26 dicembre 1954-26 dicembre 2014: sessant'anni di Sacerdozio di Mons. Crispino Valenziano

Ritratto di Saro Di Paola

27 Dicembre 2014, 10:12 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Ieri, 26 dicembre 2014, Mons. Crispino Valenziano ha celebrato la Santa Messa nella ricorrenza del sessantesimo della Sua Ordinazione Sacerdotale.
Nella Cattedrale di Cefalù.
La Cattedrale, nella quale, il giorno di Santo Stefano protomartire del 1954, il Vescovo Emiliano Cagnoni Gli “impose le mani”.

Prima di iniziare la celebrazione, Mons. Valenziano si è recato, per una preghiera, proprio, davanti alla sepoltura del Vescovo Emiliano, sulla quale era stato accesso il cero Pasquale. 

    

Poi è salito all'altare, insieme ai concelebranti, Domenico e Carmelo, ai diaconi e ai ministranti.

    

Fratelli e sorelle, aiutatemi a chiedere perdono, per ciò che, in sessanta anni ho fatto male e perciò che non ho fatto”.
Così, con la voce rotta dalla commozione, Mons. Crispino Valenziano ha esordito nell’atto penitenziale.

Poi, nell’omelia,

Mons. Valenziano ha ricordato le parole che il Vescovo Emiliano Gli disse, imponendoGli le mani, il giorno dell’Ordinazione:
“hai sentito il canto d’ingresso di questa giornata? Dice così :
Sederunt principes ed adversum me loquebantur, servus autem tuus exercebatur in justificationibus tuis”.
Lascia stare la prima parte del salmo:
”i principi sedettero e parlavano contro di me”, ce la insegna lo stesso stelo.
Ricordati della seconda parte
il tuo servo si esercitava nelle tue azioni, nei tuoi precetti, nella tua volontà, nei tuoi progetti”
sia questo l’unico desiderio, l’unico dovere, l’unico ministero che io, oggi, ti do da parte dello Spirito Santo”.

Ha aggiunto:
"Non lo so come è finita in questi sessanta anni…”

Mons. Valenziano, dopo aver fatto memoria delle parole del Vescovo, ha ricordato quelle che mons. Cosimo Cicero, teologo del Capitolo della Cattedrale, gli disse la mattina dopo.
In quella, che, allora, si chiamava la prima messa.
“Non posso essere da meno del Vescovo che, ieri, imponendoti le mani, si è rifatto all’introito della Messa di ieri.
Pure io mi rifaccio all’introito della messa di oggi:
In medio Ecclesiae aperuit os eius et implevit eum Dominus spiritu sapientiae et intellectus”.
Nel mezzo della Chiesa il Signore gli dischiuse la bocca, lo riempì di spirito di sapienza e d’intelletto”.
Tu, esercita tutto ciò che ti ha detto il Vescovo, in mezzo alla Chiesa. Esercitalo con spirito di sapienza ed intelletto”.
Mons. Valenziano ha ripetuto :
"Anche qui non so cosa è successo in questi sessanta anni……."
Per continuare:
"ho cercato di esercitarmi “justificationibus suis” con spirito di sapienza ed intelletto ed oso presentarmi all’altare della mia Cattedrale,
davanti allo sguardo del volto che ho cercato, questo sì, per tutta la mia vita,
davanti al nostro Salvatore, 
dicendo,
Signore, se qualcuno mi è sfuggito dall’attenzione,
abbi misericordia di me,
Signore, 
se a qualcuno non sono riuscito a dire qualcosa in sapienza ed intelletto abbi misericordia di me….
Signore ricordati di noi,
ricordati di quello che abbiamo potuto fare, di quello che non abbiamo saputo e potuto fare“.


Questi i passi dell’omelia, che mi hanno lasciato il segno, nel sessantesimo sacerdotale di Mons. Valenziano.
Un sessantesimo che Egli ha voluto celebrare nella Semplicità.
La Virtù dei Grandi.

Quella, che ha contraddistinto e contraddistingue la Sua Vita.
Di Uomo, di Servo di Dio, di Studioso, di Dottore della Chiesa, di Ministro della Cultura.
Solo che Egli lo avesse voluto, ieri,
la Basilica di Ruggero,
la Cattedrale del Suo battistero, della Sua infanzia, della Sua Ordinazione Sacerdotale e della Sua giovinezza ed oltre,
la Cattedrale, nella quale ha Egli “ha cercato il Volto del Signore”,
la Cattedrale, che nessuno, come Lui, ha studiato ed ha illustrato,
la Cattedrale, che nessuno, meglio di Lui, ha fatto conoscere, alla Chiesa e al mondo intero,
nel volto del Cristo,
nei mosaici del catino absidale,
nell’ambone, “amplificatore della Voce, struttura simbolica della Pasqua, luogo memoria della resurrezione di Cristo, Monumento del Sepolcro vuoto, unico, alto e orientato”,
la Cattedrale di Cefalù, ieri, sarebbe stata stracolma.

Ed invece, ieri, nella Sua Cattedrale, eravamo in pochi.

Invitati, soltanto, i concelebranti, i diaconi, i ministranti.
A loro Mons. Valenziano aveva dato appuntamento davanti ai Suoi grandi Testimoni.
Il Pantocratore ed il Vescovo Emiliano.

G
li altri eravamo presenti per caso.
Me compreso, che ero riuscito a cogliere la celebrazione della ricorrenza sulle labbra di Pino Rinaudo.
Al volo.
All’uscita della Chiesa di Sant’Agata.
Dopo la Messa della Notte Santa, che Crispino, in quella Chiesa, aveva celebrato.
A Pino, l’unico tra i presenti di ieri, che, in Cattedrale, con Crispino, c’era stato, pure, sessanta anni fa, il mio grazie.
Per il bene di esserci potuto essere, che egli mi ha dato.

Saro Di Paola, 27 dicembre 2014