all' "attimo":"Fermati, sei bello?"».
Con il mio intervento “Una terza ipotesi per la Pietra della Memoria” (http://www.laltracefalu.it/node/3815) ho voluto fare proprio quello che Lei suggerisce: ho abbandonato la mia idea, mi sono staccato dalle mie suggestioni, dai miei pre-giudizi per valutare, nel modo più oggettivo e distaccato possibile, le idee, le posizioni altrui al fine di decidere - sempre secondo un mio giudizio personale ma, questa volta, arricchito dal confronto - se ritenere la propria idea ancora migliore, se, invece, l’idea altrui è condivisibile o se - come ho voluto fare io – proporre una nuova idea, una terza ipotesi, diversa dalle precedenti, sulla quale instaurare un nuovo incontro-confronto.

ritratto di Pino Lo Presti

Certamente anch’io

- come tanti (penso) - non sono perfetto, dunque soggetto ad “agguati” emotivi che talvolta sbilanciano rispetto ai parametri della correttezza.

Ho letto e riletto molte volte quanto ho scritto ieri sera.
Alcune considerazioni non erano necessarie alla essenziale esposizione delle idee, e , come sempre, ciò che non è necessario induce a sbagliare e a far sbagliare gli altri.

Ciò che , mi rendo conto, è giusto subito precisare è che non penso affatto che nè Mauro Calìo ne il locale circolo di Legambiente “vendano certificati di compatibilità” (di qualsiasi natura e benchè meno ambientali) in cambio di commesse o incarichi pubblici o privati, o altro di venale. Se dei miei “passaggi” hanno indotto ad una errata lettura, in tal senso, dei fatti e delle persone in questione, me ne scuso sinceramente e pubblicamente.

Devo confessare altresì la mia rabbia e la mia delusione, del tutto personale, nei confronti di una “dirigenza” dell’ambientalismo locale che, a mio avviso, disattende le attese che per il prestigio della siglia “Legambiente”, naturalmente, molti qui - specie a Cefalù - nutriamo nei suoi confronti.

ritratto di Mauro Caliò

Risposte a Pino Lo Presti

Caro Pino,
cerco di rispondere, purtroppo con un po' di ritardo, alle tue domande, partendo dal presupposto che anche se a volte i confronti nascono da posizioni iniziali differenti, ciò che ne nasce non può comunque che essere costruttivo e contribuire a migliorare i risultati e la nostra conoscenza reciproca. Premetto inoltre che mi fa piacere che tu condivida le ultime due risposte da me date a Cefalunews perché mi lascia intendere che condividi con me la necessità di un sempre più ampio coinvolgimento dei cittadini nell'amministrazione della città.

Per quanto riguarda l'esistenza di luoghi che dovrebbero essere considerati “compiuti in se” come “riserva integrale”, ti dico certamente si. Dipende però molto dall'equilibrio tra natura ed intervento umano e da quanto il secondo andrebbe a discapito del primo, sia in termini diretti che indiretti.
Cerco di fare un esempio. La Rocca è sicuramente un bene da tutelare con la massima attenzione perché presenta un delicato equilibrio tra “natura” e “costruito”, che sarebbe verosimilmente compromesso da ulteriori interventi umani, salvo che si tratti di piccoli interventi che ne consentano la fruizione in piena sicurezza. Equilibrio che sarebbe anche turbato da una frequentazione più massiccia, quale potrebbe essere quella dovuta alla realizzazione di un ascensore a doppia cabina, al quale sono personalmente contrario. Certamente non ritengo che i rastrelli utilizzati dai volontari del Circolo Legambiente per tenere puliti i sentieri o i sacchi di rifiuti in attesa di portarli via alla fine della giornata possano costituire danno permanente alla Rocca; sicuramente se fossi stato presente in quelle occasioni avrei suggerito di tenerli entrambi meno in vista.
Credo che comunque tale forma di conservazione sia più difficile pensare in un centro storico, che di per se è già frutto di stratificazioni di interventi umani. Ma questa è una diatriba da sempre accesa nel mondo dell'architettura e del restauro. Cosa merita di essere conservato e cosa invece, ritenuta “superfetazione”, deve essere eliminato? Fino a che anno, tornando indietro nella storia, gli interventi dell'uomo erano qualificanti? Questo vale ad esempio per la marina, dove si sono succedute nel tempo le varie fasi di stratificazione dell'abitato, la costruzione del molo, i vari interventi di recupero, l'avvento delle auto, l'apertura di attività commerciali nelle vicinanze e così via. Tengo però a precisare che la mia opinione favorevole alla collocazione della statua al molo non è assolutamente collegata al fatto che a Cefalù si siano compiuti “altri” scempi, bensì al fatto che, secondo me - ma anche secondo altri, vi starebbe bene.

