19 luglio 2011 al Molo di Cefalù (parte 1° - l’intervento del Vescovo)

ritratto di Pino Lo Presti

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Al riparo dai tempi della cronaca, a qualche giorno di distanza, si può riflettere meglio su quanto accaduto e detto alla conclusione della “Fiaccolata della Legalità” promossa dall’Agorà di Cefalù. Questo a documento di quella serata.

Mario Macaluso, moderatore dell’Agorà e direttore di Cefalunews
L’Agorà non è un movimento, non è un’associazione ..., per questo l’Agorà non appartiene ad alcuno, non esiste per combattere qualcosa e nemmeno va avanti per dividere o disgregare; l’Agorà è partecipazione, è un’idea, una idea che da alcuni mesi avvolge i giovani di questa città, i giovani di Cefalù. Una idea che invita a mettere da parte ciò che divide, per guardare a ciò che unisce; è un’idea.
L’Agorà è un invito che tutti giovani sentono per non lasciare che altri decidano sul loro futuro, sul loro destino. L’Agorà è una risposta, la risposta di chi non vuole lasciare questa terra per andare alla ricerca di un lavoro - che c’è - in questa città a patto che si “accenda la legalità”.

L’Agorà è prima di tutto servizio, è un nuovo modo di guardare alla città per servirla e non per essere serviti, per arricchirla e non per arricchirsi, per farla camminare e non per vandalizzarla e bloccarla.
L’Agorà è partecipazione, mettere da parte critiche, polemiche, arrivismi, personalismi, per fare spazio all’incontro reciproco, al rispetto dell’altro, alla valorizzazione di tutti.
L’Agorà è una nuova intesa, una nuova intesa che non intende dividere, che non intende spaccare, alzare barriere e barricate che spesso si alzano in nome dei pregiudizi e in nome dei luoghi comuni.
L’Agorà non è formata da alcuni giovani, l’Agorà è formata da tutti i giovani di Cefalù, da quelli che attualmente la frequentano, la vivono, e da quanti stanno alla finestra in attesa di un segnale per scendere anche loro in campo e vivere, in questa Agorà, il dialogo che solo può far crescere una città.

Una giovane dell’Agorà
Perché questa manifestazione? Perché, da giovani, eravamo indignati di fronte al silenzio che c’è stato il 23 maggio; eppure quasi tutta l’Italia aveva ricordato la strage in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta.
Ma era un silenzio ben più ampio, era un silenzio che riguardava tutti gli eroi che purtroppo sono morti per noi; e noi questo non lo dobbiamo dimenticare e soprattutto non lo devono dimenticare le giovani generazioni. Io lo ricordo il 19 luglio, e ricordo il 23 maggio, nello sguardo dei miei genitori innanzi alla televisione, impietriti ed immobili.
Noi abbiamo il dovere morale di ricordare ogni giorno e di dire: no alla mafia! No ad ogni forma di sopruso e di violenza.

Una seconda giovane
Espone le regole degli interventi secondo lo stile dell’Agorà, e da un input da cui partire per fare le considerazioni; è una frase di un discorso di Borsellino: “purché se ne parli”!

Un giovane dell’Agorà
Io voglio parlare della partecipazione dei giovani alla vita politica partitica. Lo farò ponendo alcune semplici domande.
Logiche di partito e compromessi sono espressioni di legalità?
Usare la parola “giovani” esclusivamente come riempi-comizi è espressione di legalità? Valorizzare le potenzialità dei giovani in politica inpraticandoli esclusivamente nella affissione dei manifesti, è espressione di legalità?
Tenere divisi i ragazzi, con tanta voglia di fare, in tante fazioni contrapposte con il solo scopo di fare l’interesse del partito e non della collettività, è espressione di legalità? Invitare caldamente un giovane cefaludese dell’Agorà a presentare le dimissioni dalla carica provinciale del suo partito solo perché in quanto da cefaludese partecipa a questa fiaccolata, e non a quella di Palermo, è espressione di legalità?

