La famiglia Spinola a Cefalù

Ritratto di Carlo La Calce

6 Aprile 2016, 13:07 - Carlo La Calce   [suoi interventi e commenti]

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LA FAMIGLIA SPINOLA A CEFALÙ

Un ramo della storica famiglia patrizia genovese trapiantato nella cittadina normanna nel XVI secolo ed oggi estinto

 

Parte prima

I GENOVESI E LA SICILIA

Situate ai punti estremi di una rotta che come una linea retta attraversa da una sponda all’altra il Tirreno costituendo un collegamento diretto e naturale, Genova e la Sicilia sono da secoli legate tra loro da attivi scambi e da intensi rapporti fondati su interessi di natura diversa, politico-militare,  finanziario-mercantile, artistico-culturale.

Numerosissime sono le famiglie genovesi i cui nomi ricorrono nella storia della nostra isola e la cui presenza ha lasciato tracce indelebili e testimonianze di grande interesse in Sicilia.

Se già nel XII secolo esisteva - secondo quanto riportato da Michele Amari - una associazione di Mercanti Genovesi e Siciliani, è dai re normanni che i Genovesi ottengono importanti concessioni feudali e significativi privilegi commerciali, politici e finanziari destinati a consolidarsi progressivamente nel corso dei secoli successivi e che li renderanno protagonisti di primo piano nell’economia e nella  vita pubblica siciliane.

Creando un vero e proprio sistema operativo fondato su una rete di collaboratori (Agenti) dotati di larga autonomia gestionale, i Genovesi infatti estenderanno la loro influenza sui mercati fino a conquistare il monopolio dell’esportazione siciliana del frumento e giungeranno, nel periodo della dominazione spagnola, attraverso innovativi sistemi di credito bancario, a finanziare la stessa Casa Reale.

Nel corso del XVIII secolo tuttavia il risanamento della esposizione debitoria e la riconquista dell’autonomia finanziaria da parte di Carlo e Ferdinando I di Borbone segneranno inevitabilmente il declino del potere economico conquistato dagli abili mercanti, armatori, finanzieri genovesi in Sicilia.

Disseminati nell’isola, in grandi e piccoli centri, lungo la costa e all’interno (a Palermo, come a  Trapani, Messina, Modica, Scicli, Ragusa e in tanti altri centri), accanto ad una folla di Liguri minori troviamo anche nomi di raffinati artisti e soprattutto famiglie genovesi di spicco, ricche e potenti che occuparono prestigiose cariche in Sicilia, come i Calcagno, i Da Camogli, i Doria, i Giustiniani, i Grimaldi, i Lercara, i Mahona, i Mallone, i Pernice, gli Spinola, i Ventimiglia, i Vento e tanti altri.

A Palermo, a testimoniare l’importanza della presenza genovese furono la Loggia, nel cuore della città vecchia, simbolo della potenza economica, marittima e mercantile genovese e la Chiesa di San Giorgio dei Genovesi, mirabile esempio di architettura rinascimentale, sontuosa e solenne, ricchissima di straordinarie e preziose testimonianze storiche.

 

Palermo, Chiesa di San Giorgio dei Genovesi
Commissionata dalla comunità genovese all’ architetto piemontese Giorgio di Faccio, edificata tra il 1576 e il 1596,
rappresenta l’esempio più autorevole dell’ architettura rinascimentale palermitana.
All’ interno edicole marmoree con splendide tele del XVII secolo e pietre sepolcrali delle famiglie genovesi

 

San Giorgio dei Genovesi

Stemma di Genova

Nella parte centrale del pavimento le lapidi sepolcrali in marmi mischi delle famiglie dei ricchi genovesi
(una delle più note è quella della celebre pittrice Sofonisba Anguissola)

 

“San Giorgio che uccide il drago”
(XVII secolo, anonimo)

 

“Lapidazione di S. Stefano”
del genovese Bernardo Castello (1557-1629)

 

 

"San Luca dipinge la Santa Vergine”
 del toscano Filippo Paladini (1544-1614)

