Giro di vite della Guardia di finanza contro lavoro nero ed evasione

ritratto di Staff

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Un piano straordinario di controllo economico del territorio volto al contrasto dell'evasione fiscale, del sommerso da lavoro e dell'abusivismo commerciale e' stato eseguito dal Comando provinciale di Palermo della Guardia di finanza durante il lungo 'ponte dell'Immacolata. L'attivita', che da giovedi' 8 a domenica 11 dicembre ha visto impegnati il Nucleo di polizia tributaria ed il Gruppo alla sede di Palermo, nonche' le Compagnie di Bagheria, Partinico e Termini Imerese, le Tenenze di Cefalu', Lercara Friddi, Petralia Soprana e Corleone e le Brigate di Carini ed Ustica per un totale di 30 pattuglie, ha riguardato, oltre al capoluogo, i principali centri della provincia.

Le Fiamme gialle hanno passato al setaccio 94 esercizi commerciali, per verificare il rispetto del regolare rilascio dello scontrino o della ricevuta fiscale. Ben 55, pari al 58,51%, sono stati verbalizzati per la mancata emissione dei citati documenti. Piu' in dettaglio i controlli hanno riguardato le seguenti categorie di esercizi commerciali: alimentari (40 controlli di cui 25 irregolari, pari al 62,50%); vendita articoli per la casa (9 controlli di cui 5 irregolari, pari al 55,56%); abbigliamento (16 controlli di cui 8 irregolari, pari al 50%); articoli da regalo (9 controlli di cui 3 irregolari, pari al 33,33%); altri generi (20 controlli di cui 14 irregolari, pari al 70%).

ritratto di Stephen Davola

Come è chiaro, gli esercizi

Come è chiaro, gli esercizi commerciali cercano escamotage per riuscire a districarsi tra crisi economiche, tasse alte e burocrazia contorta (sta di fatto che oltre il 50% ha commesso un'infrazione).
L'evasione fiscale è una reazione ad un sistema che non va bene.
Invece di combattere l'evasione fiscale con questi strumenti punitivi e lesivi nei confronti delle attività dei commercianti (che poi si può immaginare bene chi paga e chi non paga), sarebbe più sensato che lo stato la combattesse tramite altri sistemi (abbassare le tasse sul lavoro, snellire i costi della burocrazia).
E poi la lotta all'evasione danneggia la popolazione: tutti gli introiti lo Stato non è stato in grado di gestirli (spesa pubblica eccessiva,debito pubblico più alto d'europa).
Insomma, più soldi gli dai, più fanno danni aumentando il debito (che dobbiamo pagare noi) e gli interessi sullo stesso.
Chi continuerebbe a dare i soldi a qualcuno che puntualmente li spreca ed anzi si indebita? Noi...ma noi siamo obbligati(ma io non ho firmato contratti!).

ritratto di Andrea Messina

Tu hai firmato un contratto

Tu hai firmato un contratto di proprietà sulla tua casa residente a Cefalù, Italia, e quindi ti obbliga a pagare le tasse relative a questa. I commercianti ricevono una licenza che li obbliga a versare contributi allo Stato. Sono d'accordo sulla mala-gestione dei nostri soldi, ma tranne per questo governo tecnico, è la maggioranza di noi che sceglie da chi farlo gestire.

ritratto di Stephen Davola

Io non ho firmato nessun

Io non ho firmato nessun contratto per il quale possono modificare IRPEF,IVA,IRAP ed aumentare le tasse in generale.
Comunque non sto parlando di legge costruita dalla politica, ma di leggi molto più profonde, l'etica, le leggi naturali.
Ed, a mio avviso, le tasse sono una coercizione nei confronti di un individuo, in quanto non si può rifiutare o meno di pagare le tasse.
E' un furto reso legale dalle leggi.
La struttura formale è identica a quella del pizzo, con una grande differenza: i mafiosi non ti chiedono tanto!
E con questo spero non ci sia nessuno che mi accusi di ritenere il pizzo qualcosa di giusto.

