Il rifugio dello scemo

Ritratto di Angelo Sciortino

3 Marzo 2013, 14:09 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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"Tu ne cede malis sed contra audentior ito", non cedere ai mali, ma lotta contro di essi con maggiore coraggio.

Che cosa significa oltre le parole? Semplicemente che, se vogliamo essere uomini, non dobbiamo arrenderci per nessuna ragione. Non è accettabile comportarci come un cane, che ritorna sempre ubbidiente dal proprio padrone, che l'ha bastonato. Anche perché è proprio questo cane a insegnarci come comportarci veramente. Esso, infatti, torna affettuoso dal proprio padrone violento, ma mai lo farebbe, se ricevesse un male da un estraneo.

Ebbene, di fronte alla politica e ai suoi uomini violenti ci comportiamo peggio di un cane: bastonati da essi, poi ritorniamo a sceglierli nell'urna. Per mesi e per anni ne diciamo peste e corna, ma poi li votiamo, per dar loro il compito di rappresentarci.

Se gli elettori sono così, però, è evidente che la democrazia diventa una parodia e, così intesa, essa è una commedia. Nella sua forma più pura, è il governo della folla guidato da sentimenti infantili. Nella sua forma rappresentativa, le elezioni costituiscono una finzione ricorrente, utile a far credere alle persone che non sono servi dei padroni politici. E così l'urna diviene l’ultimo rifugio dello scemo, pienamente convinto della sua totale incapacità di staccare il suo cordone ombelicale dallo stato e assumersi la responsabilità del suo destino. E’ la possibilità di dare un calcio sulla faccia del prossimo, senza la vergogna di farlo direttamente.

Stando così le cose, l'impegno della classe politica è quello di fare in modo che le crisi siano costantemente aggirate, perché le masse sono più facili da domare, quando sono spaventate e in cerca di un salvatore. L’Occidente è diventato una corsa verso un precipizio travestito da cabina elettorale. Ogni aspirante dittatore, che desiderano eleggere, è simile a una droga che intorpidisce i sensi e li porta un passo più vicino ad essere completamente incatenati e in ginocchio, pronti e disposti a servire.

Ora, io non so chi definire in questo momento un aspirante dittatore, penso anzi che nessun politico sia da considerare tale, ma non può sfuggire a una persona di media intelligenza e di media cultura, purché intellettualmente onesto, che tutti stanno trascinandoci “verso un precipizio”, che non si fermerà nell'urna, questa volta, ma andrà oltre.

Questi piccoli uomini, fidando nella nostra stanchezza d'essere derubati da una casta improponibile persino per compagna di funerale e nella nostra disperazione in un futuro dei giovani, hanno proposto fantasie para-economiche, spacciandole per soluzioni. Grillo è stato uno di questi, specie quando ha elogiato la Kirchner della disperata Argentina in un comizio proprio qui a Cefalù e quando ieri ha proposto un referendum sull'euro. Non si rende conto che i suoi giudizi e le sue proposte rappresentano una scorciatoia, tra l'altro in discesa, verso la povertà.

Non varrebbe la pena di indicare Berlusconi, se soltanto gli elettori avessero ricordato almeno la metà delle sue stupidità. Purtroppo le hanno dimenticate tutte e gli hanno ancora concesso fiducia. E allora ci tocca riferirci anche al suo programma elettorale, che non si discosta tanto dalla scorciatoia di Grillo. Ma riferirci a che cosa? Forse al suo addebitare tutte le colpe ai magistrati e ai comunisti? Non perdiamo tempo prezioso!

Riponiamo allora le nostre speranze e la nostra fiducia su Bersani, l'uomo che ha vinto, ma non ha vinto? L'uomo “vecchio”, che ha sbarrato la strada al nuovo, al giovane Renzi?

No, ammettiamolo, tutti e tre ci stanno spingendo verso un precipizio, ognuno con le proprie motivazioni, che ottundono non soltanto la mente degli elettori, ma anche la loro. Un precipizio in fondo al quale incontreremmo quel dittatore, per essere incatenati e in ginocchio, pronti a servire.