A.T.S. (Azioni Traumatiche di Spartizione)

ritratto di Antonio Franco

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Non mi è ignoto il valore delle Associazioni Temporanee di Scopo (ATS) né mi colloco per mio preconcetto su posizioni ostili a qualunque interazione pubblico-privato: so bene come, in contesti democratici partecipati e in ambiti territoriali dove il senso civico diffuso fa da baluardo a interessi affaristici e/o criminosi, l’iniziativa privata, singola e associata, quando sa rischiare di suo ed essere originale nella progettualità, è una risorsa fortemente integrativa alle potenzialità dell’Ente pubblico e delle Istituzioni. Sento parlare, invece, in modo alquanto bizzarro da un assessore di questa Città di affidamento a privati delle risorse ambientali e monumentali locali tramite l’uso di una ATS e di coinvolgimento di Cefalù in favolistiche “reti ecologiche” che la integrino in un circuito territoriale capace di valorizzarne le qualità. Al di là della fattibilità sul piano delle regole in atto e sul piano dei reali vantaggi economici che l’attuale amministrazione locale è in grado di assicurare a chicchessia, sono certo che le affermazioni di tale assessore non siano la boutade propagandistica del momento e neppure la sprovveduta uscita di un dilettante inconsapevole dell’effettiva situazione territoriale: si è già sperimentato a Cefalù, nel decennio trascorso, cosa voglia dire che Qualcuno dall’esterno ci sia venuto a dire che questa Città è “una bella addormentata” e che non sa valorizzare le sue risorse, che noi indigeni non abbiamo la mente aperta come i manager Metropolitani e siamo primitivi non capaci di utilizzare i Tesori cefaludesi per lo sviluppo locale; le macerie che il modello di gestione Vicari ha lasciato sono sotto gli occhi di tutti, avendo esercitato una creatività da “mordi e fuggi” che ha permesso lauti vantaggi a chi era parte del “sistema” svantaggiando, invece, la collettività in proiezione lunga, dal momento che ha pensato al successo presente senza lasciare Beni fruibili da tutti, ma anzi devastando per tempi indefinibili l’impianto economico-finanziario su cui si regge il Comune. Siccome ancora qualcosa è rimasto indenne dal saccheggio perché tenacemente difeso da alcuni indigeni “più selvaggi” (e sono fiero di farne parte) o perché si sono troppo dilatati i tempi di realizzazione (vedi teatro comunale o palasport), ecco che si torna alla carica con la gestione privata e con le solite affermazioni che “voi locali non capite i beni che avete per le mani” o che “Cefalù è chiamata ad inserirsi in un circuito più ampio” o che “penseremo noi a valorizzarla bene”, ecc.
L’assessore in questione ha fatto capire subito che è venuto qui non per perdere tempo bensì per agire, ma, essendo uno sconosciuto per la politica di Cefalù, molti cittadini si saranno chiesti se non si tratti di un velleitario Carneade che non si è ancora ben reso conto di quanto grande sia il gioco in cui è stato infilato. La mia idea è diversa: anzitutto, sono convinto che mai avrà egli (come anche il sottoscritto) né la fama né le altre qualità di Carneade, insigne filosofo platonico del III sec. a.C. artefice di quel “probabilismo scettico” con cui avrebbe saputo smontare le certezze dell’assessore, mie e di qualunque altro; inoltre, mi pare che, stante la debolezza politica del sindaco e la forza di quegli attori esterni che sono accorsi a puntellarlo per poter gestire Cefalù alla sua ombra, il nostro (in senso lato) assessore si configura come agente (in senso grammaticale) di gruppi politici esterni alla Città che vogliono riprendere il percorso interrottosi quasi tre anni fa. D’altronde, che la nuova giunta Guercio nasca sull’asse politico Vicari-Avanti non mi sembra che sia un mistero per nessuno e che l’assessore in questione sia stato nominato come rappresentante della porzione UDC facente capo a Romano-Avanti-Cordaro non direi sia ignoto ad alcun addetto ai lavori né offensivo per il diretto interessato: per un certo modo d’intendere la politica, essa va così; per me no ma, che volete, sarò limitato e retrogrado! Resta, però, da capire il senso reale dei recenti propositi dell’assessore.
Mi auguro che essi non mirino a rassicurare la centrale direzionale esterna che l’agente è operativo, il canale di collegamento si è attivato e che, dunque, assai presto, quanti attendono segnali dalla giunta Guercio in merito alla gestione privatistica di Beni dai quali trarre sostanziosi profitti saranno accontentati. Si tratterebbe, ovviamente, di un’impostazione politica ricorrente in aree del Paese a basso coefficiente di partecipazione democratica e ad alta concentrazione di potere economico in gruppi ristretti, nelle quali gli intrecci politica-affari non producono benessere diffuso tra i cittadini, ma assicurano profitti sul piano speculativo e su quello elettorale a tutti gli attori forti del fenomeno.
Mi auguro che l’assessore sappia chiarire il ruolo che il Comune intende, deve avere nella prossima gestione di Beni che sono patrimonio collettivo e che non possono essere espropriati ai cittadini per garantire introiti a gruppi o singoli privati: non ci si lasci stregare dalle perline e dagli specchietti di una presunta creazione di opportunità lavorative, anche da parte di imprenditori privati dei rami, ad esempio, alberghiero o edilizio; tutti abbiamo imparato in che modo tali opportunità sono gestite nei contesti a guida privatistica in stretta relazione con amicizie politiche, cioè in termini clientelari, precari e di sostanziale soggezione o sfruttamento dei lavoratori, specie se giovani o sprovveduti.
Un’impostazione politica siffatta mi vedrà sempre contrario, perché per il sano intervento di privati che vogliano davvero rischiare l’investimento per una crescita condivisa c’è bisogno di un Pubblico che funzioni da autorevole riferimento, c’è bisogno della partecipazione più ampia del corpo civico a scelte che coinvolgeranno tutti, c’è bisogno di poter escludere che potentati affaristici o (peggio) criminosi possano farsi forti di canali legittimi per foraggiarsi, c’è bisogno, insomma, che Comune e cittadini di Cefalù siano tenuti al sicuro da, appunto, Azioni Traumatiche di Spartizione. E questo, nel momento presente, mi sembra impossibile da poter assicurare, nella sua completezza e da parte di qualunque amministratore. Molto più realistico e sicuro sarebbe che il Comune si ponesse alla guida di un percorso di coinvolgimento dei cittadini, associati e non, per gestire in economia le sue risorse (penso alla Rocca, al teatro, allo stadio, alla Corte delle stelle, in relazione con la Provincia al Palasport e a tanto altro), chiamando a concorrere, di volta in volta, bene per bene, le associazioni e i privati che possano davvero condividere una crescita con la collettività fornendo prestazioni in grado di valorizzare le risorse umane locali, specie giovanili: il tutto severamente inserito in regole, normative e regolamenti che, permettendo il vantaggio di tutti gli attori, rendano virtuoso l’interesse comune e diano profitto all’Ente in cui tutti siamo rappresentati, cioè la Città.
Non so se tali idee siano paragonabili all’alto profilo di quelle provenienti dalla Metropoli meglio amministrata d’Italia, cioè Palermo, dove il know how (il sapere all’avanguardia) di Simona Vicari o del solerte assessore novello hanno trovato diffusa applicazione con evidenti risultati: forse, a mio avviso, sarebbe stato e sarebbe più proficuo che cotante intelligenze metropolitane si impegnassero per trovare soluzione, con maggiore umiltà, ad almeno uno dei secolari problemi di Palermo, invece di partecipare a quel “mercenariato” della politica che prevede la sperimentazione in provincia di modelli gestionali spregiudicati, che a Palermo sono impediti da problemi endemici in alcune zone da Terzo Mondo, dalla complessità sistemica del Potere politico-burocratico, dal diffuso e articolato controllo della malavita metropolitana, dall’ostilità dei cittadini verso i costi dell’intervento privato. In provincia tutto pare più semplice: gli indigeni sono più buoni e ospitali, la burocrazia e i politici meno pretenziosi o smaliziati, l’imprenditoria più disposta a collaborare con gli esterni, le risorse più appetibili perché meno degradate e meglio sfruttabili nell’immediato. Ecco, dunque, che taluni interessi di gruppi o singoli potenti tendono a spostarsi e a radicarsi in provincia, che politici o aspiranti tali dalla metropoli vanno in cerca di fortuna (e talora la trovano) in centri più piccoli e più “colonizzabili” … già, perché di una nuova forma di colonizzazione si tratta!
Cefalù – ritengo – ha le risorse professionali, culturali, etiche, umane insomma per gestire i propri Beni d’ogni genere e deve avere la spinta democratica ad una maggiore partecipazione nelle scelte e nell’amministrazione del patrimonio locale, senza escludere il contributo di intelligenze esterne alla Città, persino nazionali e internazionali (Cefalù è Cefalù da sé, le Madonie sono le Madonie, anche e soprattutto senza la Metropoli, anzi proprio in antitesi ad Essa): ma tali intelligenze esterne se le deve scegliere volontariamente e in modo consapevole, progettuale, non per imposizione dall’alto e per causa di strategie politiche d’accatto o pianificate che siano, ma sempre giocate sulla pelle dei cittadini.

