Su “Cos’è un Monumento” - Cattedrale 26 febbraio 2011

ritratto di Pino Lo Presti

Versione stampabile

Lectio Magistralis” di Monsignor Crispino Valenziano

(la registrazione, data l’acustica, non ci ha permesso di distinguere con esattezza tutte le parole)

(In apertura all’Incontro, la “Toccata su Victimae Paschali” di Antonio De Caberon (1510-1566) del “Secuencia Dic Nobis Maria” da Giuseppe Liberto (1943) .

Domani notte, tra il 27 e il 28, sono 857 anni, dal febbraio 1154, dalla morte di re Ruggero.

Il 10 giugno prossimo venturo saranno 880 anni dalla fondazione di questa sua incompiuta.
Dicevano i nostri antichi “il movimento si accelera verso la fine”: verso la fine di certe date di certe occorrenze.

L’accelerazione, in questo fine centenario - tra vent’anni esatti dunque saranno nove secoli che questa nostra Cattedrale esiste -, l’accelerazione tutt’altro che casualmente influita dal Vescovo, Monsignor Manzella (perché questa Cattedrale, questa Basilica, questa “incompiuta” ritorni in tutta, tutta la sua bellezza, e in tutta, tutta la manifestazione della sua bellezza), è la coincidenza opportuna perché noi questa sera ri-andiamo al nostro re, ad uno dei suoi capolavori, ad uno dei suoi doni regali.
Mentre tutto ciò ci fa ben auspicare dunque per l’immediato - speriamo proprio immediato futuro (senza dimenticare quello che da vent’anni, da trent’anni, da quarant’anni, e soprattutto, innanzitutto - dal 1903 in poi - questa Cattedrale ha realizzato) -, intanto ci si offre perciò l’occasione di riprendere le nostre già - “nostre cefaludesi” intendo dire - già periodiche ”conversazioni sul nostro Duomo e i suoi tesori”.

Mi fermerò su due punti.

Il primo è: cosa è un Ambone? E, il secondo: quale è la qualità o, forse - anzi certamente -, quali sono “le qualità" di “questo” Ambone?

Primo punto: cosa è un Ambone.
La parola ha diverse etimologie: in latino, la nostra, ma anche in greco - perché l’ambone è tanto occidentale quanto orientale -. In quella latina “ambone” probabilissimamente viene da “ambio”, che vuol dire “cippo”, perché la sua parte più bella, più interessante è quella che circonda la “Parola di Dio” e chi la proclama: ambo!
E, in questo, dobbiamo rifarci a un profeta, ad una situazione profetica: una tribuna elevata di legno, quella prima, che risale - che si fa risalire - all’ ...(Emira?), quando, dopo l’esilio, il popolo si riunisce tutto quanto per riascoltare, finalmente, - piangendo di dolore e gioiendo di letizia - la Parola di Dio tutta quanta.
Ma quando ci domandiamo, quando ci interroghiamo su una qualsiasi opera dal nostro culto, noi dobbiamo chiederci, per orientarci, due cose (e purtroppo non sempre capita così e quindi non sempre si coglie “cosa è” quell’ opera): primo quale è la sua funzione, secondo quale la sua struttura; perché niente, nella Chiesa, si ha - che abbia una funzione - senza che abbia un suo significato simbolico. Così l’Ambone ha la “funzione amplificativa” della Voce e la “struttura simbolica” della Pasqua: mi spiego.

Funzione amplificativa della Voce ” è chiaro: io oggi ho questo (il microfono); non abbiamo più bisogno dell’amplificazione - dal punto di vista della “funzione” non serve più - perché vedremo come fungeva l’Ambone ad una funzione di questo tipo.
Oggi, la sua funzione è finita ma non è finita la sua “ struttura simbolica ”, perché? Per “amplificare la Voce” costruivano certe cose - vedremo come - facendo in modo che questa costruzione “significasse” profondamente il senso di quella Parola, che quella struttura “amplificava”.
Questo (il microfono), questa è una “funzione”, sola funzione. Questo (l’Ambone) svolgeva, come poteva, a questa analoga funzione ma, insieme, diceva: svolgo questa funzione perché “significa” ... cosa significava lo vedremo.

Di Amboni si parla già dal secolo quarto, appena appena dopo l’editto di Costantino. Abbiamo notizia di un Ambone di Cartagine - che stava su colonne come questo nostro (perché non tutti stanno su colonne) -, di un Ambone di Costantinopoli, del secolo quinto - che aveva una doppia ... (scatola?), detto l’Ambone di Giovanni Crisostomo -, e ne esiste uno di Tessalonica ad esedra, con i Magi.

