Parco delle Madonie (zona D*)

ritratto di Alexandre Morello

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*D: Zona di controllo nella quale sono consentite tutte le attività purché compatibili con le finalità del Parco.

La mia non vuole essere una denuncia di abusivismo o di illegalità ma solo una battaglia per la salvaguardia del bosco e dei suoi eco-sistemi.

p.s. La Legge è uguale per tutti i fessi.

ritratto di Pino Lo Presti

Ma cosa c'è scritto in quel cartello?

Questa è una costruzione privata, ovvero in che modo la sua attività è compatibile con le finalità del Parco?
Un Parco può avere come finalità quella di essere goduto standosene nella propria bella villetta in mezzo ad esso?

ritratto di Salvatore Culotta

Il semplice fatto che ci sia

Il semplice fatto che ci sia il regolamentare cartello dichiarante i lavori da realizzare presuppone che la costruzione abbia le regolari autorizzazioni. Ma,giustamente,l'argomento non è l'abusivismo bensì l'eventuale danno che un'abitazione, con tutte le sue più o meno necessarie opere accessorie, potrebbe arrecare all'ambiente in cui è collocata.Io, nonostante la mia professione,non sono certo favorevole ad una edificazione spesso immotivata e dilagante ma esiste la proprietà privata ed esistono norme.Se in tutte le varie zone di Parco ed entro l'attuale perimetrazione delle zone boschive fosse vietata l'edificazione questo migliorerebbe la fruizione delle aree stesse? ed inoltre,piccola nota,il poter abitare in un certo posto garantisce che di quel posto sia garantita la manutenzione e l'accessibilità,pensando ad es. al pericolo d'incendi. E' comunque necessario che si accendano i riflettori sulle finalità del Parco e sopratutto sul suo operato.

ritratto di Alexandre Morello

rispondo semplicemente con tre domande:

1.Cosa succederebbe se oggi tutti potessero costruirsi una casa nel bosco?

2.Come mai a qualcuno fuori dal Parco il comune vieta la costruzione di una casa a cento ottanta metri dal bosco mentre ad un altro, nel Parco, l'autorizza all'interno del bosco?

3.A cosa serve il Parco delle Madonie?

ritratto di Pino Lo Presti

Domande

le prime due che fanno venire i brividi.
La terza gela!
Ancora, dapo tanti anni dalla sua istituzione, non si sà?

ritratto di Salvatore Culotta

Fermo restando che

Fermo restando che preferirò sempre un albero ad una casa inutile dovete, credo,convenire che la prima domando è più che altro retorica,la seconda se,come pare,si riferisce a fatti precisi dovrebbe portare ad una denunzia.In quanto alla terza domanda,non si può certo fare qui la storia della nascita del parco (e della sua degenerazione),ma si potrebbe,e sarebbe un bell'impegno per la Pro Loco di S.Ambrogio,organizzare degli incontri sull'argomento.Ultima cosa:quel cantiere è abbandonato o no ?

ritratto di Alexandre Morello

Risposta

Quel cantiere non è abbandonato ma appena iniziato da alcune settimane.

Fermo restando che la mia preoccupazione è quella di proteggere il bosco ed i suoi eco-sistemi e per nulla quella di combattere l'abusivismo e che non è assolutamente il mio stile fare una denunzia, proprio per evitare di farla, appena ho capito che qualcuno si accingeva a costruire in un terreno boschivo all'interno del Parco, convinto giustamente che si sarebbe trattata di un'opera illegale, ho cercato di prevenire il danno ed i vari disaggi causati da un'eventuale denunzia avvisandone le autorità (Polizia) ed i proprietari anticipatamente.
L'unica cosa che mi è stato risposto è che si trattava di una costruzione regolare e legale e che perciò non si ci poteva opporre, e quando ho cercato di discutere chiedendomi giustamente com'è possibile che una costruzione nel bosco sia legale e regolare se esiste una legge che vieta le costruzioni nel bosco, sono stato circondato da un alone di omertà.

