Raddoppio ferroviario: nel “vallone Spinito” sarà peggio, molto peggio, del “vallone di marzo”

Ritratto di Saro Di Paola

6 Aprile 2016, 08:31 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Le foto che seguono documentano lo stato di avanzamento dei lavori del raddoppio ferroviario nel tratto del “vallone di marzo” tra la SS113 ed il primo tratto della strada comunale per Santambrogio.

    

    

La struttura in calcestruzzo, che si vede nelle foto, è la parte fuori terra della “coronella”, all’imbocco di quella che sarà la galleria di servizio alla galleria principale del raddoppio, quella ad una sola canna, tra Malpertugio e Fiume Carbone.
Come ci è stato spiegato da uno degli ingegneri della TOTO nell’incontro del 26 gennaio scorso, la “coronella” è la prima delle opere con le quali viene consolidato il terreno al fine di presidiare le operazioni di scavo con metodo tradizionale e rendere più sicuro l’avanzamento delle gallerie.
Tale struttura è quella, che, nella planimetria che segue, ho evidenziato con la linea spezzata di colore rosso.
Una linea, che ho soprapposto alla linea grigia, con la quale, nella tavola di progetto, è disegnato l’imbocco della galleria naturale.

La galleria con imbocco nel “vallone di marzo”, della quale ho già scritto il 6 settembre 2014 (https://www.qualecefalu.it/node/14204), avrà, per la galleria ad una sola canna tra Malpertugio e Fiume Carbone, le stesse funzioni di sfollamento e di accesso per i mezzi di soccorso in caso di emergenza, che, per le due canne della fermata sotterranea di Cefalù, dovrebbe avere la galleria con imbocco nel “vallone Spinito”.

    

Raffrontando le planimetrie dei due imbocchi, anche chi non abbia attitudine e consuetudine a “leggere” disegni tecnici, si rende conto, piuttosto facilmente, del fatto che l’area interessata dall’imbocco della galleria del “vallone di marzo” è più vasta, anche se non di molto, di quella dell’imbocco della galleria nel “vallone Spinito”.

Raffrontando quello che era il vallone di marzo prima dell’inizio dei lavori

    

con quello che è il vallone Spinito prima dell’inizio dei lavori,

     

è, altrettanto facile, rendersi conto delle differenze intrinseche dei due valloni.

Sono differenze, morfologiche e fisiche, che rendevano il “vallone di marzo” molto più ampio ed aperto del “vallone Spinito”. I suoi versanti erano tanto meno acclivi di quelli dello Spinito da consentirne, nei mesi della balneazione, l’uso a parcheggio per autovetture.
Sono differenze, per le quali le ripercussioni fisico-ambientali nel vallone Spinito saranno molto più gravi di quelle, che già si vedono nel “vallone di marzo”.
Basta pensare che, a Spinito, prima dello sbancamento per arrivare alla “coronella” dell’imbocco della galleria, dovranno essere trivellati 150 pali di grosso diametro, molti dei quali profondi oltre 20 metri.

A Spinito saranno, addirittura, devastanti le ripercussioni per le differenze estrinseche dei due valloni.
Ciò perché:
- il “vallone di marzo” è fuori dall’abitato di Santambrogio ed il “vallone Spinito” è nel cuore di uno dei quartieri più popolati di Cefalù;
- la statale 113 è strada con caratteristiche molto diverse da quelle della via Antonello da Messina;
- la galleria con imbocco nel “vallone di marzo” si infila nel sottosuolo di un territorio intonso, senza case in superficie;
- la galleria con imbocco nel “vallone Spinito” si infila nel sottosuolo di un territorio ad alta densità edilizia, urbanizzato, antropizzato e caratterizzato dalla presenza di falde acquifere di cui è, pressoché, impossibile conoscere la consistenza ed i livelli piezometrici.

Per tali ragioni, dovrebbero essere, proprio, le immagini dell’avanzamento dei lavori nel “vallone di marzo” lo stimolo più efficace alla riflessione.
Sì perché, le ripercussioni che già si vedono in quel vallone sono ben poca cosa, se non nulla, rispetto a quelle che si potrebbero vedere nel “vallone Spinito”.
Sì perché, a nessuno può essere concesso di sbloccare i lavori di un’opera pubblica (la fermata sotterranea) per bloccare un intero quartiere.
Per comprometterne la vivibilità.
Per distruggere altre opere pubbliche.
Per paralizzare una città.
Per di più, nel rischio di compromettere la stabilità di tantissime abitazioni private, che nessuno, ripeto nessuno, può escludere.
Sì perché, nulla è più irrisolvivile di ciò che irrisolvibile si vuole fare apparire.

                                                                                                                                                                                                     Per il comitato Ferrovia ad Impatto Minimo 
                                                                                                                                                                                                                     Saro Di Paola, 6 aprile 2016