La trota di Cavour

ritratto di Angelo Sciortino

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L'intervista rilasciata da un nostro assessore, che propone strane e incomprensibili soluzioni per l'affidamento dei beni comunali di pregio artistico (ci sono ancora?) a società private, che le sfruttino meglio dell'amministrazione pubblica, e il disinteresse di non pochi cittadini per ciò che è bene pubblico, mi sono venuti alla mente nel leggere il graffiante corsivo apparso oggi su "La Stampa" a firma di Gramellini. Questo corsivo lo ripropongo qui di seguito all'attenzione dei lettori.
"Dall’archivio di Cavour è spuntata una lettera all’alleato Urbano Rattazzi in cui, fra il serio e il faceto, il Conte denuncia il suo imbarazzo per aver ricevuto in dono una trota pescata in acque demaniali, quindi di proprietà pubblica. Va detto che gli scrupoli di quel grand’uomo abbracciavano pesci anche assai più grossi: quando il banchiere Rothschild gli propose una speculazione finanziaria sui titoli di certe ferrovie, Cavour lo ringraziò come amico, ma lo diffidò come presidente del Consiglio dal fargli proposte che contenessero un così lampante conflitto di interessi.

Il senso dello Stato di Camillo Benso (per il resto politico spregiudicatissimo, come devono essere, purtroppo, i politici) mi è tornato alla mente nel leggere l’ultimo sperpero della casta contemporanea: l’incredibile storia del consigliere dipietrista Attilio Di Mattia, il quale risiede a Vienna, ma ogni anno riceve 130 mila euro di rimborsi spese per partecipare alle riunioni del Consiglio provinciale di Pescara, di cui è membro. Già sembra allucinante che a chi vive a Vienna sia consentito di far politica a Pescara. Non so cosa ne pensi Di Pietro. Ma immagino cosa ne avrebbe pensato Cavour, che pur essendo nobile, le parolacce le diceva, benché rigorosamente in dialetto. Per onestà devo riconoscere che negli anni non è cambiata soltanto la stoffa morale dei politici, ma anche la nostra. Mio padre, dipendente pubblico, mi impediva di usare le biro del suo ufficio perché, sosteneva, erano di proprietà dello Stato. Oggi per una frase del genere lo chiuderebbero in manicomio."

ritratto di Vito Patanella

come direbbe Di pietro

e che ci azzecca?
Forse Lei preferisce che 37.000 visitatori l'anno si rechino sulla Rocca di Cefalù nella speranza che un volontario li faccia entrare?
O ritiene più funzionale che il lavatoio medievale venga usato come vespasiano in assenza di qualsiasi controllo?
Vede, il dibattito e ben più ampio e vasto per esaurirsi in una semplice provocazione. Se questa, invece, serve per aprirne uno di più ampio respiro che coinvolga tutti gli operatori e le associazioni ben venga, del resto credo di averne sollecitato io per primo il loro interesse.
Resto comunque in attesa di essere invitato in pubblici dibattiti al fine di considerare collegialmente le soluzioni per una migliore fruibilità dei Beni Culturali in Cefalù.

ritratto di Angelo Sciortino

Caro Assessore, io non

Caro Assessore, io non preferisco null'altro se non che prima ancora dei turisti siano i miei concittadini a riservare premure e attenzioni alle tradizioni di questo luogo, le cui bellezze sono forse diventate soltanto immagini storiche, ma di una storia che nessuno ricorda più, presi come siamo da una passione spasmodica per il godimento materiale.
Se così non fosse, come invece disgraziatamente è, la Rocca sarebbe ancora la testa di Dafni, che per pietà Apollo trasformò in roccia, e il mare che sbatte sugli scogli il suono del suo pianto d'amore. Invece ce la ritroviamo come il rifugio di una Diana fredda e senza amore.
Se così non fosse, Presidiana sarebbe il più corretto Prissuliana, dal termine arabo usato per indicare il fiume che vi scorre.
Se così non fosse, la Caldura sarebbe Calura, nel suo significato di Cala dell'Est.
Se così non fosse, la Rocca e il Lavatoio medievale non avrebbero bisogno di guardianìe più o meno volontarie.
Se così non fosse, infine, si aprirebbe finalmente un dibattito pubblico, per dire finalmente che non c'è bisogno di svendersi in nome del turismo.
Ma perché tutto questo accada, c'è un gran bisogno che ad amministrare vadano uomini che hanno senso dello stato e soprattutto quella cultura, che si ostinano a usare come stuoino per ricevere certi finti imprenditori, spesso portatori di capponi e capponi essi stessi.
Ecco che "c'azzecca", caro Assessore.

