Cefalù e l'assenza di regole

Ritratto di Angelo Sciortino

30 Aprile 2014, 10:13 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Persa ogni lucidità, i politici di ogni livello ci tempestano delle affermazioni più incredibili e sembrano felici soltanto di considerare le loro vuote parole un evento. In altri termini, hanno sostituito la comunicazione dell'evento con l'evento della comunicazione. Ai coltissimi consiglieri di maggioranza la decisione di scegliere se siamo in presenza di una metonimia o di una sineddoche. Comunque, i proclami di questi politici e i loro comunicati sono essi stessi un evento, anche se non riflettono qualcosa di concreto.

Si pensi, per esempio, alla lunga sequela di comunicati del Sindaco di Cefalù, mai seguiti da fatti concreti. L'elenco di tali comunicati-proclami sarebbe purtroppo lungo e mi affido alla memoria dei lettori, allo scopo di risparmiare tempo e di non tediarli, ripetendo cose già dette e ripetute.

Sta di fatto che, metonimia o sineddoche che sia, noi stiamo vivendo un particolare momento storico, in cui spicca l'assenza di ogni logica e di ogni regola, pur di far spazio all'agitazione populistica. È come se fossimo alla terza fase dello sviluppo politico, che i saggi Greci chiamavano demagogia, facendola coincidere con il ritorno della tirannia.

Proprio come accade oggigiorno a Cefalù: nessuna regola o regole non rispettate, specie nel caso della conservazione del Centro Storico o in quello dello sviluppo urbanistico. In fondo, senza regole prevale la volontà di chi comanda, che finisce con il considerare se stesso legibus solutus come i tiranni della storia. E, ancora peggio, anche i suoi amici o i suoi semplici sostenitori si comporteranno come se fossero al di sopra delle regole.

C'è da dire che la cosiddetta burocrazia dovrebbe rimediare all'agitazione del demagogo di turno in nome delle regole, ma preferisce attenersi al principio del non conforme, ma compatibile, che non evita lo strapotere dello stesso demagogo, ma finisce con l'esserne il sostegno o il complice.

Accade, talvolta, che qualche cittadino si appelli alla Magistratura, quando gli viene negato un diritto. In questo caso, qualora il cittadino ricevesse dal magistrato garanzie, a pagare saranno i cittadini tutti e non il demagogo o il burocrate.

Se non è tirannia questa, non saprei trovarne esempi nella storia. L'unica differenza è che quella temuta dagli antichi Greci era più intelligente dell'attuale, nutrita soltanto di ottusità.