Caro Signor Culotta, le voglio fare parte di una mia riflessione: finché ci ostineremo a ragionare in termini di legalità (che in Italia è sempre stata strumentalizzata ed interpretata a favore dei prepotenti di turno) e non di buon senso comune, non faremo altro che perdere tempo ed energia e non ci saranno speranze di cambiare le cose in meglio.

ritratto di Salvatore Culotta

Sono d'accordo sul fatto che

Sono d'accordo sul fatto che se si adoperasse il buon senso tante leggi ( e tante storture)si potrebbero evitare ma purtroppo.......e permettimi di dirti che ti stimo sulla base di quegli interventi che ho avuto modo di leggere.Voglio anche rinnovare quel precedente suggerimento sull'opportunità di dare vita ad una chiamiamola "riflessione" sulla natura ed attività del Parco.

ritratto di Benedetta Zerbo

La zona "D" del Parco non può trovarsi all’interno del bosco

Alexandre Morello precisa, nel suo intervento, che le opere fotografate vengono realizzate in zona “D” del Parco delle Madonie.
Nella sua replica a Salvatore Culotta, poi, si chiede come mai il Parco abbia autorizzato le opere “all’interno del bosco”.
Ma il bosco di Guarneri è tutto recintato.
Il bosco di Guarneri è zona “A” del Parco.
La fascia di rispetto del bosco di Guarneri è zona “B” del Parco.
La zona “D”, invece, è una zona agricola nella quale sono consentiti “i lavori per la costruzione di opere e manufatti di qualsiasi genere” (art. 10 del Decreto dell'Assessorato regionale per il territorio e l'ambiente 18/04/1996, e art. 10 della Legge Regionale 6/5/1981 n. 98).
Ci può spiegare il sig. Morello come fa una zona “D” del Parco a trovarsi “all’interno del bosco”?
Se quell’opera fosse dentro il bosco, o anche soltanto nella fascia di rispetto del bosco, per accertarlo basterebbe solo un buon metro, partendo dalla recinzione del bosco Guarneri.
L’opera fotografata dal sig. Morello non può essere dentro il bosco dato che, come lui stesso dice, è in zona “D” del Parco.
Dato che la prima foto è chiaramente scattata dall’interno del cantiere, perché il sig. Morello, invece di entrare nelle proprietà altrui e scattare foto, non ci pubblica anche qualche bella foto di casa sua?

ritratto di Pino Lo Presti

Ferma restando

la necessità di una riflessione sulle finalità del Parco, tuttavia le puntualizzazioni della signora Zerbo mi sembra non lasciano adido a dubbi che l'opera è comunque legittimata dalle leggi e dalle normative vigenti.
Pur condividendo l'assunto iniziale di Alex "La mia non vuole essere una denuncia di abusivismo o di illegalità ma solo una battaglia per la salvaguardia del bosco e dei suoi eco-sistemi",
tuttavia qualche suo passaggio in un commento successivo richiederebbe un chiarimento.

ritratto di Alexandre Morello

Gentile Signora Zerbo, Lei

Gentile Signora Zerbo, Lei è la benvenuta nella mia casa e nel mio terreno dove può venire a scattare e pubblicare tutte le foto che vuole e dove sarei ben lieto di illustrarLe tutti i miei progetti eco-compatibili tra cui quello di radere al suolo un manufatto abusivo in cemento realizzato dal mio predecessore e di sostituirlo con un “pagghiaro” tradizionale utilizando solo il materiale del luogo.
Capisco che non ha molta dimestichezza con i luoghi e con le varie tipologie di terreni per cui non mi sorprende il fatto che non considera bosco il terreno in questione, ma come potrebbe chiamarsi altrimenti un terreno che non è mai stato coltivato a memoria d’uomo, dove crescono rigogliosamente sugheri, pini, lecci, corbezzoli e tantissime altre specie vegetali, nonostante sia stato devastato da un terribile incendio nel 1992 e poi in seguito trattorato nei primi anni duemila?
Il fatto che poi risulti zona agricola secondo la perimentazione ufficiale potrebbe probabilmente implicare un errore commesso nella stesura della stessa…
Peraltro, per scattare la prima foto, non sono entrato illegalmente in una proprietà privata, ma ho semplicemente seguito il sentiero indicato sulla mappa del Parco delle Madonie, che il cantiere in questione taglia letteralmente in due.
Comunque La ringrazio della sua risposta, anche se avrei preferito essere contattato privatamente quando ho cercato il dialogo, prima che iniziassero i lavori e lo scempio all’interno del bosco (in cui la riserva integrale di Guarneri rientra) che da circa un paio di anni a questa parte, insieme ad altri volontari, cerco di salvaguardare dalle speculazioni edilizie selvagge e dagli incendi, il che avrebbe sicuramente evitato questo tipo di discussione pubblica.
Distinti saluti,
Alex