Per quanto riguarda la mia affermazione che sul resto nessuno abbia protestato, non ho nessun problema ad ammettere di essere il primo della lista. Ritengo non basti, infatti, denunciare qualcosa con un articolo o con delle foto, ma che a ciò debba seguire una forte protesta se nessuno interviene, nonostante le sollecitazioni. Con la mia affermazione intendevo inoltre far notare che su altri argomenti non si è riusciti a far durare così a lungo una discussione. A riprova del fatto che era una generalizzazione che escludeva evidentemente gli sporadici casi di denuncia, guarda caso mi sarei dimenticato della denuncia costata all'allora presidente del circolo, per lo striscione “abbattiamolo” affisso sulla struttura della cosiddetta “area Miccichè”.

Per quanto riguarda il mio pensiero sulla casa della Caldura che pare appartenere alla madre del senatore Vicari, non c'è bisogno del tramite dell'architetto socio di Legambiente per esserne a conoscenza. Credo che di tale costruzione, e del fatto che dalle foto che tu pubblichi sembrano apparire delle differenze rispetto alla preesistenza, siano informati più o meno tutti, comprese le Forze dell'Ordine. Se volessimo entrare nel merito dell'intervento, potrei anche dirti che è stato eseguito con un certo criterio, al punto tale da essere paradossalmente meno visibile di prima ma è ovvio che trattandosi di una zona di inedificabilità assoluta, bisogna prima di tutto garantire il rispetto della legge.

Vorrei comunque far notare che Legambiente non è un'associazione di polizia e che per certi tipi di controllo sul territorio ci siano organismi istituzionalmente competenti. L'associazione ha tra i principali obbiettivi quello della tutela dell'ambiente a 360 gradi, alla quale tutti possono prendere parte, anche da semplici cittadini “ambientalisti”, con le migliaia di azioni quotidiane che si compiono, dall'aprire un rubinetto con parsimonia, alla raccolta differenziata, ad un corretto uso dell'energia e chi più ne ha più ne metta.

Ti confermo pienamente la mia intenzione – mai nascosta – di contribuire attivamente alla vita della città e che per farlo mi piacerebbe essere protagonista del futuro scenario politico, qualora i miei concittadini vogliano tentare di darmi questa fiducia.
Pregherei però di scindere tutto questo dal ruolo che rivesto in associazioni che non nascono per fare politica. Confermo infatti che nessuna azione intrapresa in tali vesti ha come fine quello di mettere ipoteche su possibili simpatie elettorali.
Non sono per nulla confuso sulle persone con cui condivido idee o punti di vista; credo semplicemente che le appartenenze non siano assolute e che si possa essere d'accordo talvolta con una persona o con un determinato gruppo e talvolta con altri.
Le azioni da me intraprese hanno avuto sempre, come obbiettivo, quello di dialogare con tutti, non per essere indulgenti ma al limite per trovare dei punti di partenza comuni ed accettabili dai quali tendere sempre al meglio.

Avviandomi a concludere, vorrei essere più chiaro su uno dei miei passaggi che dici di non aver capito. E' indubbio che non può essere una targa a dar luogo a nuove suggestioni o a migliorare l'inserimento di un'opera in un luogo, ma è sicuramente fondamentale per consentire di capire a chi non è del luogo. Ad esempio penso che se sotto ogni vetrata di Canzoneri ci fosse una spiegazione sarebbe più semplice apprezzarne il significato e la collocazione.
E' ovvio che tutto il contesto trarrebbe più giovamento da un recupero di tutto il centro storico, sia in termini di decoro che di rilancio culturale, per il quale non vedo nulla di male se alcune idee di sviluppo (perché in questo consiste di fondo il “progetto” di cui si parla), arrivino da parte di “privati”, che sicuramente non metteranno il “Copyright” su Cefalù; ma su questo progetto sarebbe bene aprire un confronto a parte.

Apprezzo infine il tuo commento inserito successivamente nel quale precisi di non pensare che io o il circolo potremmo “vendere” qualcosa in cambio di commesse o incarichi.
In effetti era un passaggio un po' infelice del tuo intervento ma nemmeno io credo che tu lo pensassi; in ogni caso ritengo che le persone e le realtà associative locali siano conosciute ed apprezzate per ciò che sono e ciò che fanno nel tempo e che questo sia più che sufficiente per consentire a chi osserva dall'esterno di valutarne l'integrità.

Per quanto riguarda la tua delusione nei confronti di una “dirigenza” che disattende le tue – e di molti altri – aspettative, colgo la palla al balzo per comunicare che è in corso il tesseramento per il 2011 e che il modo migliore per garantire ad un'associazione di lavorare proficuamente, consentendo anche un benefico rinnovamento delle “dirigenze”, sia quello di farne parte in tanti. Confermo fin d'ora che sarò ben lieto di cedere l'incarico ad un presidente che sappia rappresentare meglio di me, ed in maniera più attiva, gli obbiettivi statutari dell'associazione e le aspettative di soci e simpatizzanti.
Per adesioni al circolo potete contattarmi alla mail: archidueci@libero.it

Mauro Caliò