Questi Amboni ci ricordano dunque e ci riportano ai primi significati attribuiti, e ciascuno di loro, con la loro diversità ne sottolinea l’uno o l’altro aspetto, come prima dicevo. Inoltre l’Ambone ha pure un suo Martire (come tutto ciò che si rispetta nella Chiesa). Il Martire dell’Ambone è un cantore anonimo (non lo sappiamo il nome) che, mentre era salito lassù per intonare l’Alleluia, durante la celebrazione eucaristica, fu colpito da una freccia da un, non sappiamo chi, un vandalo, in Africa, durante la persecuzione dei Vandali (dunque siamo nel secolo V°), così come l’Evangeliario (che, come è stato ricordato, è il libro proprio dell’Ambone) ha un suo martire - e questo è siciliano, di Catania - il diacono Euplo, martirizzato sotto Diocleziano.

Quindi, come vedete, andiamo accostando cose che aprono orizzonti, per la verità, molto ampi!

A Pasqua del 1971 (io ero diventato canonico archivista appena appena), ritrovai, nel nostro archivio capitolare, quattro fogli di pergamena di un Codice del secolo IX° - precedente dunque la nostra Cattedrale -, e lì c’era uno scritto di un Patriarca Costantinopolitano, Germano di Costantinopoli.
In quel Codice, tra l’altro, (in quei fogli che erano stati staccati) c’è scritto che “ l’Ambone è il luogo che è memoria della resurrezione del Cristo ”, e, in quella Pasqua, io fui colpito da questa cosa e mi dissi - il Concilio era finito da non molto -: ma come mai allora nel nuovo Messale, di un anno prima - nel 1970 - di Paolo VI°, sì “consiglia” un Ambone?

Gli amboni sono stati tutti smontati, come il nostro, alla fine del cinquecento. Smontati perché non servivano più, per altro verso (non perché c’erano questi (microfoni); non servivano più perché non c’erano più i Codici, non si capiva più il latino: per diversi motivi furono smontati quasi tutti.

Poi sono stati, in parte, rimontati.
Il primo è stato rimontato a Pisa nel 1926 (quindi, dico: non siamo tra gli ultimi, ma insomma, speriamo di non essere proprio gli ultimi a rimontarlo)!
Allora mi sono detto: ma perché non c’è scritto in questo Messale non “si consiglia” ma “si pretende” che siano ricostruiti gli Amboni?
E siccome allora cominciavo a muovermi in un certo ambiente, domandai a qualcuno (anche che mi era stato a suo tempo professore, direttore mio a Roma, quando ero stato studente, padre ... (Pugnini?), che era diventato Vescovo, il Vescovo che era responsabile, il primo, della Riforma) e gli chiesi: ma perché? E mi ha detto: molto semplice, perché non si sa bene cosa è l’Ambone.

Pensa che quando nel 1926, il cardinale Maffi ha fatto rimontare a Pisa quello già smontato all’inizio del seicento (il nostro lo fu poco dopo) hanno detto: lo rimontiamo questo monumento ma non sappiamo cos’è; serviva per i cantori, serviva per qualche altra cosa? Ma per i cantori è troppo poco, e poi perché doveva essere distante dall’organo?
Hanno rimontato il monumento senza sapere in fondo cos’era!
Difatti hanno commesso diversi errori che poi, guarda caso, non è toccato a me ma hanno chiamato pure me non per “aiutarlo a ricostruire” nel 1926 ma “a rivederlo dopo” averlo già ricostruito. E cominciai a studiare.
Il volume più recente che io, nel 1981 ho trovato, sugli Amboni risaliva al 1670 (di un certo Catalani, calabrese). Poi non se n’era parlato più.

- Così, a poco a poco, mi sono accorto che un’Ambone è: primo, un “Monumento” .
Cosa vuol dire “Monumento” (una parola che noi usiamo molto spesso)?