 

“Martirio di San Giorgio”
del veneziano  Jacopo Palma il Giovane (1548/50–1628)

 

“Madonna del Rosario e Santi”
del napoletano Luca Giordano (1634-1705)

 

Estasi di San Francesco
del palermitano Gerardo Astorino  (1624-1663)

 

“La Madonna Patrona di Genova”
del genovese Domenico Fiasella, detto il Sarzana (1589-1669)

 

“Martirio di san Vincenzo da Saragozza”
del toscano Jacopo Chimenti da Empoli (1551-1640)

 

 “Battesimo di Gesù”
Jacopo Palma il Giovane (1548/50–1628)

 

 “Annunciazione”
Jacopo Palma il Giovane (1548/50–1628)

 

Parte seconda

GLI  SPINOLA A GENOVA

 

Gli Spinola rappresentano certamente una delle famiglie nobili italiane di più remota origine e, insieme con i Doria, i Fieschi e i Grimaldi, una delle quattro famiglie di nobiltà feudale più ricche e potenti nella storia di Genova.

Fin dal X secolo, a partire dunque dal periodo precedente i Comuni, la famiglia Spinola governò la città e nel corso delle varie epoche numerosissimi suoi membri furono Consoli (periodo comunale), Dogi e Senatori (periodo della Repubblica).

Gli Spinola annoverarono inoltre Condottieri (Capitani di terra e di mare), Ambasciatori, Vescovi, Cardinali.

Dal capostipite Guido, che nell’XI secolo combattè in Terra Santa e che fu più volte Console a Genova, discesero Ansaldo e Oberto. Da questi ultimi ebbero origine i rami principali in cui si divise la famiglia: dei Luccoli e di San Luca.

Dei ben tredici Dogi che la famiglia diede alla Repubblica il primo fu Battista di Tommaso (Doge nel biennio 1531-33), autore degli Annali della Repubblica dal 1520 al 1543, promotore della cultura letteraria a Genova; l’ultimo fu Nicolò (Doge dal 1740 al 1742), cui si deve la  nomina di Carlo Goldoni a console genovese a Venezia.

Tra gli uomini d’arme vanno ricordati Ettore, a capo della flotta genovese a Lepanto; Ambrogio, del ramo di San Luca, comandante supremo delle truppe spagnole nelle Fiandre, che sconfisse Maurizio di Nassau Principe d’Orange  e nel 1625 conquistò Breda (la resa della città fu immortalata da Velasquez in un celebre dipinto); Giambattista, Ammiraglio che nella prima metà del XVII secolo si distinse per le sue imprese contro i Barbareschi.

Tra i religiosi vanno menzionati Ingone, Arcivescovo di Genova nei primi del XIV secolo; il Beato Carlo, vissuto a  cavallo tra il XVI e il XVII secolo; Pietro, Vescovo di Ajaccio dal 1698, e ben tredici Cardinali, tra cui Agostino (m. 1639), Giulio (m. 1691), Giovan Battista (m. 1704), Nicolò (m. 1735), Giorgio (m. 1739), Ugo (m. 1858).

Non mancarono nella famiglia figure femminili di spicco quali Tommasina, nobildonna dotata  di straordinaria  bellezza e grande  ingegno, vissuta alla fine del XV secolo e che, innamoratasi del Re di Francia  Luigi XII, mantenne con il sovrano una appassionata corrispondenza, non trascurando di interessarsi ai suoi concittadini, e Veronica che alla fine del secolo XVII fece edificare il Santuario di Gesù e Maria

Gli Spinola godettero, per diretta concessione dell’ Imperatore Enrico VII,  del privilegio di “battere moneta” e il loro potere e la loro ricchezza, in origine legati ad una serie innumerevole di concessioni feudali, si accrebbero enormemente attraverso il commercio, la finanza, le imprese marinare e guerresche.

A testimonianza della grandezza e dell’ opulenza della famiglia restano i sontuosi palazzi fatti edificare nel tempo (ben dodici nella sola Genova).