O, sono, invece, sinonimo di legalità la partecipazione disinteressata, la condivisione di progetti, il lavorare insieme per il bene comune, il senso di appartenenza, l’amministrazione partecipata, la cittadinanza attiva, la meritocrazia, la valorizzazione delle potenzialità proprie e di ogni individuo; forse sono queste le espressioni di legalità!
Legalità non è solo rispetto delle leggi, legalità è uno “stile di vita” che trova la massima espressione nei piccoli gesti quotidiani.
Diversi, ed insieme, si può fare tanto; l’Agorà ne è un esempio concreto, e penso di poter dire che questa sera lo ha dimostrato.

Il Vescovo di Cefalù, Vincenzo Manzella
Ho accolto molto volentieri l’invito che mi è stato rivolto ad essere qui questa sera - sia pure per pochi momenti - perché ho percepito sin dall’inizio che c’era veramente - dietro questi giovani dell’Agorà che hanno voluto questo momento -, c’era una voglia di confronto, di crescita, di valori, di spessori; per cui mi sono sentito amabilmente, quasi costretto, ad esserci, dalla voglia di fare di questo gruppo di giovani.

Là dove nasce una idea buona occorre sostenerla, laddove c’è il desiderio di crescere bisogna stare al gioco, laddove c’è uno che si propone qualcosa di buono per il bene comune non si può disertare. E, io penso che a questa presenza, abbastanza significativa, così nutrita, la risposta più adeguata che noi tutti possiamo dare a questi giovani (che così quasi per caso si sono ritrovati insieme per riflettere e dialogare, confrontarsi, per dare delle risposte al senso della vita, per dare delle risposte che tardano ad arrivare, per delle lentezze che in qualche modo riguardano tutti e tutti interpellano) - come la mia presenza qui questa sera vuole essere - è una presenza di vicinanza, di condivisione, di sostegno, di incoraggiamento a questi giovani.

Occorre un nuovo modo di vedere le cose, e chi, meglio dei giovani, può aiutarci a vedere con occhi nuovi, a pensare con mente nuova, ad amare con cuore nuovo! Ho visto tutto questo nelle intelligenze di questi ragazzi. E allora, ecco un segno, una fiaccolata: la hanno chiamata “la fiaccolata della legalità”, mi sta bene, una fiaccolata “per ricordare”, ok.

Ma cos’è la fiaccola? La fiaccola è una luce che illumina, è una luce che riscalda, è una luce che fa memoria. Noi vorremmo che le fiaccole di questa sera potessero illuminare le menti di tutti, potessero riscaldare i cuori di tutti, potessero far memoria di quegli uomini che ci hanno preceduto e che hanno pagato con la vita un prezzo non negoziabile; perché ci sono valori non negoziabili, e la legalità, la trasparenza, la onestà, la correttezza fanno parte di quei valori non negoziabili.

Paolo Borsellino non ha negoziato questi valori, e ha pagato il prezzo con la vita; noi questa sera non vogliamo ricordare nessuna strage - perché nessuna strage merita di essere ricordata -; vogliamo solo rendere memoria, omaggio, grato e devoto, a questo uomo, Paolo Borsellino, che ha pagato con la vita. Oggi noi ci sentiamo tutti discepoli di Paolo, il primo io! Voglio essere “un suo alunno” perché oggi ci sono maestri che devono essere necessariamente seguiti.

Sulla Stampa di oggi, con mia grande soddisfazione, leggevo del processo di canonizzazione, avviato ad Agrigento, di un altro giudice, ucciso dalla mafia a 38 anni, Rosario Levatino, e già avviato a salire agli onori dell’altare; e io mi auguro, vorrei dire - ne sono certo - che presto lo avremo come Beato. Anche i magistrati possono diventare Santi, anche tra i magistrati ci sono i Santi!