Pure questa una parola latina; viene dal latino “moneo”, ammonisco! Un Monumento è un Ammonimento . Noi lo facciamo a volte per magnificare questo o quell’altro ma non si magnifica nessuno senza scopo, magnifichiamo qualcuno perché ci è da ammonimento, o ci sia da ammonimento: perciò “Monumento”!
Ed è Monumento del Sepolcro vuoto . Perché, quando Cristo risorge, lì ogni Parola di Dio, rivelata prima e rivelata dopo - perché ci sarà anche una Parola rivelata dopo la Resurrezione -, “dal Sepolcro vuoto” acquista un altro “tono”, del tutto “altro”! Tant’è vero che laddove il “Monumento vuoto” c’è realmente, cioè a Gerusalemme, all’Anàstasi, quella è l’unica chiesa che non ha mai avuto un Ambone. Perché andare a costruire un simbolo-ambone, un simbolo del Sepolcro vuoto “dove c’è” il Sepolcro vuoto?
Difatti a Gerusalemme, all’Anàstasi, al Santo sepolcro cioè, anche adesso non si usano neppure i microfoni (chi sente sente, chi non sente non sente). E lì, non i diaconi, non i presbiteri, non altri legge il Vangelo ma sempre e solo il Vescovo il quale va al Sepolcro vuoto - sulla Lastra lì trova l’Evangeliario, lo prende - va sulla porta e lo legge, punto!
Noi invece ..., perché noi “simbolizziamo”; vogliamo dire “attenti” quello che ora arriva viene dal Sepolcro vuoto, stai attento! Non viene da un’altra parte, stacci attento, misura bene; tu che leggi, tu che proclami “misura bene” ... perché tu stai dicendo “Cristo è risorto”! E “se Cristo non è risorto” - dice Paolo - “vana è la nostra fede”.
Allora, siccome la nostra fede si fonda sulla Parola di Dio, ecco perché deve venire dal Sepolcro vuoto, perché “Parola che si fonda” sulla Resurrezione “che fonda” la nostra fede!

2° - secondo, un Monumento “unico”.
Non ci possono essere due Amboni in una chiesa. Unico come l’altare. Perché? Perché l’altare - il luogo dell’ultima cena, della mensa - è insieme la croce del Calvario, del suo sacrificio. E questo è uno! Non puoi fare due simboli, ma uno, se nò ... il simbolo non significa bene Più!

3° - terzo, un Monumento unico “orientato”.
L’Ambone, all’inizio, stava al centro - dove c’è il Vescovo in questo momento (sempre però “a cerniera” tra l’Aula, dove sta l’Assemblea, e, poi, dove si va verso l’altare). Perché?
Perché questo è il punto di riferimento, l’Ambone, la “Parola” per tutti noi; perché a noi ci riunisce la Parola, senza la Parola non ci riuniremmo. È la Parola che ci mette insieme. È lo Spirito che parla che ci mette insieme. E, quindi, sta “a cerniera” tra l’Assemblea e l’Altare.
Noi prendiamo l’Ambone dall’altare e lo portiamo “verso”.... la centralità. ... per mia conoscenza uno solo è rimasto al suo posto al centro, e sta a Santa Maria di Kalambaka che è una Cattedrale piccolina, in Tessaglia, in Grecia, posta ai piedi del Monastero delle Meteore.
La nostra Cattedrale è orientata.
Lì c’è l’est - dove sorge il sole -, lì, l’ovest - dove tramonta -, il sud - dove la luce raggiunge il massimo a mezzogiorno -, il Nord - dove dominano le tenebre -.
L’orientamento della Parola di Dio è lo stesso dell’orientamento della luce!
Difatti l’Evangeliario dall’est va verso mezzogiorno; da lì, chi legge, proclama, si rivolge (non così come stiamo facendo noi adesso ma), come quell’aquila, da sud verso nord. Il discorso è simbolico perché questa luce che nasce, arriva e viene qui, come “luce massima” si rivolge alle “tenebre massime”. Quindi orientato, come la luce, ma come la luce si muove: est, sud, ovest, Nord!

4° - quarto, Monumento unico orientato “alto” !
Il nostro è alto 5 m complessivamente.

....È difatti gli orientali chiamano “pirgus”, donde “pergamo”, da cui poi “pulpito”.
“Pirgus” vuol dire “torre”! L’ambone è una torre!
L’ambone di San Pietro, inesistente, aveva questa scritta “Le parole risuonino dall’alto come tuoni”. E Papa Innocenzo III° (che ha fatto un commento alla Chiesa, alla sua struttura, a tutte queste cose) ha detto che questo è fatto per obbedire a Gesù il quale ha detto ai suoi discepoli: “Quello che vi dico all’orecchio predicatolo sui tetti”.
Questo ci basta per orientarci. L’ambone è questo: “monumento, unico, alto e orientato” !
_______________________________________

(Di questa seconda parte della Lezione di Mons. Valenziano, riportiamo solo alcuni passaggi (ma sempre nella loro sequenza temporale), a nostro avviso, più “significativi” rispetto ad altri più descrittivi benchè ricchi di preziosi particolari ).