ritratto di Vincenzo Garbo

Una nuova 'multinazionale' dello sfruttamento delle risorse?

L’idea di far gestire l’enorme patrimonio storico, culturale, naturalistico e archeologico di Cefalù da una grande Associazione Temporanea di Scopo mi pare essere molto grave per la nostra città, perché esproprierebbe l’intera collettività dei suoi beni, a beneficio di pochi soggetti. Questa operazione, mi sia consentito il parallelismo, mi sembra somigliare molto alle magre royalties pagate, in talune Nazioni, dalle multinazionali dei paesi ex coloniali per lo sfruttamento degli immensi giacimenti di preziose materie prime. Cosicché, negli stati in questione, gli unici a beneficiarne sono i ceti dirigenti a scapito della collettività che continua a vivere in misere condizioni. Cefalù è, in sé, un’enorme concentrato di bellezza e di potenzialità di sviluppo, mi auguro che non abbia mai a realizzarsi qualunque ipotesi che possa consentire lo sfruttamento di queste enormi ricchezze da parte di qualche ‘multinazionale’, all’uopo costituitasi, a scapito dell’intera collettività, magari in cambio di una misera royalty buona soltanto per consentire di riparare qualche buca dalle strade.

ritratto di Angelo Sciortino

Tranquillo, l'Assessore ha promesso

Ha promesso un pubblico dibattito sul tema entro il mese di gennaio. A febbraio sapremo, quindi, se abbiamo saputo difendere la nostra Cefalù oppure sapremo che l'Assessore non è stato di parola e ha promesso con la stessa facilità e lo stesso risultato con cui il Sindaco aveva promesso una discontinuità dalle precedenti amministrazioni.
Un po' di pazienza, due settimane passano presto.