La Santità non è un concetto staccato dal contesto della nostra vita, lontano, avulso. Io ho conosciuto personalmente Paolo Borsellino e so quale parrocchia frequentava a Palermo (ve lo posso anche dire: Santa Luisa de Marillac), so quante volte andava a messa anche nei giorni feriali, come si accostasse volentieri all’eucarestia, lo stile di vita di uomo, di cristiano che conduceva.
So che cosa significa quello che sto dicendo - e me ne assumo tutta la responsabilità, di quello che penso, di quello che dico -: non mi meraviglierebbe affatto se un giorno, assieme a Levatino, si iniziasse un processo di beatificazione di Paolo Borsellino!

Quando si è capaci di fare sempre, dovunque e comunque, il proprio dovere e, a tutto questo, si sa aggiungere un colpo d’ala che lascia vibrare lo Spirito, lì c’è il “Santo”.
Il “Santo” questa sera può essere anche in mezzo a noi e noi possiamo dire che ha un volto troppo conosciuto per essere “Santo”. La Santità non consiste mai nel fare cose straordinarie ma consiste nel fare straordinariamente bene le cose più ordinarie, ed è quello che ha fatto Paolo, ecco perché io ritengo che un giorno si possa anche iniziare un processo di beatificazione: perché ha fatto straordinariamente bene le cose più ordinarie, quelle di ogni giorno, quelle che lo inchiodavano al proprio dovere, quelle che non lasciavano spazio per tergiversare, quelle che non hanno consentito la corruzione a nessuno. Per questo ha pagato con la vita!

Quindi, bando alla corruzione, bando all’illegalità, bando ad ogni tipo di scorrettezza; lo ha detto, prima di me, il giovane che mi ha preceduto: la Legalità non consiste solo nel rispetto delle regole - che potrebbe essere solo una pura e formale osservanza - la Legalità consiste, prima ancora del rispetto delle regole, in uno stile di vita, uno stile di vita segnato dalla trasparenza, dal desiderio di costruire solo per il bene comune, dal desiderio di rendere le nostre città più vivibili, più a misura d’uomo, più capaci di rapporti interpersonali, di maggiore ascolto l’uno con l’altro.

Altro che interrogativi ci possiamo porre in un’assemblea se tutto questo è vissuto intensamente da un uomo capace di andare sempre avanti e di guardare avanti; e allora, laddove si guarda avanti, ci si accorge che c’è un punto in cui il cielo si tocca con la terra, ed è lì il punto di convergenza.
Far si che la terra si tocchi con il cielo e il cielo si avvicini alla terra. Il volto di Borsellino, stampato nei manifesti per questa manifestazione - fateci caso - guarda lontano, ha uno sguardo proiettato sull’infinito; ed io sono sicuro che su quell’orizzonte infinito ha visto il cielo posarsi sulla terra, ed è lì che si è giocata la vita. Perché lui credeva ai valori umani, come ai valori sociali, ma nello stesso tempo, da credente, da cristiano, non gli sfuggivano i valori radicati nel Vangelo.

E allora, ricordando lui, questa sera, vogliamo augurarci che le idee di questi uomini - eroi, che ci hanno preceduto e che oggi dormono il sonno dei giusti e della pace -, queste idee possano camminare sulle nostre gambe; non solo, ma possano diventare il patrimonio di questa nostra terra, bisognosa di pace, di giustizia, di prosperità.
Noi abbiamo la fortuna di abitare questa isola in cui, per la posizione, per la storia, per l’arte, per tutto quello che ha significato e significa, potremmo condurre una vita molto più serena, molto più tranquilla, per noi e per quanti verranno dopo di noi.
Ma perchè tutto questo resta ancora un’incognita, perché i nostri giovani vivono nell’incertezza, temono di non avere un futuro, temono di non avere uno sbocco? Forse perché troppi egoismi, seminati in questa isola, hanno creato delle paralisi che attendono una resurrezione! Vorrei credere, vorrei sperare, vorrei sognare che questo sia un primo momento di resurrezione non solo di questa città ma di tutto quello che ci appartiene di questa nostra terra, così nobile e così bella. ù