ritratto di Alexandre Morello

Caro Pino, non ho mai messo

Caro Pino, non ho mai messo in dubbio il fatto che questa opera sia legittimata dalle leggi e dalle normative vigenti, ma come tu stesso hai ricordato, la mia non vuole essere una denuncia di abusivismo o di illegalità ma solo una battaglia per la salvaguardia del bosco e dei suoi eco-sistemi. Per quanto riguarda il chiarimento che mi sembra di capire ti aspetti da me, al posto di "giustamente" forse avrei dovuto scrivere "ingenuamente", ed al posto di "omertà", "silenzio".

Per rispondere al suggerimento dato dal Signor Culotta sull'opportunità di dare vita ad una "riflessione" sulla natura ed attività del Parco, eventualmente anche con la Pro Loco di Sant'Ambrogio, sono assolutamente favorevole a questa idea.

ritratto di Benedetta Zerbo

Il bosco è quello che a ciascuno pare?

Gentile sig. Morello, Le rispondo un'ultima volta, perché ritengo che questa polemica sia già andata oltre il necessario.
Non credo che il confine del bosco di Guarneri sia stato tracciato a casaccio.
Ora apprendo che per Lei il bosco non è quello che la legge e l'ente Parco definiscono come tale, ma il bosco è quello che Lei, in base alle Sue conoscenze naturalistiche, giudica essere bosco.
Temo, però, che in questo caso le Sue conoscenze non siano complete.
Non è vero, come Lei dice, che si tratta di un "terreno che non è mai stato coltivato a memoria d’uomo".
Quel terreno è tutto terrazzato con muri a secco, e quindi un tempo era coltivato, come potranno facilmente confermarLe gli anziani della zona.
Tra quel terreno ed il bosco di Guarneri vi è persino in mezzo un uliveto.
Quel fondo, invece, è stato abbandonato per molti anni, e si è riempito di sterpaglie e di erbacce che lo rendevano a forte rischio di incendio.
Per realizzare l'opera che Lei ha fotografato non è stato abbattuto nemmeno un albero, come peraltro si può ricavare facilmente proprio dalle foto che Lei ha fatto.
Come possa Lei sostenere che un fondo un tempo coltivato e fuori dal perimetro ufficiale del bosco Guarneri sia "bosco", rimane per me un mistero.
Forse, allora, è bene che esista l'ente Parco, per garantire che gli eco-sistemi che sono cari non solo a Lei vengano individuati, circoscritti e garantiti sulla base di criteri scientifici e validi per tutti, invece che sulla base di idee soggettive e del tutto singolari, quali quelle che Lei ha espresso.
Io non conosco altro che la legge per garantire l'ambiente e l'uguaglianza, Lei propone forse qualche altro criterio migliore della legge valida e uguale per tutti?

ritratto di Mauro Caliò

Riflessioni sul bosco.

La definizione di bosco fornitaci dalla legislazione regionale è la seguente:
"Si definisce bosco a tutti gli effetti di legge una superficie di terreno di estensione non inferiore a 10.000 mq. in cui sono presenti piante forestali, arboree o arbustive, destinate a formazioni stabili, in qualsiasi stadio di sviluppo, che determinano una copertura del suolo non inferiore al 50 per cento; Si considerano altresì boschi, sempreché di dimensioni non inferiori a quelle di cui al comma 1, le formazioni rupestri e ripariali, la macchia mediterranea, nonché i castagneti anche da frutto e le fasce forestali di larghezza media non inferiore a 25 metri; i terreni su cui sorgono le formazioni di cui ai commi 1 e 2, temporaneamente privi della vegetazione arborea sia per cause naturali, compreso l'incendio, sia per intervento antropico, non perdono la qualificazione di bosco"
(art.4 della L.R. 16/96 e s.m.i.)