ritratto di Daniele Tumminello

Caro Stephen non sono

Caro Stephen non sono d'accordo con quanto tu dici e ti spiego per quali ragioni. Dire che le tasse sono "una coercizione nei confronti di un individuo", "un furto reso legale dalle leggi" mi sembra un'opinione assai opinabile e forse più viscerale che razionale. Il fondamento del vivere civile, in una società veramente libera, si fonda sul principio che tutti devono contribuire alla crescita della comunità. Lo si deve fare in termini morali ma ovviamente anche in termini materiali. Se io ho un diritto di cittadinanza è soprattutto perchè grazie al mio contributo posso poi rivendicarlo.
E' vero che in Italia c'è una pressione fiscale tra le più alte al mondo e questo ovviamente scontenta tutti, soprattutto perchè non c'è una giusta distribuzione delle risorse. Sprechi, disservizi, inefficienze, politiche sciagurate, tutto ci esaspera e ci porta a dire: dove vanno a finire i soldi che versiamo?
Tuttavia io credo che bisogna lottare per il principio "paghiamo tutti, paghiamo meno", per una fiscalità più equa e solidale, per un aiuto concreto a chi lavora e produce lavoro e non a chi specula o si approfitta del bisogno e della necessità dell'altro. Invece, aborrendo, come dici tu, il concetto di tassa, si rischia di cadere nella più facile demagogia, dimenticando che è attorno a questa forma di partecipazione alla vita dello Stato che basiamo il nostro diritto di sentirci pienamente cittadini.

ritratto di Stephen Davola

"La caccia all'evasore può

"La caccia all'evasore può fare più danno che l'evasione stessa perché è provato che lo Stato spenderà quei soldi ricavati dall'evasore peggio dell'evasore stesso". Ricossa.

Caro Daniele a mio avviso non è l'evasione fiscale il problema principale dell'economia italiana.
Abbiamo un dato preoccupante certamente: secondo stime l'evasione fiscale sta al 27% contro l'11% della media Europea.
Allora è chiaramente sbagliato, come sostieni tu giustamente, che si alzino le tasse per i dipendenti e per un certo tipo di lavoratori che sono costretti a pagare le tasse.
La giustificazione però è questa ed è fittizia: visto che c'è tanta gente che non paga, allora siamo costretti ad aumentare, per necessità, le tasse a chi le paga.
In realtà, i paesi europei che si caratterizzano per aver sofferto la crisi in misura maggiore, tra cui l'Italia, o ad esempio la Grecia, sono paesi con un'impronta economica che è volta ad aumentare l'inflazione e ad aumentare la spesa pubblica, complice una teoria economica che si caratterizza per una pianificazione centrale della stessa.
In realtà, un'economia centralizzata è naturalmente molto complessa anche per chi di economia ne capisce, figuriamoci per Tremonti o per Visco.
In un sistema centralizzato, c'è la concezione che lo Stato è un Papà con la lungimiranza e la capacità di gestire 60 milioni di persone e 300.000 Km quadrati di territorio.
All'interno di un sistema economico centralizzato, anche i minimi sbagli si pagano in misura molto maggiore e con ripercussioni importanti sulla vita della gente.
La spesa pubblica naturalmente è legata alla pressione fiscale, ed entrambe sono legate con rapporti proporzionali, a quanto lo Stato interviene nell'economia.
Lo stato italiano si sobbarca molti costi, in interi ambiti, che potrebbero essere privatizzati e liberalizzati, ed in questo modo si potrebbe ridurre la spesa pubblica.
Purtroppo in un sistema corporativista e sopratutto al sud, di "capitalismo" deviato da influenze politiche e criminali, risulta quanto mai difficile riuscire in questo intento di avvicinarci a paesi con libertà economiche molto più elevate.
Secondo l'indice delle libertà economiche, ed in totale contraddizione con l'idea di aver avuto un governo liberale, l'Italia è alla posizione 87 nel mondo, dietro Burkina Faso e Fiji ad esempio, con un peggioramento, nell'ultimo anno di ben 13 posizioni.
Non è un caso se la Grecia segue l'Italia con un punteggio simile: entrambe all'ultimo posto in Europea, entrambe le nazioni che hanno sofferto maggiormente la crisi.