E allora, penso di potere interpretare i sentimenti di tutti nell’esprimere il nostro compiacimento a questi giovani che questa sera hanno saputo condurci qui, liberamente. Tutti ci ritroviamo qui perché abbiamo sentito qualcosa, abbiamo sentito la voce di qualcuno che senza alzare il tono ci ha convinto.
Grazie ragazzi per quello che avete fatto, per la lezione di buona volontà e di impegno, e di prospettiva futura, che questa sera ci state dando.
Che Paolo Borsellino interceda per noi e implori lui la Benedizione del Signore su voi e su tutti noi.

Una giovane dell’Agorà
“Purché se ne parli”.
Io vorrei parlare di giovani e legalità, leggendovi le parole di due grandi uomini che hanno dedicato la loro vita alla lotta contro la mafia:

“Ragazzi, godete della vita, innamoratevi, siate felici, ma diventate partigiani di questa nuova resistenza, la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali; non abbiate paura di pensare, di denunciare, di agire da uomini liberi e consapevoli; state attenti, siete vigili, siate sentinelle di voi stessi.
L’avvenire è nelle vostre mani, ricordatelo sempre” (Antonino Caponnetto che creò e diresse il Pull antimafia di cui fecero parte Giovanni Falcone e Paolo borsellino)

“I giovani avranno più entusiasmo di quanto io e la mia generazione ne abbiamo potuto avere” (Paolo Borsellino).

Un giovane dell’Agorà,
Pone una domanda alla assemblea (a cui rispondere con un SMS):
“come impedire che i giovani lascino Cefalù per cercare lavoro altrove”?

Un altro giovane dell’Agorà
“Purché se ne parli”.
Io voglio parlare di legalità e merito.
In questa bella esperienza che è stata l’Agorà dei giovani di Cefalù, ho avuto il grande piacere di mettere a disposizione la mia competenza e la mia capacità per la realizzazione dell’icona che ha capeggiato questa manifestazione. Stamani addirittura, leggendo il giornale di Sicilia, sono stato pregiato di un articolo!
Ma io non voglio puntare i riflettori su questo; mi servo di questo pretesto per puntare i riflettori al di là di questo palcoscenico, su quei tanti giovani che sono qui presenti e che molto spesso chiudono dentro il loro cassetto quella tanto agognata laurea, per sbracciarsi, a volte anche mortificandosi, per portare un pezzo di pane a casa (scusate la crudezza della battuta).
Ebbene io mi chiedo: è legale, è giusto in un regime di legalità che una persona, che un giovane, metta da parte il suo merito per mortificarsi, per poter cedere alle lusinghe del proprietario, tra virgolette, di turno? Io penso di no!
E ora voglio rivolgermi in particolar modo alle prime file - agli amministratori della nostra città e dei comuni a noi vicini - e voglio sottolineare il fatto che i giovani dell’Agorà stanno cercando di proporre, da più mesi, un nuovo modo di vivere e di integrarsi nella nostra città. E, appunto, alla stregua di quanto ho appena detto, io vorrei porgere loro una domanda semplice, precisa: la classe politica che ci governa, sarà in grado di pianificare un futuro prospero a misura di noi giovani?
Un ultimo invito lo voglio rivolgere appunto a quei riflettori che voglio porre in fondo, a quei tanti giovani che sono qui presenti e che forse non hanno neanche il coraggio di parlare. Io voglio incoraggiare loro dicendo: dovete avere il coraggio di non farvi imporre le scelte altrui ma avere il coraggio di saper imporre le vostre scelte, perché la vita è vostra; ricordatevi sempre che chi ha paura muore ogni giorno, e chi non ha paura muore una volta sola.

Flora Rizzo, Presidente Archeoclub
Saluta a nome di tutti i soci idealmente presenti. Ringrazia i giovani che stanno dando linfa alla sua associazione così come a tutta la città, ricordando che molte delle opportunità di lavoro potrebbero essere proprio nell’ambito del Beni Culturali.

