Vendita macello consortile-asta deserta

ritratto di Rosario Lapunzina
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E' andata deserta per la terza volta l’asta pubblica per la vendita dell’immobile ex macello consortile sito in contrada Torretonda a Cefalù.

Per la vendita, fissata per oggi 18 gennaio per un importo di 650.000,00 euro, non sono state state presentate offerte.

ritratto di Pino Lo Presti

Quale scenario se non riescono le vendite?

Tempo fa parlando, con l'ex neo-ass.re Spallina di Bilancio e infauste ipotesi di "dissesto finanziario", lui diceva:

"Perché se non rispettiamo le scadenze ..."

Domanda: Se non riuscissero le vendite di quei Beni immobili?

Risposta: "Non riusciremmo a rispettare le scadenze".

D.: "Quindi è fondamentale questa vendita"?

Re: "Lo è certamente, assieme al risparmio. Purtroppo i debiti ci sono e continueranno a crescere se non si prende subito atto della situazione. (...)
Io mi auguro che non si arrivi proprio al peggio; che sarebbe il "dissesto" finanziario"!

D.: "Un´ipotesi credibile di configurazione di un "dissesto" potrebbe essere quella della mancata vendita dei Beni"!

Re: "Questo, ma anche la "non riscossione delle entrate"; questo è un altro grosso problema"!

ritratto di Nicola Pizzillo

Purchè non si svendano

infatti questo potrebbe verificarsi se tutti gli incanti andassero deserti.
L'amministrazione sarebbe costretta ad abbassare il prezzo a base d'asta al di sotto della soglia determinata dalla valutazione di stima, che prende a riferimento il valore di mercato del bene.
Questo comporterebbe minori introiti nelle casse comunali, inferiori alla poste fissate nel bilancio in entrata, creando una parziale scopertura che andrebbe ripianata con altre risorse, ancora tutte da determinare.
A questo punto, ove non si addivenisse alla vendita in tutto o in parte di questi beni immobili, si potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di un loro sfruttamento economico, affidandoli in gestione ad enti pubblici oppure a privati dietro pagamento di un canone di affitto, in alternativa non sarebbe peregrina l'ipotesi di una gestione diretta tramite la creazione di una società di gestione a prevalente capitale pubblico, che agisca sul mercato secondo le norme di diritto privato e che quindi possa realizzare degli utili da riversare poi al risanamento del bilancio comunale, cosa che allo stato il Comune non può fare in quanto vincolato alle norme di diritto pubblico.
Ove neanche quest'ultima ipotesi venisse presa in considerazione dall'amministrazione, il dissesto finanziario sarebbe inevitabile a meno che non arrivasse qualche ciambella di salvataggio dal Governo come è avvenuto per Catania o Palermo, dove sono state stanziate ingenti somme per ripianare l'enorme deficit di quelle città.
La cosa è però altamente improbabile che si possa verificare a Cefalù, posto che il nostro primo cittadino non è espressione del PDL, il partito del premier, ma solo del MPA, autore nella Regione Sicilia di un semi-ribaltone che vede fuori dalla maggioranza proprio i cd. lealisti del PDL (corrente Schifani-Alfano per intenderci), inoltre il nostro è un piccolo paese che non porta certo i voti di una metropoli ed è anche insignificante sul piano economico, non essendo zona industriale ma solo a vocazione turistica in declino.
Sulla dichiarazione di dissesto, non sarei poi così tanto catastrofico, essa presenta tante ombre ma anche delle luci, tema questo che merita un apposito approfondimento.