Quando esagero sulla concezione delle tasse, è unicamente per sostenere un'idea diversa di sistema economico.
Non credo gli speculatori siano un danno per la società e che siano complici della crisi.
Come sai benissimo il termine speculatori deriva dal latino "especula": erano le torri che consentivano di vedere i nemici prima che arrivassero.
Allo stesso modo il compito dello speculatore è intuire i movimenti del mercato prima che essi arrivino.
Il compito fondamentale degli speculatori è comunque quello di fornire liquidità alle aziende e alle attività produttive.
In maniera del tutto coerente, ad esempio, tassare le transazioni finanziarie in maniera differente rispetto al resto dell'Europa o del Mondo, comporterebbe un grosso danno all'economia: gli speculatori semplicemente si sposterebbero in altri mercati più adatti, togliendo liquidità alle nostre aziende, che già riescono ad esportare solo tramite una continua inflazione monetaria.
Questo già fu fatto, ai tempi del fascismo: fino al "25, per quasi 4 anni De Stefani, ministro dell'economia all'epoca, riuscì ad effettuare, senza voler entrare nel merito, delle manovre economiche di stampo liberale che rilanciarono l'Italia.
Purtroppo, alla fine del "25, la ripresa produttiva determinò un rialzo dei titoli azionari ma anche una forte ondata speculativa per cui De Stefani intervenne sulla Borsa per arginare la speculazione e ordinò che tutte le contrattazioni a termine in corso fossero prontamente liquidate.
Anche qui, l’intervento statale sull’economia causò la naturale fuga dei capitali dalla Borsa (che si spostarono in altri paesi dove trovarono condizioni migliori) per cui diventò difficile il finanziamento industriale (e quindi diventò più difficile l’ingresso nell’attività industriale da parte di nuovi imprenditori e da ciò ne conseguì che il sistema tendente al capitalismo cedette il passo ad un sistema corporativistico, il sistema economico per cui il fascismo è rinomato).
Da questa manovra, e poi con Volpi, successore di De Stefani che mantenne uno stesso indirizzo economico, iniziò e continuò il disastro nel quale il fascismo portò l'Italia (sotto vari aspetti non ultimo quello economico) per quel brutto ventennio.

Mi fermò qui perché scriverei veramente troppo e l'argomento è veramente interminabile e se ne potrebbe parlare per giorni (lontanissima da me l'idea di aver ragione, esprimo solo il mio punto di vista).
Non mi dispiacerebbe poterne discutere giovialmente dal vivo.
Grazie!

ritratto di Angelo Sciortino

Intanto un grazie per aver

Intanto un grazie per aver citato Sergio Ricossa. Poi, non posso esimermi dal complimentarmi con te per la tua ottima sintesi.
Purtroppo i finti politici italiani credono che si possa governare un paese con i paraocchi ideologici e quindi ogni argomentazione scientifica e razionale non trova ospitalità nella loro mente. Sanno fare soltanto promesse mirabolanti, alle quali tutti credono, perché credono ai miracoli. Se un giorno un astronomo, imitando gli pseudo economisti alla Tremonti a alla Keynes, dicesse che può cambiare il movimento delle galassie in barba alle leggi di fisica astronomica, in grande maggioranza la gente ci crederebbe.
Pazienza e sopportazione, ricordando le parole del Salmo: "Signore, tu ci hai dato la conoscenza per farci soffrire".