Magda Culotta, sindaco di Pollina
Un giorno di gioia, di festa e di vita di partecipazione. Gli amministratori saranno in grado di pianificare un futuro per voi? Soltanto con l’aiuto, con il contributo di tutti si riuscirà veramente a costruire una società migliore. Spesso gli amministratori sono lontani per diverse ragioni ma ecco, con il vostro contributo le vostre proposte, le vostre segnalazioni, questa distanza può essere superata.

Salvo Ruvolo di “Casa memoria - Felice e Peppino Impastato”
Sono venuto da Cinisi. Si dice che a Cefalù una cosa del genere non è mai successa. Ma se noi cinicesi siamo un po’ più avanti è perché purtroppo la mafia, nel nostro Comune, forse si era accanita con maggiore violenza.
A Cinisi, come Casa-memoria “Felice e Peppino Impastato”, abbiamo avuto qualche difficoltà in più a portare avanti la nostra battaglia di Memoria perché, al contrario del caso di Paolo Borsellino, per noi è stato complicato in tutti questi anni riuscire a portare avanti la memoria di Peppino Impastato.
Peppino Impastato era un ragazzo come tanti altri ... (ricorda la figura di Peppino Impastato).
Vanno bene le memorie ma per combattere la mafia bisogna seriamente operare una rottura profonda con quella che è la mentalità mafiosa e del sentire mafioso che tanto abita in quelle zone grigie che vi sono limitrofe

Chiede inoltre di guardare con benevolenza a quanti conducono battaglie in difesa del territorio, contro il Ponte, i No-Tav, a tutti quelli che sono spesso demonizzati, che si prendono le manganellate; spesso non ci si rende conto di quanto e quanti si impegnano a fondo nella lotta alla mafia e per la costruzione di un paese migliore; un ruolo importante tanto quanto quello degli uomini dello Stato come la Polizia e i Carabinieri.
Spesso però la voce di chi conduce le battaglie dal basso viene un po’ deformata, sottovalutata.
A Cinisi, per la prima volta in Italia, ad una famiglia delle vittime della mafia è stato consegnato un bene confiscato proprio alla mafia: la casa di Tano Badalamenti, la famosa casa “dei 100 passi”, è stata assegnata alla nostra Case-memoria. Casa Impastato e casa Badalamenti vorremmo che costituissero un polo dove tutti quelli che vogliano fare qualcosa contro la mafia possano ritrovarsi.
Vi aspettiamo per il 9 maggio a Cinisi.

Un giovane della Agorà
legge le risposte, alla domanda precedentemente posta, arrivate via SMS

Marco Manera
“Purché se ne parli”.
Io voglio parlare di rispetto. Legalità vuol dire rispetto delle regole, e rispettare le regole significa rispettare, al tempo stesso, tutti gli individui che vivono seguendo le regole. La legalità è un’affermazione quindi del rispetto agli individui, del rispetto reciproco. Io, da giovane cefalutano, che crede nei giovani, questa sera, nel nome della legalità, chiedo rispetto, rispetto per le idee dei giovani, rispetto per le professionalità dei giovani, rispetto per le competenze dei giovani. Siamo stanchi di essere etichettati come “picciuttieddi”, vogliamo essere “interlocutori”, la cui autorevolezza si misura attraverso la nostra cultura e i nostri progetti. Vogliamo confrontarci “alla pari” con la classe dirigente della nostra città, senza che la parola “giovani” sia strumentalizzata dal furbo, politico, di turno. Vogliamo essere interlocutori sulle cose serie della nostra città, vogliamo essere interlocutori senza essere necessariamente candidati alle elezioni, vogliamo rispetto in nome della legalità anzitutto da semplici cittadini. Un primo passo verso questa cittadinanza attiva, fondata sul rispetto degli individui e delle regole, è l’incontro di questa sera. Io voglio accendere la legalità, chiedendo rispetto verso chi, come noi giovani, non è più disposto a tacere. C’è bisogno di esprimere le proprie idee con coraggio, perché le persone oneste non hanno paura. C’è bisogno di pretendere che la cosa pubblica non diventi cosa privata e, nel peggiore dei casi, “cosa nostra”. C’è bisogno insomma di parlare; da questa sera, per me, “A megghiu paruola è chidda ca si rici”!

