Intervista alla senatrice Simona Vicari

Ritratto di Angelo Sciortino

12 Febbraio 2016, 13:32 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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La senatrice Simona Vicari è stata nominata sottosegretario presso il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Il Ministero di Del Rio; il Ministero dal quale dipendono le decisioni riguardanti i tanti problemi, che affliggono la Sicilia e Cefalù in particolare.

È evidente che come siciliani abitanti a Cefalù siamo felicissimi della nomina della Senatrice, che tra l'altro è stata per dieci anni anche Sindaco di Cefalù. Lo siamo, perché speriamo che da lei, che dei nostri problemi ha conoscenza diretta, possano venire soluzioni concrete per la rinascita delle infrastrutture, da anni abbandonate, come dimostrano le strade interrotte o percorribili con troppi disagi. Una situazione che non è accettabile in una regione, che fa del turismo la sua prima attività.

Per questa ragione abbiamo voluto porre alcune domande alla Senatrice, che abbiamo incontrato e che ha prontamente risposto.

Ecco le domande e insieme le sue risposte.

 

Senatrice, lei sa che Cefalù da alcuni anni non è più meta del turismo internazionale, tant'è che è stata superata da altre città siciliane, che hanno meno attrazioni. Non crede che di ciò sia responsabile la difficoltà di collegamento con gli aeroporti di Palermo e di Trapani?

Il collegamento di questi due aeroporti con la città rappresenta senz’altro un problema di rilievo non solo per Cefalù ma anche per altre mete turistiche che pure non hanno subito cali del flusso turistico. Un segno che, oltre alla questione infrastrutturale, vi è anche una responsabilità dell’amministrazione nella gestione del ‘pacchetto delle attrattive’. Durante la mia gestione ricordo un’estate cefaludese che faceva invidia a centri più grandi ed organizzati per flusso di turisti e ricavi economici mentre oggi vedo una città spenta e rassegnata. E’ un peccato vedere che oggi non si abbia la capacità di mantenere quegli standard solo perché le casse comunali sarebbero vuote. La realtà è un’altra e tutti i cittadini cefaludesi lo sanno bene. Purtroppo il malcostume di chi non sa governare lo porta quasi sempre ad addossare colpe ai predecessori, costruendo autonomamente cosi alibi apparentemente efficaci ma effimeri.

 

In questo momento ferve il dibattito a Cefalù sui prossimi lavori per il raddoppio della linea ferroviaria. Alcuni temono che le attività di cantiere potrebbero arrecare troppi disagi, stante il fatto che i mezzi pesanti per il trasporto degli inerti dovrebbero attraversare le vie cittadine. Altri, invece, ritengono che anche a lavori finiti i vantaggi per la città sarebbero irrisori e comunque di gran lunga inferiori agli svantaggi. Il suo Ministero, che ha approvato il progetto, sarebbe disposto a rivederlo?

Della modernizzazione non bisogna mai aver paura, specie quando l’opera viene eseguita a regola d’arte e nel rispetto dei crismi ambientali e urbanistici. Non possiamo lamentarci dell’assenza di infrastrutture adeguate per poi, una volta arrivato il momento che si aspettava, opporsi perché si ha paura dei disagi. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha approvato questo progetto in un più ampio quadro di ristrutturazione della linea ferroviaria che lambirà anche altri centri: mi chiedo perché dovremmo perdere questa occasione e rinunciare alla possibilità di sviluppo che il Governo nazionale ha dato a Cefalù.

 

Quali altre soluzioni sono necessarie a suo parere? Alludo, per esempio, al porto, che già altri comuni della costa tirrenica, come Santo Stefano e Capo d'Orlando sono in procinto di costruirsi?

La questione dei porti siciliani è una assoluta priorità in questo mio mandato al MIT. Senza linee stradali dirette che collegano la Sicilia al continente piccoli centri come Cefalù, in un mondo sempre più caratterizzato dalla riduzione del trasporto su gomma, rischiano un declino che non possiamo permetterci. L’idea di un porto moderno e al passo con gli standard di oggi darebbe nuova linfa all’indotto e all’offerta turistica di Cefalù. Tuttavia il porto da solo non basta se poi a gestire l’attività vi è una amministrazione deficitaria che, in occasioni simili, si è distinta sia per la lentezza nel prendere le decisioni come nella vicenda ClubMed e sia nella schizofrenia nel cambiare senza motivo decisioni già intraprese da altri come quella relativa alla costruzione del porto.

 

Al tempo lei ha seguito personalmente la vicenda ClubMed. Sembra che oggi si sia pronti a iniziare i lavori. Quando questi saranno ultimati, Cefalù avrà un ClubMed a cinque tridenti, ma allora ci sarà la necessità che il territorio sia in grado di offrire gli agi necessari a ospitare un turismo d'élite.

E’ esattamente ciò che dicevo prima. Sarebbe assurdo lasciare che una struttura come ClubMed rimanga una cattedrale nel deserto dopo tanti anni di lavoro. ClubMed si è anche impegnato a realizzare alcune opere viarie, consentendo al Comune un notevole risparmio di danaro e di tempo. Di fronte alla disponibilità dei privati però c’è anche bisogno di un serio impegno della amministrazione pubblica finora totalmente in balia della burocrazia e dell’indecisione. Per far rinascere Cefalù ci vogliono idee chiare e velocità di esecuzione, tutte caratteristiche che in questi ultimi anni non siamo riusciti ad intravedere.

Grazie.