Il Conte di Montecristo in Municipio

Ritratto di Angelo Sciortino

25 Aprile 2014, 19:36 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

Versione stampabileInvia per email

Forse non tutti sanno che il valore di un uomo si misura, secondo una vulgata corrente, dal successo elettorale che ottiene, se si dà alla politica, o dalla ricchezza che riesce a conquistare, se si dà agli affari.

La cosa potrebbe non farci meraviglia. Ricordo di aver letto da ragazzo nel Conte di Montecristo la risposta che uno dei personaggi diede a chi gli chiedeva come mai quell'uomo era conte: “in un'epoca in cui il denaro è re, tutti possono essere nobili”.

Oggi, però, l'uno e l'altro, il politico o l'uomo d'affari, non si accontentano più di un titolo nobiliare, ma vogliono onori più tangibili e più prosaici. Non soltanto finanziariamente – il che sarebbe un danno poco grave per i cittadini – ma vogliono anche l'onore dell'infallibilità.

E così si chiudono nelle “segrete stanze”, dove discutono non dei problemi veri della società, ma dell'eco che giunge alle loro orecchie. In questo modo i problemi sono soltanto un'occasione per esercitarsi nell'arte dell'inganno, servendosi dello strumento della parola. Parole che vengono fuori come risonanza dell'eco, per cui sono prive di qualsivoglia riferimento concreto.

Sono soltanto promesse, che vorrebbero tacitare l'eco, ma non la voce reclamante soluzioni. Esse servono solamente a negare ogni ragion d'essere a ogni pensiero dissonante, che critica e consiglia inutilmente.

Ogni cittadino dovrebbe aver la pazienza di riascoltare attentamente i dibattiti consiliari, soprattutto nelle parti riguardanti la cosiddetta maggioranza, per farsi un'idea di quel che dico. E se non bastasse, potrebbe rileggersi i comunicati del Sindaco oppure potrebbe richiamare alla memoria le innumerevoli manifestazioni improvvisate, con nessun'altra spinta concettuale, se non quella di apparire.

Il cittadino attento potrebbe pure passare in rassegna non soltanto gli interventi privati in danno del paesaggio e delle antiche architetture tradizionali, ma persino quelli dell'Amministrazione pubblica, che sembrano troppo spesso dettate da incompetenza. Degli uni e degli altri ne abbiamo parlato più volte e, con buona pace degli infallibili, ne parleremo sempre, quando sarà necessario. Lo dichiariamo a chiare lettere, perché essi sappiano che non potranno continuare impunemente a decidere nel segreto del futuro della nostra Città.

Ricorderemo anche tutte le volte che hanno taciuto, pur di non riflettere sulle critiche rivolte loro su scelte sbagliate a proposito del dissesto, del mancato rispetto del litorale, degli interventi sbagliati a tutela degli angoli caratteristici del paese, della incapacità a risolvere il problema dell'acqua, dell'improvvisazione nell'organizzazione degli eventi, dell'assenza totale di una strategia del turismo: ci ricorderemo di tutte queste cose e ci formeremo un giusto giudizio su chi in questi ultimi due anni ha (dis)amministrato il Paese, credendo di essere l'unico in grado di farlo e sparando ad alzo zero le sue cannonate demagogiche contro il passato e contro la povertà delle casse comunali, con il solo scopo di essere assolto.

Tutta questa inviperita demagogia ha funzionato forse nel primo anno d'amministrazione, ma ormai la stragrande maggioranza dei cittadini se ne dichiara stanca. Essi sembrano ormai disillusi e il sentirsi tali è giustificato da tutti i cinque sensi: l'olfatto, per quel che riguarda il depuratore mal funzionante; la vista, per il continuo oltraggio al patrimonio artistico e naturale; l'udito, per il totale inquinamento acustico del Centro Storico, invaso da motorette e karaoke improvvisato; il gusto, ormai perduto per l'assenza di prodotti alimentari locali e per l'uso esagerato di sale; il tatto, che non permette più di toccare senza rischi persino i fiori lungo le vie cittadine, troppo coperti del nero dello smog, che ne nasconde persino il colore naturale (avete mai visto in natura le margherite grigie?!).

Di fronte a questo sfacelo culturale, politico, economico e sociale si pone un'Amministrazione senza competenza, che confonde l'azione con l'agitazione, come nel caso del turismo, quando passa dai Russi ai Tedeschi con quella che i Francesi chiamano irresponsabile nonchalance, che per noi diventa noncuranza.

Allora la domanda diventa una soltanto: sopravviverà Cefalù? Soltanto in una sfera di cristallo potrà leggersi una risposta ottimistica, per chi ha la fantasia di crederci, perché per la ragione umana la risposta non può che essere NO!

A meno che...