I soldi potrebbero esserci ...........

ritratto di Giusi Farinella

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Il Comune possiede immobili e terreni per svariati milioni di euro.
Metterli sul mercato sarebbe doppiamente vantaggioso: il Comune farebbe cassa e si rilancerebbe l’edilizia
Chi ha debiti vende un pezzo del patri­monio, non è scoprire l’uovo di Colombo.
Poi evidentemente non si dovrebbe rimettere a far debiti.

Quando i nostri amministratori tirarono fuori la parola d’ordine «vendere vende­re vendere», sono stati gabellati dai signori delle cifre, quelli che danno i numeri secondo convenienza, quelli che parlano anche di vendere ma non ai privati ma al Parco o quelli che dicono di comprare altri immobili (ex ufficio postale) quindi di fare debiti e magari (esperienza mi dice) poi lasciarli degradare .

Questa è la solo strada diritta, quella giusta, la più breve: VENDERE.

Perché da noi gli amministratori e la pubblica amministrazione sono pletorici, sono agenzie di spesa e di manutenzione in per­dita di immensi e ramificati pa­trimoni immobiliari, aree pron­te a essere dismesse e portate con gran vantaggio pubblico e privato sul mercato degli inve­stimenti.

Vendere e crescere so­no sinonimi naturali, due facce di una politica virtuosa.

Altro che diminuire il nume­ro degli Assessori cosa decen­te e da fare ma appena simboli­ca.

C’è da dimezzare il gras­so superfluo in mano pubblica, roba che vale milioni e milioni di euro, una vera liberazione di risorse per la crescita, un gesto che funge da moltiplicatore del­le possibilità di sviluppo e di ric­chezza.

Vendere immobili inuti­­li , altrimen­ti è una svendita povera, vuol di­re puntare sull’impresa, sulla fi­nanza d’investimento, vuol di­re mettere a gara la ricchezza so­ciale affinché si moltiplichi in mani private, crei lavoro e indu­stria, invece di marcire sotto la tutela delle grandi e piccole bu­rocrazie amministrative.

Vuol dire, se la vendita sia accompa­gnata a cambi di destinazioni d'uso, magari ad un regime di incentivi e di agevolazioni che incremen­ta il valore della roba accumula­ta dal comune, abbat­tere l’inerzia stagnante , vendere e priva­tizzare in regime di concorren­za, una corsa a chi arriva primo a cogliere un’occasione gigante­sca di profitto.

La vendita massiccia del patri­monio comunale, se decisa a condi­zion­i eque e convenienti per l’in­vestimento privato, è la vera ri­sposta alla crisi da stagnazione ed è una risposta liberale, che rafforza i poteri della società e ri­duce l’onnipotenza fiscale del Comune.

È il pri­mo passo responsabile verso il risanamento delle casse comunali, è ciò di cui veramente c’è bisogno. Pareggio di bilancio e immissione sul mercato delle occasioni di quanto è oggi inutil­mente pubblico, di quanto è opulento e non strategico, di quanto è inutile e burocratico e costoso: non c’è nulla di meglio da fare, nulla, assoluta­mente nulla.

Tra i privilegi da abbattere c’è la lussuosa inerzia dei cefaludesi.

Diamogli l’osso, facciamoglie­lo pagare al prezzo giusto e ve­diamo se sono capaci di rosic­chiarlo nell’interesse comune.

Viva Cefalù.

(al solito scopiazzato a manca e dritta)

ritratto di Mauro Caliò

Risorse che portano profitto

Chi fa impresa conosce l'importanza dei beni patrimoniali, che in alcuni casi possono rappresentare una vera e propria ancora di salvezza.
In caso di bisogno possono essere alienati o comunque utilizzati quale garanzia per ottenere credito.
L'handicap dell'alienazione è costituito dal fatto che, terminata la liquidità ottenuta, qualora nel frattempo non si sia frenata la produzione di debiti con comportamenti più virtuosi, non ci si trova altro patrimonio da alienare.
Premesso comunque che il patrimonio immobiliare del Comune è sicuramente differenziabile in una serie di beni che potrebbero avere un'utilità pubblica, nonchè da un cospicuo numero di immobili che rappresentano più che altro una zavorra per l'amministrazione, va messo a punto un piano di "valorizzazione del patrimonio immobiliare",
Per far questo, da ente pubblico, è possibile anche ricorrere alla Cassa Depositi e Prestiti, che offre agli enti locali uno specifico servizio di consulenza.
Una opzione comunque interessante e da non sottovalutare, per la valorizzazione dei bani più appetibili, potrebbe essere quella di costituire un fondo immobiliare misto nel quale il Comune, attraverso l'apporto degli immobili, potrebbe decidere di mantenere una quota.
La presenza del capitale privato nel fondo sarebbe garanzia di produttività, che potrebbe tradursi in utili per le casse Comunali; il Comune, inoltre, potrebbe anche mantenere un ruolo nella gestione di alcuni beni nonchè il controllo degli interventi sugli immobili.
Non è un'invenzione ma una strategia già portata avanti da diverse città.