Totò e la passerella metallica, l’acacia ed il pontile galleggiante

Ritratto di Saro Di Paola

22 Ottobre 2015, 11:24 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Totò aveva ragione.
La passerella metallica non “funzionava”.
Non avrebbe potuto fungere da attraversamento pedonale per sovrapassare le banchine collassate.

Così come era stata realizzata, avrebbe potuto fare da palo per la ‘ntinna a mari.
Io, che sul palo della ‘ntinna non ero mai salito, volli provarne “l’ebrezza”.
Un primo, un secondo passo sui pannelli in orso grill che erano stati, già, saldati alle travi della sua testata est e non mi restò che tornare indietro.
La passerella ondeggiava ed io barcollavo.
Anche senza sapone.

Per fortuna, come avevo scritto, si era, ancora, in tempo per rimediare all’errore.
Ci volle tempo per capire come.
I giorni del 390° Festino di Santa Rosalia non bastarono.
Da Palermo, “i materiali arrivarono”, soltanto, il 23 luglio.
Non il 16, come aveva scritto il Sindaco.

Vennero, prima, dissaldati i pannelli. 

     

Poi, venne sollevata la struttura per “irrobustirla”, con due altre file di profili metallici, che vennero saldati a quelli del suo estradosso e del suo intradosso.

     

     

Il primo di agosto le passerelle erano state, già, ultimate.

     

Dall’8 di luglio, quando erano state iniziate, erano passati, appena, 23 giorni.
Compresi i 12 giorni di “fermo” per il festino alla Santuzza.

Molti in meno di quelli, che, nel 2010, passarono, dal teatrino al porto del 31 marzo, alla “messa a dimora”, nel mese di luglio, dei pontili galleggianti.

Il tutto con un costo, che, compreso quello dovuto all’errore di progettazione, per il “benefattore”, non fu superiore a 20.000 euro.
Contro i 39.000 euro, che, nel 2010, vennero spesi per soli 64 giorni di noleggio dei pontili galleggianti.
Senza considerare l’ulteriore costo per la proroga del nolo e quello che era stato, già, sostenuto per le gabbie nelle quali vennero carcerate le banchine collassate.

Ultimata la passerella metallica i pontili galleggianti vennero dismessi.
Da allora, le quattro passerelle, attraverso le quali, per quattro estati, dalle banchine integre del pontile a T si è disceso sui pontili galleggianti per bypassare le due banchine collassate, sono depositate sull’arenile della baia di Prissuliana.
Memoria dell’ultimo errore che la politica ha commesso sul “porto” di Prissuliana.
Errore tecnico.
Errore economico-amministrativo pagato con danaro pubblico.

Le quattro passerelle sono là, a Prissuliana, insieme ai quattro portali metallici, ai quali, per oltre quattro anni, rimasero appese. 

Insieme agli altri rifiuti, che fanno di quell’arenile, tanto “prezioso” agli occhi della Soprintendenza ai Beni paesaggistici, una autentica discarica a cielo aperto.
Una discarica per rifiuti speciali (https://www.qualecefalu.it/node/17673).

    

Una discarica, che nessuno ha, mai, fatto qualcosa per evitare, che nessuno fa qualcosa per rimuovere.

L’immagine dell’acacia, che, insinuatasi tra le lame di una delle quattro passerelle, cresce storta su di essa, fa riflettere.

    

È di quelle eloquenti.
Per chi, conoscendo “la storia” di quelle passerelle, si interroga sulle ragioni, per le quali, dopo oltre 64 anni, a Prissuliana, Cefalù ha “un porto” e non un porto.

(continua)

Saro Di Paola, 22 ottobre 2015

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