Per connotare storicamente il nostro Ambone dobbiamo situarlo tra gli altri Amboni d’Italia. In piedi ce ne sono un 120.
Intanto abbiamo in Italia gli Amboni arcaici; i più antichi sono quelli di Ravenna del quinto secolo (ce ne sono sei), poi c’è quello di Milano, a Sant’Ambrogio, poi ce n’è uno del nono secolo a Castel Sant’Elia, presso Nemi, presso Viterbo.
Nel secondo millennio poi ci sono gli amboni lombardi che “scendono” sino al Roma attraverso la Toscana, l’Abruzzo, il Molise. Poi ci sono quelli pugliesi, tutti scolpiti, non hanno mosaici. Poi ci sono quelli pisani (gli ultimi costruiti in Italia) e sono quattro, di Giovanni e Andrea Pisano, tutti scolpiti pure questi.
Poi ci sono quelli “non scultorei” ma “musivi”, quelli cioè trattati con mosaici.
Occorre però distinguere tra quelli Cosmateschi - che sono la generalità - e quelli Costantinopolitani-cassinesi .

A cavallo dell’inizio del secondo millennio, un Abbate - di nome Desiderio, di Cassino - “desiderò con grande desiderio“ di inviare a Costantinopoli per riportare verso occidente certi moduli di trattare i pavimenti. Fu così che si introdusse in Italia, Monte Cassino, questo tipo d’arte dei mosaici geometrici per pavimenti.
I primi che lo ricavano dai monaci cassinesi sono i normanni. Prima dei normanni nessuno ha mai usato mosaici sugli amboni: di questo tipo, di tipo cassinese.
Un ambone Cassinese-Costantinopolitano-Normanno arriva dunque da Sessaurunca in Santa Maria in cosmedin, a Roma, dove i Cosmati apprendono l’arte, la usano e la sviluppano. Ma questi, nostri, non sono “cosmateschi”, bensì quelli che hanno generato i “cosmateschi”.

I candelabri .
Usati solo in Occidente, sono di due tipi: “ad albero” (Cappella Palatina), o “a colonna” come questo nostro o come quello di S. Paolo fuori le Mura. Perchè solo noi (in Occidente) cantiamo, nella notte di Pasqua, l’ “Esulte”. Quel candelabro è una traduzione figurativa dell’ “Esulte”!

In questa Cattedrale ci sono diverse cose delle quali possiamo e dobbiamo dire: la prima volta ! Per esempio il Cristo Pantocrator che dalla cupola va a finire alla conca absidale, a Cefalù, è per la prima volta ! Quando vedete davanti al Pantocrator quella volta costolonata con i serafini e i cherubini, prima del gotico - perché questo accade attorno al 1140 -, è per la prima volta !
Per la prima volta , nell’Ambone di Cefalù, le Lastre delle logge sono di tipo “tipologico”.
Questo si chiama “quincus”, a cinque ruote - legate da nastri molto adornati - che significano qualcosa. Subito dopo “il tipo” sarà ripreso a Salerno.

L’Ambone nostro di Cefalù nasce negli anni ‘40 del secolo XII°, 1140/8, nel mezzo tra quello della Palatina (anni ’30), e quello di Salerno (anni ‘60/’70) che riprende da noi “il tipo” di queste lastre mosaicate “a quincus”.

Basta questo per fare di questo Monumento un qualcosa di attrazione europea e più ancora! Perché nella storia, nella storia dell’arte questo Monumento - facendo le debite proporzioni a favore di questo - sta come stanno gli amboni dei Pisano alla storia degli Amboni nel mondo.

L’Ambone di re Ruggero non è “un” Ambone, questo Ambone è, per due cose, “prototipo” di una tipologia di amboni .

La nostra vicenda .
Nel ‘71 iniziamo la nostra ricerca. Abbiamo trovato intorno al 95% dei pezzi (non è cosa da poco)! Gli studi si sono intensificati a partire dal 1981 in occasione dell’850º anniversario della Cattedrale. Nel 1986, finalmente si arriva ad un Progetto, elaborato dall’architetto Culotta - d’accordo con la Sovrintendenza - sul quale (limato per diverse cose) si è continuato a lavorare. Cosicché - sempre d’accordo con la Sovrintendenza -, i circa duecento pezzi, a partire dal 1996, sono stati tutti restaurati.

E, santo cielo, quanto dobbiamo aspettare ancora ... duecento pezzi ne abbiamo ritrovati (una ricerca molto difficile, complessa nei vari percorsi).