Salvatore Muffoletto, MASCI
Già lo scorso 2 Giugno, in occasione della manifestazione “Omaggio all’unità 1861-2011”, il MASCI, ricordando Salvatore Spinuzza e gli altri organizzatori dei moti del Novembre 1856, aveva voluto estendere il ricordo a quanti per il bene comune non avevano esitato a spendere la propria vita.

E, tra questi, aveva voluto ricordare “quei Magistrati che con il loro impegno e spesso anche con il sacrificio della propria vita avevano garantito e continuavano a garantire quella libertà e quella dignità necessarie per realizzare ciascuno la propria vita”.

Era chiaro il riferimento ai Magistrati Falcone e Borsellino, ma anche al Giudice Terranova, al Procuratore Costa, al Giudice Ciaccio Montalto, al Giudice Chinnici ed altri i quali avevano svolto il loro ruolo sino al sacrificio estremo condiviso, quasi sempre, con gli uomini della scorta.

I fatti del 19 Luglio 1992, ci colpiscono, però, in particolar modo, forse perché sono già annunciati dalla strage di Capaci che dischiude agli occhi di Paolo Borsellino quella strada verso il “calvario” che si concretizzerà nell’attentato di Via D’Amelio.

E si tratta di una strada che il Magistrato Paolo Borsellino e l’Uomo Paolo Borsellino hanno ritenuto di percorrere sino in fondo; il Magistrato e l’Uomo, due componenti che fuse in unica realtà hanno vinto ogni naturale paura, ogni tentennamento, imboccando senza esitazione proprio quella strada verso il sacrificio.

Paolo Borsellino è stato ucciso ma è vivo.
Si può essere vivi ma condurre una vita da morti, così come si può essere morti ma vivere per sempre;
e Paolo Borsellino continuerà a vivere attraverso il ricordo ed, in particolar modo, attraverso l’impegno che ciascuno di noi saprà esprimere.

Si è in questi giorni parlato del ritardo e del silenzio per tanti anni da parte della collettività cefaludese.

Siamo convinti che per queste cose non ci sono ritardi, non ci sono scadenze, non ci sono termini da rispettare, ed i “giovani” di “Agorà” lo stanno dimostrando.

Essere qui oggi, significa che sotto quella apparente cenere dell’oblio c’è della brace ancora ardente, capace di rinnovare, a distanza di tanti anni, quella stessa indignazione e quella stessa rabbia che ciascuno di noi ha provato il 19 Luglio del 1992.

Il ricordo di quei fatti, però, non deve essere fine a se stesso ma, al contrario, essere motivo di impegno per la costruzione di una nuova società che vuole impostare le proprie fondamenta sul terreno solido e compatto della legalità.

Sta a noi che partecipiamo a questa manifestazione, darvi il giusto senso; sta a ciascuno di noi voler vivere nella legalità, saper vivere nella legalità, saper costruire quella legalità necessaria per il futuro dei nostri figli.

Non ci sono manifestazioni che tengano, belle e bene organizzate per quanto possano essere, se a queste non segue la volontà di ciascuno di noi di costruire un futuro migliore.

Legge una poesia di Jacques Brel (“Conosco delle barche” http://shiva-ditutto.blogspot.com/2010/04/conosco-delle-barche-jacques-b...) perché proprio nel ricordo di Paolo borsellino ciascuno di noi guardi al mondo con occhi diversi.

Speriamo bene che da questo porticciolo, emblema della nostra città, possano tante barche sciogliere gli ormeggi per prendere il largo.

