Parcheggio al porto e il cane dell'ortolano

Ritratto di Angelo Sciortino

2 Giugno 2014, 12:47 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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La codardia è la viltà morale, che consiste nel non praticare né il bene né il male. Essa appartiene a coloro che amano essere considerati non colpevoli, ma non si preoccupano nel contempo di essere innocenti. La saggezza popolare siciliana ripeteva lo stesso concetto, quando diceva di qualcuno che egli era come il cane dell'ortolano: né mangia né fa mangiare.

Questa premessa mi è venuta in mente, riflettendo su una questione, che ha sollevato un vero e proprio vespaio di polemiche e ha costretto persino il Sindaco a una sua dichiarazione pubblica, come può leggersi nel seguente link: http://www.cefalunews.net/2014/?id=39466.

Di che cosa si tratta? Ma dei parcheggi al Porto per i bus turistici, che dovranno pagare per la sosta. L'area di parcheggio è stata data in concessione a un privato dall'Assessorato al Territorio – sezione Demanio Marittimo. La concessione è stata preceduta dall'affissione all'Albo Pretorio del Comune della richiesta, così come prevede la normativa. Nei trenta giorni di pubblicazione nessun privato ha presentato ricorso né ha chiesto di volere per sé la concessione, che in questo caso sarebbe stata messa all'asta con un bando pubblico. Neanche la stessa Amministrazione comunale ha fatto richiesta per sé né ha richiesto particolari impegni da parte del privato.

Questo stesso privato, come mi è stato confermato dal Presidente uscente del Museo Mandralisca, si è offerto di sottoscrivere una convenzione con il Museo per versare il 7% dei suoi guadagni. Altrettanto sembra che voglia fare con il Comune, dando un altro 7% per sostenere le spese della festa del Protettore e un altro ancora per contribuire a interventi sul Lungomare.

In considerazione che il costo di parcheggio è inferiore a quello praticato in altre città turistiche siciliane come Taormina o Sciacca, non mi sembra che il fatto sia meritevole delle polemiche in corso. È ancor meno meritevole di polemiche, se si considera che Cefalù, nonostante il suo deficit finanziario, rimane l'unico paese turistico siciliano a non prevedere una tassa d'ingresso per gli autobus turistici.

Si dà il caso, però, che il privato titolare della concessione abbia la sfortuna di essere figlio di un consigliere comunale, ma non di un consigliere qualsiasi, perché è figlio del consigliere che è passato dall'opposizione al Sindaco al sostegno. Questo fatto ha spinto i tanti cani dell'ortolano ad abbaiare alla luna, ma non indicando con competenza quali sono le cose vere, alle quali porre attenzione per difendere l'orto, cioè gli interessi di Cefalù.

Nessuno, infatti, nelle sue polemiche ha fatto riferimento al fatto che proprio il Sindaco, abituato a fare comunicati persino sulle sue affettuose visite per i compleanni dei centenari, in questo caso, venuto a conoscenza della richiesta di autorizzazione, non ha fatto un suo doveroso comunicato ai cittadini. Tanto più che questo silenzio ha dato la stura ai più svariati sospetti, anche ingiusti, sullo stesso Sindaco e sul consigliere, per non dire su colui che ha ottenuto la concessione. E a nulla vale la dichiarazione del Sindaco, che può leggersi nel link citato. Essa dice soltanto che per la concessione il Sindaco non ha responsabilità, perché l'ha rilasciata il Demanio Marittimo, che così si riduce a nuovo capro espiatorio. Ma a questo siamo abituati, come siamo abituati ai futuri, dei quali ancora, dopo due anni, aspettiamo l'attuazione.

È altro quello che si può e deve chiedere al Sindaco. Egli non è il concedente dell'area demaniale, ma è il Sindaco del Paese, che gode di questo nuovo parcheggio per i bus turistici. In tale veste egli può e deve richiedere determinate garanzie, soprattutto al riguardo di navette, bagni chimici e altro.

Allora non serve a nulla abbaiare, persino dando campo libero a sospetti senza prove sulla moralità di privati cittadini, perché bisogna mordere un'Amministrazione, che distrugge l'orto per imperizia e sotto il caldo cocente dei proclami inani.