La lettura .
Qui, sono i canonici regolari della regola di Sant’Agostino - secondo la mia lettura - che ebbero molta, molta influenza su diverse cose. E, secondo me, chi ha influito qui è stato il Maestro di Sant’Agostino, quello che Agostino chiamava “il Padre Ambrogio”, e Ugo di San Vittore, che è uno di questi canonici francesi del 1100 - contemporaneo di Ruggero -, il quale fu da guida anche nella impostazione dei nostri mosaici, oltre che di questo Ambone. Sono questi, che bisogna leggere, studiare a fondo: Sant’Ambrogio e Ugo, per capire qual è il senso teologico, biblico, liturgico di questo Ambone.

Gli Amboni normanni di Sicilia e gli Amboni normanni di Provenza, al sud della Francia, sono gli unici Amboni al mondo che hanno nel piano terreno, sotto la Loggia, il Battistero.

Chi è la famiglia dei leoni ? Sono l’emblema della tribù di Giuda di cui noi siamo gli eredi nel Nuovo Testamento. Cristo è nato dalla tribù di Giuda. Nell’apocalisse di lui si dice “Ha vinto il Leone della tribù di Giuda”. Il Leone, padre, sta ascoltando quanto viene dall’Aquila-leggìo da cui sarà proclamato il Vangelo. Mentre la Leonessa-madre guarda l’Assemblea: i 4 figli; 2 sono fermi e 2 in movimento (lo si vede dalla coda se attorcigliata o meno). Sono fermi quelli che già hanno ricevuto il battesimo - e adesso guardano all’Assemblea - gli altri due ancora invece vanno verso la luce. Fra le diverse distanze fra i leoni e le dimensioni di alcune colonne c’è una relazione che, a sua volta, richiama ad altri significati ...

Vorrei soltanto darvi degli elementi di curiosità per entusiasmarvi per il nostro Duomo. Di questo Monumento bisognerebbe essere entusiasti davvero perché vale la pena. Ruggero ci ha lasciato un segno di fede e di speranza, e di arte, enorme, regale !

Questo Ambone si regge su sette colonne , 3 + 3, e una in mezzo.

La scala .
Sta scritto nel libro ”Proverbia”, capitolo IX°, che la Sapienza si è edificata una Casa, ha scavato sette colonne e l’ha impiantata su esse; da lì dà il suo Insegnamento.
Tutto il nostro Ambone è lavorato sul “7 + 1”: 7 colonne +1 candelabro, sette lastre (intorno) +1 (che sta nelle scale); vuol dire: la Casa della Sapienza che si unisce (+1) formando l’8, la Pasqua! Questo “gioco” è di estremo interesse. Ogni elemento della scala è di estremo interesse simbolico.

Infine le Logge, tre , quella di passaggio è il Salmo rituale, poi viene una rettangolare; le prime due per l’Antico Testamento e per il Nuovo (che non siano i Vangeli), poi (la terza), quella quadrata, è quella del Vangelo.

Nel tempo la Consacrazione degli Imperatori equivaleva (a tutt’oggi nel mondo ne persiste solo un esempio: quello del re d’Inghilterra) ad una ordinazione “diaconale”; per cui il re, o anche la regina, proclamavano il Vangelo.
Di Ruggero sappiamo che ha proclamato il Vangelo alla Palatina.
Però qui si conservano i resti di una sua “dalmatica” (che è quello che indossa il Diacono) e i resti di una sua Stola; quindi vuol dire che qui, almeno qualche volta, si dovette vestire. Pensate quindi come anche questa Loggia poté ospitare il re che veniva ad annunciare.

Ora dobbiamo parlare della “Tipologia” .

C’è un luogo comune che parla di “Bibblia pauperum”, la Bibbia dei “poveri” (di quelli che “mancano” di qualcosa) come per esempio è nei mosaici di Monreale dove c’è una esposizione di tutta la Sacra Scrittura. “Sprovveduti” non significa quelli che non sapevano leggere; “sprovveduti” si intende “di cose più profonde”, relativamente alla Scrittura. Da questo punto di vista, siamo tutti “sprovveduti” davanti alla Scrittura.

La Tipologia è la cosa più importante di cui siamo “sprovveduti”!
I Padri: Ambrogio, Ugo di San Vittore e altri, hanno detto: “Il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico. L’Antico Testamento si rivela nel Nuovo”.

