L’Urbanistica, l’edificio “ex poste” ed il CRU

Ritratto di Saro Di Paola

29 Gennaio 2013, 18:18 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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L’Urbanistica, intesa come il complesso di Leggi,Decreti, Norme e strumenti pianificatori finalizzati al controllo ed alla disciplina dell’attività edificatoria e, più in generale, delle mutazioni nei centri urbani e nel territorio, non è una scienza esatta.
In Urbanistica, 2 + 2 non vale 4.
In Urbanistica, 2 + 2 può valere 6, ma anche, 1 o 7.
Generalmente.

Ciò per quelle incongruenze, per quelle contraddizioni e per quei limiti che, nella complessa e delicata materia, consentono di affermare tutto ed il contrario di tutto.
Generalmente.

Quelle stesse incongruenze, quelle stesse contraddizioni e quegli stessi limiti che, alla luce delle mutazioni che, in ambito urbano e territoriale, a Cefalù, si andavano concretizzando “nel rispetto della Legge e dei piani”, più volte, in pubblici dibattiti, da “politico”, mi hanno fatto invocare una “Urbanistica nuova”.
Una “Urbanistica nuova” che trovi la sua giusta sintesi in una nuova Legge che soppianti tutte quelle vigenti.
L’urbanistica “del progetto” e non l’urbanistica “dei numeri e dei vincoli”.
L’urbanistica “della concertazione e della perequazione” e non l’urbanistica “dell’esproprio e della zonizzazione”.

Il convincimento sulla “inesattezza” della scienza urbanistica è andato maturando,in me,sin dagli anni settanta.
Cioè, sin da quando, ingegnere di belle speranze, ho cominciato a misurarmi con l’urbanistica da libero professionista e da componente della commissione edilizia comunale.
Di poi, da consigliere comunale, ho esposto con argomentazioni quel mio convincimento, in pubblici dibattiti.
In aula e fuori dall’aula.
Reiteratamente.
Tutte le volte che mi sono trovato a confrontarmi su delicate questioni urbanistiche di Cefalù.
Alle argomentazioni a sostegno di quel mio convincimento i miei interlocutori hanno risposto alzando il vessillo della loro fede.
Quella nell’Urbanistica scienza esatta.
Una fede che in tanto è tale in quanto è negazione della razionalità.

Al riguardo, per fugare ogni dubbio in chi dovesse ancora averne, niente è più illuminante del parere che, lo scorso 20 novembre, il Consiglio Regionale dell’Urbanistica - CRU -, ha espresso sulla “Variante al PRG relativa al progetto di riorganizzazione area ex edificio postale” votata dal Consiglio comunale di Cefalù.
Ciò, per quella irrazionalità di cui “l’urbanistica”, come io la ho intesa all’inizio di questo scritto, dà patente dimostrazione, proprio, nel caso dell’edificio “ex Posta”.

Un edificio il cui futuro è legato all’esito del contenzioso che si è aperto tra i legittimi proprietari dell’immobile che, legittimamente, vorrebbero“ristrutturarlo per adibirlo ad attività commerciale” ed il Comune che, altrettanto legittimamente, vorrebbe, invece,espropriarlo per “riorganizzarlo”, insieme alla attigua villa, e destinarlo a finalità pubbliche.

Un contenzioso il cui esito non sarà, di certo, legato ai diversi titoli -“ristrutturazione” e “riorganizzazione”- che i privati ed il Comune hanno dato ai loro rispettivi progetti.
Sì, perché a prescindere dalle finalità - private o pubbliche - e dalla qualità formale dei due progetti, i progetti medesimi,nella sostanza, sono finalizzati ad interventi di recupero, formale e funzionale, di un edificio esistente del quale entrambi prevedono una destinazione d’uso diversa da quella per la quale l’edificio medesimo, negli anni '50, venne realizzato.

È una verità che, per quanto inoppugnabile, viene assolutamente disattesa dagli itinera burocratici assolutamente diversi che l’Urbanistica, intesa come io la ho intesa, ha fatto seguire, o sta facendo seguire, ai due progetti.
Per i privati : semplice istanza per il rilascio di permesso di costruire.
Per il Comune : adozione di variante al PRG.
Eppure, se l’Urbanistica fosse scienza esatta, così non dovrebbe essere.
Affatto!
Per i due progetti, infatti, l’iter burocratico sarebbe dovuto, e dovrebbe, essere lo stesso :
o il semplice permesso di costruire rilasciato dal responsabile del servizio urbanistica del Comune o la variante al PRG adottata dal Consiglio comunale ed approvata dall’Assessorato al Territorio previo parere favorevole del CRU.

Ma “l’Urbanistica” non è scienza esatta.
L’Urbanistica è, anzi ed anche, “scienza”, addirittura, irrazionale.
Proprio come irrazionali sono le tre motivazioni per le quali il CRU ha ritenuto la variante al PRG adottata dal Consiglio “non meritevole di approvazione”.
La “particolare ubicazione (vicina alla fascia costiera)” dell’edificio de quo, “il carico urbanistico” determinato dalla variante e “l’inadeguatezza della viabilità e delle aree destinate a parcheggio” nell’intorno dell’edificio medesimo sono,infatti, motivazioni con le quali il CRU è riuscito laddove nessuno era mai riuscito.
Ha sublimato  l’irrazionalità ad “urbanistica”.  

Se le tre motivazioni avessero quel minimo di razionalità e di valenza urbanistica che non hanno, per l’edificio “ex Poste”, il progetto dovrebbe essere uno solo :
quello di demolizione.
Altro che “progetto di ristrutturazione per adibirlo ad attività commerciale” da parte dei privati o  progetto di “riorganizzazione” per destinarlo a fini pubblici da parte del Comune!

Intanto, proprio grazie all’urbanistica, quell’edificio continuerà a fare mostra di sé.
Purtroppo!
Nella sua orrida architettura e nelle sue fatiscenti condizioni.
Chissà per quanto tempo ancora.

Saro Di Paola, 29 gennaio 2013