Il gruppo Triscele al Teatro Cicero

ritratto di Daniele Tumminello

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Sabato scorso, 11 febbraio, la compagnia teatrale Triscele dell'ass. culturale Polis Kephaloidion, ha presentato, nella suggestiva cornice del Teatro Cicero, la commedia "Tre pecore viziose".

Gli attori, diretti dalla sapiente regia di Toti Barranco, hanno divertito il pubblico, che nonostante il freddo e la serata piovosa, ha partecipato numeroso, riempiendo il teatro in ogni ordine di posto (i palchi inagibili, "questa volta" sono rimasti rigorosamente interdetti).



Lo spettacolo è risultato piacevolissimo, sia per l'interpretazione degli attori, sia per le scenografie e i costumi, che ancora una volta rendono pieno merito al lavoro di tutta l'associazione, tra le più attive in città, per pluralità di interessi e continuità nelle attività.


Riprendendo l'auspicio rivolto da Massimo Portera al termine dello spettacolo, ci auguriamo davvero che il teatro Cicero possa essere sempre di più uno spazio aperto ai cittadini e per i cittadini, capace di catalizzare e promuovere l'impegno artistico e culturale della città. Il primo passo è, innanzitutto, la soluzione definitiva del problema della completa fruibilità degli spazi destinati al pubblico, una fruibilità che non può rimanere parziale per molti, ed eccezionalmente totale per il piacere di pochi (leggasi presentazione del Libro di Sgarbi).



Le foto che pubblico in questo articolo mi sono state concesse da Salvatore Portera.

ritratto di Marco Manera

Applausi

Il gruppo teatrale "Triscele" è una bella realtà di Cefalù. Col loro impegno, infatti, si afferma la forza aggregativa e formativa dell'arte teatrale. La presenza sul nostro territorio di vari gruppi che si dedicano al teatro è la testimonianza più forte di come quest'arte sia amata nella nostra città. Quest'estate ho avuto il piacere di assistere alla loro interpretazione di questa commedia e mi sono molto divertito. Purtroppo, a causa di impegni di lavoro che mi terranno lontano da Cefalù, non potrò seguire la replica di giovedi al teatro comunale. Ripropongo, però, l'intervento introduttivo alla visione dello spettacolo che scrissi quest'estate, augurando a tutta la Compagnia di continuare a cercare nel teatro la gioia di stare insieme e ad essere orgogliosi di regalare al pubblico qualche momento di serenità.

"Tre pecore viziose" è una commedia di Eduardo Scarpetta, scritta nel 1881. L'autore partenopeo è considerato spesso una sorta di Goldoni del sud. La vicinanza con l'autore veneziano è data essenzialmente dal numero enorme di commedie scritte, mentre la differenza lampante è che Goldoni ha compiuto una delle più grandi riforme della storia del teatro, sancendo il passaggio dalla commedia dell'arte al teatro moderno.

Di Eduardo Scarpetta si conoscono 118 commedie ma certamente ne ha scritte molte di più. La prolificità era data dal fatto che la compagnia teatrale doveva avere un repertorio enorme per essere in grado di fornire storie diverse ad un pubblico che non aveva altri svaghi fuorché il teatro. Era tanta la necessità di testi nuovi che molto spesso il capocomico Scarpetta traduceva in napoletano dei vaudeville francesi (ad esempio la commedia "Un turco napoletano", resa celebre dall'interpretazione cinematografica di Totò, era tratta dal vaudeville di A.N. Hennequin "Le Parisien" e anche "Tre pecore viziose" è l'adattamento di un altro vaudeville di Hennequin).

Non esistendo sovvenzioni pubbliche per il teatro e per i teatranti, allora visti come guitti, la presenza del pubblico era l'unica garanzia di un pasto quotidiano. Tutti dovevano prodigarsi affinché il teatro fosse sempre pieno.

Il teatro San Carlino di Napoli, nel quale agiva Scarpetta, aveva dei balconi in corrispondenza con i camerini, da cui gli attori si affacciavano e invitavano il pubblico ad accomodarsi, a comprare il biglietto, oppure semplicemente a godersi le gambe delle attrici. Da quei balconi si affacciavano anche i giovani Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, figli illegittimi di Scarpetta e attori della sua compagnia.

La fidelizzazione del pubblico avveniva attraverso la maschera di Felice Sciosciammocca, interpretato da Scarpetta e presente in tutte le sue commedie. La presenza di questo personaggio era garanzia di risate e quindi di successo dello spettacolo. Le trame delle commedie erano molto semplici e l'improvvisazione regnava sovrana. Un repertorio formidabile di gag a soggetto accompagnava lo svolgimento della storia, facendo sconfinare molto spesso la commedia nella farsa. La recitazione era quasi sempre sopra le righe, soprattutto nelle caratterizzazioni delle figure del popolo.

"Tre pecore viziose" vuole stuzzicare il tema, da tutti facilmente comprensibile, dei tradimenti extraconiugali. Tre uomini, (Fortunato, Camillo e Felice) tutti e tre sposati che, a dispetto delle mogli, se la spassano con altrettante donne, alle quali lasciano credere di essere scapoli e di avere la serissima intenzione di sposarle.
Trattandosi di un "vizio" ancora oggi molto diffuso, ce n'è abbastanza per una serata divertente.

Aggiungo, concludendo, che nel 1915 Gino Rossetti realizzò un film tratto da questa commedia. Si trattava degli albori di un'arte cinematografica che puntava molto sul teatro, sia per quanto riguarda i testi, sia per quanto riguarda gli interpreti (ne è un esempio il nostro Angelo Musco, interprete dei film tratti dalle commedie di Nino Martoglio).

Applausi, dunque, anche da parte mia.
Ad maiora.