Tipologia” cos’è ?
È prendere un episodio, un qualcosa dell’Antico Testamento e cercare di capire come è “tipo”. Faccio un esempio, Gesù ha detto: ”Come Giona stette tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo starà tre giorni e tre notti nel grembo della terra”.
Ecco un “Tipo”: Giona diventa “tipo” della Resurrezione.
Cioè quel che “in Giona” non si “vede”, ecco che si vede nella Resurrezione. Questo si chiama “Tipologia”.
Le lastre “quincus” sono, come vi ho detto, “tipologiche”.
Intanto, pensiamo una cosa (e questa è tipica di Cefalù): l’unione della base della Sapienza con il blocco della Resurrezione è “tipologico”: “il Sepolcro del Signore è nascosto nella Casa della Sapienza ma la Casa della Sapienza, nel Sepolcro del Signore, si rivela quel che è”! Ecco un “Tipo” già nel Monumento stesso.
Il nostro Monumento - ecco un’altra caratteristica del nostro ambone ruggeriano - è tutto “Tipologico” .

(Passa poi a illustrare, ad esempio, le varie scritte - riportate nella guida distribuita ai presenti)

... della Lastra Quincus: P = Profeta, S = Profezia, Libro della Sapienza, A = Anti-tipo cioè il Nuovo Testamento, T1 = tipo prima di Mosé, T2 = dopo Mosé. Così si costruisce la “Bibblia pauperum”, a “C”; in mezzo la Rivelazione del Nuovo Testamento, etc... E’ la tipologia “Maria Maddalena” che va per prima al Sepolcro ma non vi entra: “apostola apostolorum”.
Il “Ludus”, che ora sentirete, ne è il racconto.

Vedete, allora, cosa diventa “la lettura” di un Monumento di questo tipo. Quando si vede soltanto “come colore”, “come forma”, cosa si è colto? Sì e nò la funzione ma non certo la struttura simbolica .

Cos’è un “ludus” ?
Vuol dire gioco, giocare un fatto, un enigma: questa tipologia!
Il “Liber cantus chori” è stato scritto negli anni ‘30 (XII° secolo) ed è un libro normanno in uso per le chiese di Sicilia. Ed è, ora, Maria che canta!
Quando faremo qui questo brevissimo Ludus, voi pensate che qui stiamo “giocando il gioco” della Risurrezione del Signore !

__________________________________________________
La voce che ci ha guidato tra i vari momenti di questo Incontro (mi dispiace non saperne il nome)(don Domenico Messina, direttore dell'Ufficio liturgico
della diocesi di Cefalù, maestro cerimoniere e parroco di S. Agata alla Kalura).

Segue dunque ora il Ludus Resurrectionis all’Ambone secondo l’uso normanno.
Questo brano che ascolteremo è tratto dal “Liber cantus chori”, manoscritto composto a Palermo negli anni ‘30 del XII° secolo e, poi da Filippo V°, trasferito a Madrid dove attualmente si trova nella Biblioteca nazionale di Madrid, nella sezione V°, nella collocazione 20, punto 4.

Così come già Valenziano annunziava e spiegava, è il canto della Resurrezione - dalla prospettiva di Maria di Magdala, Maria Maddalena -; il cronista occupa il posto del salmista. Il salmista, così come c’è stato illustrato, stava su in alto, mentre in basso ci sta il cronista che dialogherà con i cristiani e con Maria di Magdala, collocata sotto la Loggia del Vangelo, la Loggia dell’Aquila.

Coloro che sono soliti sia cantare, che seguire, o ascoltare la sequenza di Pasqua “Victimae Paschali Laudes” si accorgeranno che ci saranno delle variazioni sia musicali che testuali; né quelle musicali, né quelle testuali - che ascolteremo - sono delle imprecisioni o degli sbagli dei cantori ma, proprio, queste variazioni danno la connotazione, al Ludus Resurrectionis, secondo l’uso normanno.

Il Canto (dopo aver "cliccato" sulla "freccia", attendere qualche secondo - durata del brano: 3 minuti circa)

La voce
Accogliamo ora la parola del nostro Vescovo

Il Vescovo, Mons. Manzella
Dopo aver ascoltato Monsignor Valenziano, credo che il miglior commento sia il silenzio.
Perché qualunque cosa si presumesse di potere aggiungere guasterebbe.
Questa esposizione, così bella, così ricca, così lucida, che ci ha regalato Monsignor Valenziano!
E, allora, mi limito - e sono certo in questo di non sbagliare -, mi limito ad interpretare i sentimenti di tutti per ringraziare il carissimo Monsignor Valenziano perché ha voluto intrattenerci in un argomento che, certamente, difficilmente si può ascoltare in questa maniera così profonda, così ricca di contenuti; perché sono sicuro che tutti abbiamo seguito con grande interesse, e, quindi, non è difficile notare questa ricchezza di stile, di contenuti, di storia, di arte, di Sacra Scrittura, di bellezza. Ecco, credo che ce ne andiamo a casa veramente più ricchi questa sera!