Non è detto che i boschi debbano per forza essere recintati e rientrare nelle zone A di parco. Prova ne è che a Cefalù si trovano aree perimetrate come bosco anche all'inizio della strada della Ferla. Tali aree, però, devono risultare da apposita perimetrazione, che nel caso del Comune di Cefalù è stata predisposta dal Prof. Raimondo nel 2002, a supporto della stesura del nuovo P.R.G.
Se, come in realtà è, l'area in questione non è perimetrata come bosco, e se l'Ente parco ha dato Nulla Osta, in quanto all'interno delle zone "D" è consentita anche l'edilizia residenziale, non si può fare altro che prendere atto della legittimità della costruzione.
Nulla vieta, comunque, che se un cittadino o un'associazione ritengono che nell'effettuazione della perimetrazione siano state commesse delle sviste, possano inoltrare al proprio Comune ed agli enti di competenza, una richiesta di revisione della stessa, allegando possibilmente una cartografia e della documentazione fotografica. Per questo si possono coinvolgere i media, l'opinione pubblica e la collettività, anche organizzando incontri, o dibattiti e manifestazioni.
Starà poi ad un'amministrazione attenta rispondere alle istanze della collettività.
Sarà un concetto astratto ma la vedo come unica strada perseguibile. Le leggi non possono essere aggirate nè violate, al massimo cambiate. Il problema è che finora le istituzioni non hanno mai manifestato questo tipo di attenzione.
Mauro Caliò

ritratto di Alexandre Morello

Sicuramente le mie

Sicuramente le mie conoscenze non sono complete e non ho mai avuto la pretesa di pensarlo, così come non è mai stata mia prestesa sostituirmi alla legge e all’ente Parco (anche se mi piacerebbe vederlo agire dalle nostre parti per lo scopo per il quale è stato istituito e non per dare autorizzazioni a costruire sul suo territorio).
Comunque, ciò che Lei definisce sterpaglie ed erbacce viene comunemente chiamata “macchia mediterranea” in cui sono presenti tanti alberelli (in quanto nelle nostre zone non è altro che un’evoluzione della foresta che è stata degradata nel corso del tempo da vari fattori antropici quali il taglio di legname, il pascolo intensivo e soprattutto gli incendi).
Ammetto che non conosco tutti i particolari di quel terreno anche se non ho notato i muretti a secco e gli olivastri che di solito crescono dove in un tempo ricordabile a memoria d’uomo sorgevano gli uliveti, ma non è per niente improbabile che nel mezzo della macchia vi si trovano oppure che vi venivano coltivati castagni, frassini da manna o atri alberi da frutta che non lasciano traccia dopo il passaggio di più incendi (e di tratturazioni) ed in ogni caso sono convinto che sia stato una volta, almeno per un certo periodo, in parte coltivato, così come molto probabilmente lo era un tempo l’odierno “bosco di Guarneri”.
Infatti anche la riserva integrale di Guarneri un tempo era luogo di pascolo e molto probabilmente di agricoltura come lo testimoniano i resti di antiche “mannare” e di un pozzo scoperto alcuni anni fa dagli operai forestali. Che sia poi diventata zona A a differenza dei terreni circostanti è sicuramente da attribuire al fatto che sia una proprietà comunale di circa nove ettari che già parecchi anni prima dell’istituzione del Parco delle Madonie era stata affidata alla Forestale che vi aveva realizzato degli interventi di rimboschimento come lo testimoniano gli alberi disposti a filari (ed che è quindi in parte artificiale) ma da un punto di vista scientifico non esiste alcuna differenza (se non quelle date dall’altezza sul livello del mare, dalla esposizione al sole e dalla frequenza degli incendi) tra i terreni non coltivati e ricoperti da almeno diversi decenni da una fitta e ricchissima vegetazione arbustiva ed arborea, della zona compresa tra Sant’Ambrogio, Saponara, Guarneri ed il burrone di Malpertuggio in zona A, B, D o fuori dal perimetro del Parco.
Il fatto che per la costruzione della casa non è stato abattuto nemmeno un albero non lo possono provare né io né Lei né tantomeno le foto che ho scattato anche se a mio modesto parere, è poco probabile.
Per rispondere alla sua ultima domanda, per garantire l’ambiente e l’uguaglianza, oltre alla legge umana, che ha abondantemente mostrato i suoi limiti, proporrei il buon senso.
Ma non si preoccupi più di tanto, ormai lo scempio è stato effettuato, non ho voglia di battermi da solo contro un sistema molto più forte e al di sopra delle mie risorse, sono stanco, e non è mia intenzione cercare di bloccare i lavori, lasciando poi uno scheletro di cemento armato come ricordo per i prossimi cento anni, che venga costruita questa casa, possibilmente il più eco-compatibilmente possibile secondo (e nonostante) i vincoli della legge…