Francesco Vasta sindaco di Campofelice di Roccella
Ricorda che nella stessa serata, a Campofelice c’è una manifestazione dedicata a Peppino Impastato dai ragazzi di “LiberaMente”.

Devo confessarti, Sindaco, Pippo, che ho sempre avuto sentimenti di invidia non nei tuoi confronti ma del tuo paese, perché lo amo tanto; amo la storia di Cefalù, la cultura di Cefalù, le bellezze del mare, del Lungomare, il Duomo.
Oggi, un altro elemento di invidia, per giovani di Cefalù che hanno fatto tutto questo ... e porterò con me il ricordo di questa sera, dandone testimonianza ai giovani di LiberaMente, perché si crei un connubio che sia un punto di partenza e un monito per tutti noi, amministratori dei comuni del circondario, perché da qui, oggi, parte una nuova rivoluzione.

Nicolò Pizzillo, ass. “Fuori Orario”
Perché per noi è stato importante aderire a questa manifestazione? Era troppo banale dire: perché noi siamo per la legalità!
La ragione di fondo è che noi siamo “contro”, contro la mafia ma soprattutto contro tutte le mafiosità piccole e grandi di tutti giorni. Penso sia importante ricordare a tutti che la mafia non è un fenomeno etereo che si sviluppa inconsapevolmente dalle nostre coscienze; la mafia cresce nella nostra cultura ed è supportata dai nostri comportamenti. Penso che sia mafioso il vilipendio e l’abusivismo edilizio della nostra costa, penso che sia mafioso strizzare l’occhio all’amico nel favorirlo per l’assegnazione di un progetto o nell’assegnazione di un appalto pubblico. L’unica cosa che mi sento di dire oggi, vista anche la presenza di tutti gli amministratori e delle autorità, è di lanciare una sfida: da oggi, da questo Agorà, da questo 19 luglio - perchè non sia solo un momento di ricorrenza ma di cambiamento -, impegniamoci tutti, tutti i giorni contro tutte le mafiosità, piccole e grandi, della nostra società perché senza la sconfitta di quelle piccole mafiosità non ci sarà mai legalità per nessuno e noi non saremo mai liberi.

Rosario Genchi, Capogruppo di Maggioranza del comune di Collesano.
In rappresentanza anche degli studenti universitari.
L’altro giorno, parlando con il Rettore Lagalla gli ho lanciato una provocazione. In cinque anni 20.000 studenti sono andati fuori della Sicilia. Quello che dobbiamo fare è assumerci le nostre responsabilità. Ci dicono a noi giovani: voi siete il futuro; ragazzi, studenti, noi giovani “siamo il presente”, prendiamoci il nostro presente!

Sonia Zito, Presidente ACLI
La nostra associazione non vive solo nella chiesa, formandovisi spiritualmente, ma anche nella società formandosi ai valori sociali. Molti giovani della Agorà vengono proprio dall’Azione cattolica. Qualcuno che sta molto sopra di noi ci ha insegnato che non esiste altro rimedio alla morte che amare di più. Parafrasando questa frase voglio dire anche che non esiste sicuramente un mondo migliore se non con una nostra partecipazione e la nostra testimonianza, ogni giorno. Si, è bene che se ne parli ma per una così importante è bene anche che si testimoni, essendoci, rimboccandocisi le mani.

ritratto di Saro Di Paola

"LUCE CHE FA MEMORIA"

Grazie Pino !
Senza il tuo impegno, senza la tua pazienza,
SENZA IL TEMPO
che hai dedicato alla trascrizione degli interventi,
la fiaccolata della Legalità
AL TEMPO
avrebbe consegnato ed affidato
SOLTANTO IMMAGINI.

Delle parole "a braccio",
quelle che hanno dato
VALORI e CONTENUTI,
ALLA FIACCOLATA ed ALLE IMMAGINI,
non sarebbe rimasta traccia.

Le FIACCOLE di quella sera non sarebbero state
"LUCE CHE FA MEMORIA" .