E, allora, ringraziando il carissimo Monsignor Valenziano, voglio esprimere l’auspicio che tutto quello che è stato progettato, e tutto quello che di nobile vogliamo portare avanti - e noi solo “cose nobili” vogliamo portare avanti -, possano giungere a compimento. E perché le “cose nobili” giungano a compimento è necessario che ognuno di noi, per il ruolo che riveste, per la competenza e la responsabilità che ha, faccia la sua parte.

Capite bene, stasera ci siamo soffermati solo sull’Ambone - e ci ha intrattenuti un bel po’ (ma ne valeva veramente la pena) -, ma resta ancora un patrimonio sul quale poter meditare, riflettere, insistere.

È qui, veramente, si esige l’intervento di quanti sono preposti a che questo gigante, questa opera d’arte veramente unica, non solo possa resistere e possa essere tramandato come è stato tramandato noi e come è stato accolto da noi, ma possa avere tutte quelle attenzioni necessarie perché noi ... ce ne possiamo avvantaggiare, ne possiamo fruire per quello che è, per quello che merita, per quello che dice.
Tante cose che necessitano si vedono - e ce ne sono ancora lavori da fare - ma tante altre cose non si vedono (io mi sono arrampicato persino sulla torre, fin dove l’uomo può arrivare, e vi assicuro che ce ne sono cose da fare e “non si vedono”).
Le piccole cose che siamo riusciti a fare, le abbiamo fatte. E tutti sapete quali sono state le piccole cose che cadevano sotto gli occhi di tutti.
Per le altre cose vorremmo veramente attrezzarci, per i miracoli vorremmo organizzarci.
Però, capite bene, si esige una sinergia, un impegno, una collaborazione con gli Enti preposti, perché questo Progetto possa essere portato a compimento.

Questa sera, - ce lo auguriamo veramente, lo desideriamo fortemente - vorremmo che questo auspicio giungesse nelle sedi competenti perché, se veramente ognuno fa la sua parte, questo tesoro - che siamo tenuti a custodire e a tramandare - possa sfidare i secoli ed essere sorgente di nuova Fede e di perenne Evangelizzazione.

(Dopo i ringraziamenti, conclude)
Speriamo di poter continuare su questa scia e di poterci incontrare per cose nobili per come è capitato questa sera!

La voce
Il nostro incontro che è cominciato con l’ascolto della prima versione organistica sul tema “Victimae Pascalis Laudes” - così come la liturgia romana da secoli l’ha cantata -, è proseguito poi con l’ascolto dell’ultima composizione, recente, su questo tema del “Victimae Pascali Laudes” romano, del maestro Liberto, eseguiti entrambi dal maestro Diego Cannizzaro, all’organo.
Dopo la presentazione dei pezzi dell’Ambone verso la idea dell’Ambone che sta risorgendo, il Ludus della tradizione normanna, quindi - possiamo dire qui a Cefalù -, della “nostra” tradizione.
Concludiamo con l’improvvisazione, ad opera del maestro Diego Cannizzaro, sulla recensione normanna.
Quindi, sul tema del “Victimae Pascalis Laudes”, l’improvvisazione del maestro Cannizzaro, che - come i primi due brani musicali sono sul tema del “Victimae Pascalis Laudes” romano - questa composizione attuale invece recupera la tradizione normanna - qui nella nostra Cattedrale - di quelle varianti testuali e musicali che abbiamo prima letto e poi ascoltato.

ritratto di Pino Lo Presti

Commento

Ho lavorato soprattutto la notte, tra il 27 e il 28, a questa cronaca (come a un piccolo ambone) sentendo di stare - nel miglior modo per me - celebrando l’anniversario della morte di Ruggero; confortato da Giove Pluvio circa l’inopportunità - al momento - di certi altri festeggiamenti, e stupìto dalla puntualità di quanto in Cattedrale il 26 è venuto ad Ammonimento di quanti distratti, in questi giorni, si spendono in cose che “nobili” forse non possono dirsi!
Incantato dall'Organo del M° Cannizzaro e dalle due splendide voci del "Chori".

