Quando non si “ama” la città ma si “amministrano” solo i suoi beni.

ritratto di Pino Lo Presti

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l’interno gremito, la gente sulla porta ...

Erano decenni che non si verificava una morte sul lavoro a Cefalù;

-... e sulla piazza

...incidenti, più o meno gravi, ma nessuna morte.

Una morte sul lavoro non è più grave di una qualsiasi altra morte - nella sfera “personale” delle persone coinvolte -; ma lo è nella sfera della collettività, perchè il rapporto di lavoro è “oggetto” costitutivo fondamentale della organizzazione sociale, e parte centrale delle sue norme.
Sul principio primo costituzionale che afferma il diritto al lavoro - come base della libertà e della dignità del cittadino -, sono stati costruiti Testi Unici, Leggi, Regolamenti, Norme allo scopo di garantirne il godimento in regime di massimo rispetto per la vita umana dei lavoratori.

Di tante cose si può fare a meno, e vivere lo stesso, ma del lavoro, no; se non si è tra i privilegiati o tra i disonesti. L’esperienza della fatica del lavoro accomuna (tranne le suddette eccezioni) tutta l’umanità, di ogni tempo, e di ogni luogo della terra. Ognuno che conosca il lavoro non può, svolgendolo, non sentirsi di partecipare di un destino universale, che accumuna tutti gli uomini, e provare solidarietà e fratellanza per tutti loro. Vi sono anche altri Epos, ma questo, della comune fatica del lavoro, è ancora vivo nel popolo di Cefalù.

Non colpisce soltanto la sorte di un uomo al centro della sua vita e della sua giovane famiglia: o di un Collega, un amico, uno di Noi - come lo saluta l’amico Nastasi -; fosse stato “uno in proprio”, non meno sarebbe grave, ma qui c’è anche qualcosa di “sociale”, di “contrattuale”, come causa che si aggiunge alla “Sorte” personale!

La Magistratura sta accertando le responsabilità. Sarebbe per noi un buon augurio - da accogliere con gioia - se non vi fossero responsabilità in carico ad altri, ma - a detta di molti - il problema c’è, in questo paese.

Si parla di una piazza Diaz, nelle prime ore del mattino, tale da suggerire ad alcuni un accostamento a Rosarno (“gente che viene da tutte la madonie”, nel nostro caso), di situazioni diffuse di lavoro in nero, o sottopagato, situazioni contributive “cabalistiche” (almeno: “strane”), pagamenti non sempre puntuali e non sempre completamente effettuati e infine di un generale convincimento: “a me non può succedere” , che vale sia per l’operaio che per l’imprenditore.
Si parla di una sostanziale cultura - per alcuni - della “sopravvivenza nel libero mercato”, - per altri - della “illegalità”.
Si parla di una sostanziale esperienza di sofferenza che accumuna tutto il mondo, specie attuale, del lavoro.

La prima vittima - certamente quella, a noi cefalutani, la più vicina - è Salvatore: la prima vittima sacrificale del “Mostro” che, nei nostri giorni, sta divorando la serenità di tanti lavoratori, nostri o non nostri, concittadini, nel circondario!
Il cuore di Cefalù, quello più antico, non ha reagito, solo, colpito dalla potenza del Fato; ma anche dalla “non capacità di Giustizia” degli uomini, e quindi delle Istituzioni.

Forse la presenza di tanti è stata attorno alla stessa domanda: è Giusto o c’era o c’è qualcosa da fare?

Una domanda collettiva di tale natura avrebbe richiesto una qualche forma di “Intesa”, di una manifestazione della propria “vicinanza”, da parte delle Istituzioni governative locali, ufficiali.

Mai, come in queste occasioni, si comprende la distanza di ”certa politica” dai sentimenti della città.

Se la scomparsa di Elisa è stata un lutto per l’Epos “artistico”, nella nostra città; quella di Salvatore - senza dubbio - lo è stata per l’Epica del Lavoro e della Giustizia sociale!
Perchè non un giornata di lutto cittadino? Non è stato anche lui un “eroe”?
Tutto quel popolo era fatto solo di colleghi parenti, amici?

Eroe è chi viene eletto a “uno di noi”!
Dall’alto ci dicono: non siamo “di voi”

Qui si preferisce innalzare statue solo a quelli di “valenza turistica”!

Speriamo almeno che, dopo essere rimasta fuori dalla porta della Chiesa, ore, qualcuno del “Governo” vada dalla sua famiglia a chiedere, a nome di tutti, se può essere utile, almeno in qualcosa, per la moglie e i figli!

- l’uscita da v.lo Purgatorio

-in piazza, l’attesa

- la “macchina” è pronta ma ...

la coda del corteo ancora esce dalla piazzetta del Purgatorio...

... che, sul lato opposto, si affaccia già su piazza Garibaldi (quella folla non è simile al Manto, steso, dalla Madre, ad accogliere il corpo del proprio Figlio deposto ..., lì in cima al corteo di gente, portato a “braccia” dai compagni di vita?

- quest’uomo, giunto d’improvviso, grida: “arrivederci, Salvatore”, una, due volte, come, a tratti, nella Processione di agosto, è possibile udire, dal silenzio composto della folla, lacerante il grido, l'invocazione: “evviva, evviva u Gesù Salvatore”!

-l’impalcatura

-la tettoia, l’antenna

ritratto di Saro Di Paola

MAI !

MAI VORREMMO SAPERE DI UNA TRAGEDIA DEL LAVORO !

MAI AVREMMO VOLUTO SAPERE DI UNA TRAGEDIA DEL LAVORO A CEFALU'!

MAI AVREMMO VOLUTO SAPERE DI TUTTO IL RESTO!

NO!
NON SAREBBE DOVUTO ACCADERE!

La Città è stata ferita tre volte!

ritratto di Mariapia Garbo

è accaduto nella mia città?

non ci sono commenti d'aggiungere le foto dicono tutto, solo vorrei aggiungere come si può lavorare in simili condizioni, come si possono accettare certe condizioni per un pezzo di pane,forse ai tempi di mio nonno le impalcature erano più sicure, la foto dell'impalcatura è orribile povero totò, come ancora possono succedere nel 2010 queste circostanze, sento i tg, acadono nelle altre città ma oggi è successo nella mia città, non ci credo, poi guardo queste foto, poi penso il primo cittadino non partececipa, dovè, io ero li quando lui si candidava, eppure oggi in questa giornata toccante per ogni singolo cittadino anche per i più piccoli non era presente.Ora anche Cefalù è fra quelle città dove è accaduta una morte durante il lavoro e qualsiasi siano le motivazioni le cause di questo orribile incidente, una cosa è certa Toto Glorioso non è più fra i nostri concittadini viventi di questa Cefalù.Addio Totò