Memorie scolastiche vissute a Palermo

Ritratto di Michele Cutaia

2 Novembre 2015, 19:47 - Michele Cutaia   [suoi interventi e commenti]

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Memorie  scolastiche
vissute a Palermo

 

Quanti anni sono passati, una vita! Eravamo più che ragazzi, adolescenti e certi ricordi affiorano come filtrati dai sogni, prima che essi fuggano, del tutto!

All'Istituto Statale d'Arte di via Schiavuzzo, studiavamo con passione. Tuttavia...! Un giorno, allo scoccare della 3ª ora, l'attempato bidello Di Blasi, occhi sfocati e gabbanella grigia, veniva a comunicarci che, per la 3ª e 4ª ora l'insegnante di italiano era assente e, per disposizioni direttive, potevamo allontanarci dall'aula e rientrare nelle ore pomeridiane per le esercitazioni di laboratorio. Euforici, ci sparpagliavamo a gruppi per via Schiavuzzo alla vicina Piazza Rivoluzione. Io, Angelo ed Eduardo, traversando per via Santa Cecilia ed altre strade, speditamente finimmo a Piazza Verdi (al Teatro Massimo) e da lì, tra aneddoti e barzellette, giungemmo a Viale Libertà, ampia strada alberata e piena di luce. La giornata autunnale era tiepida, il sole gratificante e ci spingemmo fino in fondo. Non conoscevo quel posto e, forse, nemmeno i miei due compagni, anche se palermitani.

Il nostro bighellonare durò poco quando incuriositi, fummo attratti da una sequenza di estrosi palazzi, di ariosi villini, stranamente esotici, sommersi tra  prati, alberi aiuole e palmizi. A quel punto ci ricordammo della professoressa di Storia dell'Arte Gemma Salvo, quando, dallo spunto di una parola, dilatava le nostre conoscenze per cui, una volta ci parlò di quelle insolite ville e palazzine sorte lungo il tratto di Viale Libertà – edificate per una nuova e moderna borghesia – esito culturale di una sintesi stilistica, ad opera di Ernesto Basile, Vincenzo Alagna, Ernesto Armò e quant'altri elargirono i frutti della loro estrosità architettonica. Dopo moltissimi anni considerammo un privilegio la fortuita circostanza che ci permise, circa un quinquennio prima, di ammirare quelle pregevoli dimore, distrutte, dopo, dalla torbida speculazione edilizia, negli anni '60, per fare posto a enormi palazzi, molti privi di senso estetico. Fra le tante e notevoli dimore abbattute, le ville Rutelli, Cusenza e palazzo Barresi.

Villa Rutelli

In quel “flagello” nemmeno ebbe scampo lo splendido villino Deliella, esaltato nei volumi e nei decori e ricco di fermenti innovativi, di Ernesto Basile, demolito rapidamente, in una nottata, nel 1959. Questi edifici, nelle varie tipologie, di ispirazione araba, gotica, romanica, rinascimentale e neoclassica o, nell'armonico integrarsi tra loro (come d'altronde avvenne in numerose zone della città ed altrove) frutto di una nuova sintesi formale ad opera di prestigiosi architetti, sopratutti Ernesto Basile, in perfetta simbiosi con le formule del Liberty europeo, fiorirono a Palermo nell'epoca d'oro dei potenti imprenditori e mecenati fratelli Florio.

Ma la “magica visione” reale svanì quando ci accorgemmo che s'era fatto tardi per ritornare a scuola. Eravamo a circa metà viale e valutammo concretamente che i nostri spiccioli non bastavano per ricorrere ad un mezzo veloce. Che fare? Avevamo nelle “carpette” alcuni quinterni di “carta farmacia” che usavamo a scuola per fare schizzi. Le matite non ci mancavano ed ecco improvvisarci “pittori di strada”. Eduardo, con la sua innata vena umoristica e intraprendenza s'assunse il ruolo di “calamitare” i passanti con una frase: “Venghino siori e siore, venghino, in un disegno un ritratto, per una libera offerta”! Io, per facilitare l'attenzione dei curiosi, seduto su un sedile, disegnavo il profilo di Angelo. Ai primi “clienti” disponibili, Angelo ed io, iniziammo a ritrarre i loro volti, alcuni dei quali, più che volti sembravano caricature. Infatti, qualche “modello”, osservando lo schizzo del suo profilo, storse la bocca. Comunque, imperterriti seguitammo a “ritrarre” raggranellando una sommetta che, unificata ai nostri spiccioli ci consentì serenamente di fermare  una carrozzella di passaggio che, trainata da un veloce cavallo, raggiunse la meta, scaricandoci a Piazza Rivoluzione tra le nostre risate e l'orgoglio del conducente per avercela fatta, prima che suonasse la campanella di rientro a scuola. Giusto il tempo per comprare alla friggitorìa di Mario focacce con calde e fragranti panelle che addentammo con violenta voracità.

 

In questa vicenda che ho scritto, in cui siamo protagonisti io e miei due amici, Eduardo Collerà e Angelo D'Amico, “compagni di cordata” per quattro anni - 1952/'56 - presso l'Istituto Statale d'Arte di Palermo, il ricordo, in parte sembra un po' vago e in parte è molto lucido. Io non riesco più, di preciso, a focalizzare dov'è la realtà e dove mmaginazione. Ma in qualche modo la storia è accaduta. Ed io l'ho sottratta dall'oblio.

Palermo, dicembre 2013 – Michele Cutaia