Mi ero trovato a chiedermi - credendomi nella solitudine ormai - come un Progetto culturale e quindi poi - perchè nò - anche turistico di una città come Cefalù potesse avere per fulcro - come sintetizzato dalla ottima Rosalia Liberto -: delle “realtà” che di memoria hanno solo un‘etichetta con il solo scopo commerciale" e non "un Progetto (come scrissi la sera prima) che faccia invece perno: sull'immenso codice culturale rappresentato dal complesso della Basilica-Cattedrale e dall’impianto urbanistico del Centro storico (per quanto riguarda la presenza ruggeriana a Cefalù)".

Il 26 sera però mi sono dovuto rendere conto invece che ero tra gli ultimi piuttosto ad essermi “accordato” al grido.

Come non avvertire vergogna e indignazione per quanto la voce del Vescovo è costretta a richiamare:
“Voglio esprimere l’auspicio che tutto quello che è stato progettato, e tutto quello che di nobile vogliamo portare avanti - e noi solo “cose nobili” vogliamo portare avanti -, possano giungere a compimento”!
Quel “noi solo cose nobili vogliamo portare avanti” suona come richiamo a misurare differenze - ho pensato - con “altre” cose “ che, in questi giorni, “si vorrebbero portare avanti”.

E quel: “E, santo cielo, quanto dobbiamo aspettare ancora ...” di mons. Valenziano!
___________________________________________________

Così come la esperienza individuale si sintetizza in processi bio-neurologici, depositandosi nella parte posteriore del nostro cervello - come simboli e archetipi -, a costituire quella “cultura della vita” acquisita sin dalla nascita - che chiamiamo sub-conscio (che poi si manifesta, come istinto, nel “carattere” costituente fondamentale della Identità), così la esperienza della vita dell’umanità si “mineralizza” in una forma fisica-seme (che può oltrepassare le barriere dello spazio e del tempo) il cui “codice” non può che essere simbolico: il Monumento che, come altri “cristalli di sale” donatici dai nostri Avi, vale ad Ammonimento per noi nel guardare al nostro presente e al nostro futuro.

Ma meglio di me, Mons. Valenziano ha spiegato cosa è “Un Monumento” e quanta “informazione” esso contiene: Vedete, allora, cosa diventa “la lettura” di un Monumento di questo tipo? Quando si vede soltanto “come colore”, “come forma”, cosa si è colto?
____________________________________________________

Quanta passione di fede, quanto orgoglio di studioso, quanto orgoglio di “cifalutanu”:

“In questa Cattedrale ci sono diverse cose delle quali possiamo e dobbiamo dire: la prima volta”!

“Basta questo per fare di questo Monumento un qualcosa di attrazione europea e più ancora”!

“L’Ambone di re Ruggero non è un Ambone, questo Ambone è, per due cose, “prototipo” di una tipologia di amboni”.
“Di questo Monumento bisognerebbe essere entusiasti davvero perché vale la pena. Ruggero ci ha lasciato un segno di fede e di speranza, e di arte, enorme, regale”.

E, come non cogliere anche nella compostezza della “Voce” la stessa consapevole vibrazione d’orgoglio nel pronunciare queste parole: ... il Ludus della normanna, quindi - possiamo dire qui a Cefalù -, della “nostra” tradizione

... sul tema del “Victimae Pascalis Laudes” romano - questa composizione attuale invece recupera la tradizione normanna - qui nella "nostra" Cattedrale -
__________________________________________________

“Ma” - ha concluso il Vescovo - “... resta ancora un patrimonio sul quale poter meditare, riflettere, insistere”!

ritratto di Saro Di Paola

MONUMENTUM ALLA CULTURA !

Grazie Pino,
per la deregistrazione della "LECTIO MAGISTRALIS" di Mons. Valenziano : MONUMENTUM ALLA CULTURA !

ritratto di Tania Culotta

il monumento è monito

mi associo ai ringraziamenti dell'ing. Di Paola, il tuo lavoro Pino è stato grande e rimarrà importante traccia per la memoria culturale di questa città, che oggi ahimè, ha bisogno con sempre più forza di moniti piuttosto che di "monumenti".

ritratto di Diego Cannizzaro

grazie

Vorrei approfittare di questo spazio per complimentarmi della cura e precisione con cui è stato realizzato il "reportage" sulla presentazione dell'ambone. Ringrazio pure,a nome dei cantori che sono intervenuti, per l'inserimento della traccia musicale.
Mi permetto solo di aggungere che la "voce" della manifestazione è don Domenico Messina, direttore dell'Ufficio liturgico della diocesi di Cefalù, maestro cerimoniere e parroco di S. Agata alla Kalura.