ritratto di Vito Patanella

Prima Carneade ora Azzeccagarbugli Veramente troppo.

Spero solo che la citazione dei capponi sia frutto di uno spiacevole paradosso e non certo un preciso riferimento alla mia professione, nel qual caso mi sentirei offesso prima e dileggiato poi e, quindi, costretto ad esercitare ogni necessaria azione a tutela della mia onorabilità professionale.
In caso contrario, cosa che mi par credere, la invito a fare con chiarezza i nomi, i fatti a cui Ella si riferisce e ad escludere categoricamente che essi mi vedono interessato.

ritratto di Angelo Sciortino

Caro Assessore, soltanto ora

Caro Assessore, soltanto ora e grazie a lei apprendo che la sua professione è quella di avvocato, per cui avrei dovuto avere una malefica fantasia per offenderla e dileggiarla. Mi riferivo, piuttosto, a quegli uomini che rappresentano la pubblica amministrazione con scarso senso dello stato e conseguente mancato rispetto della cosa pubblica, come non poche sentenze definitive dimostrano ampiamente e come, purtroppo, anche i non pochi abusivismi edilizi di Cefalù dimostrano. Si tratta, come lei certamente converrà, di un vezzo troppo diffuso in Italia, che ci rende simili a paesi da Terzo Mondo. Un vezzo o un difetto che bisogna una buona volta cominciare a combattere, se vogliamo uscirne fuori.
Pur confermandole che non c'era, nelle mie parole, alcun riferimento a lei, sono pronto ad accettare ogni sua azione a tutela della sua onorabilità personale, perché sono certo le eventuali indagini dimostrerebbero questa, ma nel contempo mi darebbero modo di citare quei fatti e quei nomi, che mi hanno suggerito la mia opinione e sui quali finalmente si comincerà a far luce, più di quanto abbiano potuto le mie non poche denunce presentate all'Autorità Giudiziaria.

ritratto di Vito Patanella

Ringrazio per la precisazione

Apprendo con soddisfazione piena che non vi era alcun riferimento a me o alla mia professione e ciò è di per se sufficiente a dimostrare la sua onetà intellettuale. Aggiungo, in ogni caso, che per mia cultura sono sempre per non alludere mai, ma dichiarare sempre con trasparenza ogni fatto a mia conoscenza.
Quanto al resto spero presto in un pubblico confronto sui temi da lei avversati sulla gestione dei beni culturali da parte dei cd. privati (associazioni, imprese, fondazioni ed altro.).

ritratto di Saro Di Paola

Carneade ? Nè troppo e neanche poco : la verità

Patanella, Spallino, Perna e Veronesi : chi sono costoro ?
Questa la domanda che il 99% di cefaludesi ci siamo posti non appena
il sindaco Guercio con le sue nomine ci ha fatto imbattere in tali
nomi della sua giunta tecnica.
Proprio come Don Abbondio "ruminò" quando leggendo il panegirico in
onore di San Carlo Borromeo si ebbe ad imbattere nel nome di Carneade.
Quindi, egregio avvocato, nè troppo e neanche poco.
E meno che meno offesa.
VERITA'.
Semplicemente.

Quanto alla percentuale del 99 % potrebbe essere approssimata per
difetto.
Infatti, se a Cefalù dovessimo essere in 15.000, l'uno per cento
sarebbe pari a 150.
Ed obiettivamente è molto difficile, se non impossibile, che, a
Cefalù, in 150 sapessero chi fossero i nuovi assessori.