Il Molo

ritratto di Salvatore Culotta

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Oggi che siamo sufficientemente lontani dai giorni in cui il “Molo” era usato come luogo ( o forse soltanto nome) su cui cocciutamente accapigliarsi vorrei proporre una lettura di questo luogo, componendo parole e soprattutto immagini.

Con questa piccola premessa, valida per tanti altri aspetti del paese :
“…poco pertanto importa parlare di Cefalù … Importa venirci. La sua vera storia non è quella scritta sui libri, che non è poi un racconto avvincente; la sua storia è su pietre, su archi di finestre e di navate, su fondi di mosaici d’oro, sulle spiagge di sabbia,sugli scogli, sugli uliveti e sul calcare perenne. E’ infatti soprattutto una storia di sempre, da vedere, non da memorizzare. ( Steno Vazzana- Cefalù fuori le mura )


Questo è il molo nella sua forma e misura, lo abbiamo disegnato centimetro per centimetro, pietra per pietra, ma questa indispensabile conoscenza non basta a dare conto della vera sua natura, appresa invece nel corso di ormai tanti anni di frequentazione ,a volte con altro strumento, che misura “altre” cose. E ognuna di queste cose è, per me, più di una semplice immagine.

Dalla Rocca come una lunga pietra in un mare d’oro



Dall’alba al tramonto

A protezione di queste case

e diventando quasi surreale nella notte

quando invita a raccogliersi attorno alla sua cappella

o ad una corda d’oro che spunta dal buio


E’ un balcone su cui si incontrano acqua e nuvole



assalito dal mare

Un punto da cui partire all’alba

E a cui tornare la sera


Da cui iniziare una diversa vita con la leggerezza di una nuvola

o in cui attendere qualcuno o qualcosa





“ …entrava dentro il porto mentre che ne uscivano le barche,caicchi e gozzi, coi pescatori ai remi alle corde vele reti lampe sego stoppa feccia, trafficanti, con voci e urla e con richiami, dentro la barca, tra barca e barca, tra barca e la banchina, affollata di vecchi,di donne e di bambini,urlanti parimenti e agitati; altra folla alle case saracene sopra il porto: finestrelle balconi altane terrazzini tetti muriccioli bastioni archi,acuti e tondi, fori che s’aprivano impensati, a caso, con tende panni robe tovaglie moccichini sventolanti.” ( V. Consolo-Il sorriso dell’ignoto marinaio)







E’ il posto su cui prepararsi al lavoro

Ma anche divertirsi

o ricevere una benedizione


Un muro su cui fermarsi
Questo e ancora altro, che non dico perché troppo soggettivo , penso sia il molo, luogo ora di ombrelloni sedie sdraio anonime tettoie macchine, luogo da cui si sono fatti estromettere i pescatori per i quali fu costruito , pezzo di identità svenduta, quotidianamente dissacrato.
“Il molo…conclude l’arco di quell’elegante insenatura su cui si trova adagiato il paese e ne è come l’ombelico, il suggello che salda insieme i due elementi dominanti della pietra e dell’acqua, simboli rispettivamente della stasi e del movimento,delle certezze dell’immobilità e dell’ansia dell’avventura.
( Angelo Culotta – Il paese di dentro)

ritratto di Leonardo Mento

Alla fine siamo in molti.......

a difendere quel luogo. Il "popolo del mare" non si è fatto estromettere dalla marina, in parte è ancora là a presidiare vissuto e ricordi. Nei primi anni cinquanta avvenne il primo grande esodo verso la città diffusa, con la costruzione del "Villaggio dei Pescatori". In quel tempo la vita "no vasciu" e nei "bassi" era dura in tutti i suoi aspetti. Molti andarono via lasciando "no vasciu" relazioni, identità, rapporti ed inoltre la distanza dal centro abitato creò difficoltà di adattamento. Sicuramente "un pezzo di identità svenduta" fu il prezzo di un vivere più "civile". L'esodo interessò in larga parte, solo i "marinari" i "padroni delle barche" ed anche le barche rimasero sino alla costruzione del nuovo porto, alla marina. Pertanto fino alla costruzione del porto di "Presidiana" i "marinari" facevano avanti ed in dietro dal villaggio alla marina. Molte delle famiglie storiche (quelle che ricordo : Sansone, Portera, Cascio, Rinaudo, Brocato, Miceli, Fertitta, Papa....) vivono ancora alla marina. Oggi sono i "padroni delle barche" a fare avanti ed indietro dalla marina. Le nuove generazioni si incontrano, non più al molo, ma all'angolo tra Corso Ruggero e Via Candeloro, non salgono più sul muro del molo, come facevano i loro nonni, a scrutare l'orizzonte per capire che tempo farà domani, oggi hanno "le previoni del tempo". La casa del "popolo del mare" rimane la "Marina" e "u Molu" dove in occasione della "ntinna a mare" ( ed altre festività) torna a rivivere l'amore mai sopito per questo luogo. Certo..... " ombrelloni sedie sdraio anonime tettoie macchine".......