Palazzo Spinola  di Pellicceria, nel centro storico della città, nel 1958 fu donato dalla famiglia allo Stato italiano e attualmente ospita la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola che custodisce opere di artisti insigni quali Van Dick, Antonello da Messina, Rubens e tanti altri.

 

Diego Velasquez, La Resa di Breda o Le Lance
 Madrid, Museo del Prado
Il condottiero dell'esercito spagnolo,  Ambrogio Spinola, accoglie con un gesto amichevole lo sconfitto, Maurizio di Nassau, comandante della piazzaforte olandese,
il quale avanza porgendo al vincitore le chiavi della città di Breda

 

Genova, Palazzo Spinola di Pellicceria

 

Genova, interni di Palazzo Spinola

 

Antonello da Messina: Ecce Homo.
 Genova, Palazzo Spinola

 

Parte terza

GLI  SPINOLA IN SICILIA

 

Numerosissimi sono gli esponenti della famiglia Spinola che in Sicilia rivestirono importanti cariche pubbliche dal 1400 al 1700 e di cui si ha notizia attraverso citazioni e documenti: Palmerio (Senatore a Trapani); Cipriano (Maestro Portulano del Regno); Ottavio (Maestro Portulano del Regno, Senatore e Pretore a Palermo); Vincenzo (Senatore a Palermo e Maestro Portulano del Regno); Alojsio (sepolto nella Chiesa di San Giorgio dei Genovesi); Luigi (Deputato, Tesoriere Generale del Regno e Viceprotonotaro), Luca (Governatore di Messina) e tanti altri.

Personaggi di particolare rilievo dal punto di vista culturale furono poi il matematico Daniele Spinola, vissuto a Messina nel XVII secolo e l’Abate Agostino Spinola, poeta arcade (con il nome di Almaste Steniclerio) vissuto tra XVII e XVIII secolo.

A parte merita infine di essere  menzionata  la  presenza in Sicilia di Carlo Antonio Spinola Colonna, Vicerè sotto Filippo V di Spagna a partire dal 1707.

 

Palermo, San Giorgio dei Genovesi
Pietra sepolcrale di Aloisio Spinola, con l’ epitaffio curato dal fratello Jacopo.
Di pregevole fattura e di rilevante valore estetico le cornici scolpite che racchiudono l’iscrizione e lo stemma di famiglia

 

Carlo Antonio Spinola Colonna
 Vicerè di Sicilia dal 1707 al 1714

 

Parte quarta

IL RAMO DI CEFALÙ

 

Nel XVI secolo un ramo degli Spinola si trapiantò a Cefalù(1) dove la famiglia godette di lustro e prestigio, partecipando attivamente alla vita pubblica della cittadina normanna e ricoprendo cariche di rilievo con continuità fino alla prima metà dell’Ottocento(2).

Capostipite del ramo cefaludese fu Giovan Battista che nel 1563 sposò Maria Indulci(3) e che troviamo per la prima volta Giurato a Cefalù nel 1577.

Padre di due figli almeno, Gregorio e Pietro Antonio (quest’ultimo sposerà nel 1607 Anna Ruffino(4)), morì nel 1599 e sul suo monumento funebre nella Chiesa di San Francesco (Cappella del Crocifisso) si legge: Gio : Battista Spinola di Gregorio, Franco, Pietro, Cipriano, Luciano, Cipriano, Gioanni, Alberto, Guido, Gioanni, Guido, Oberto, Guido, Oberto di Guido Spinola Genovesi qui posa - 1599.

Tra le diverse proprietà, nel territorio di Cefalù gli Spinola possedettero la tenuta di Testardita, rigogliosa e ricca d’ acqua, sovrastante il promontorio della Calura, mentre palazzo Spinola in paese era l’attuale palazzo Misuraca, nella via di S. Filippo e Giacomo (divenuta quindi via Ramata ed oggi Via Botta).

Anche  il contiguo allora palazzo Indulci, ad angolo con l’odierno Corso Ruggero (ex via della Piazza), per effetto di una “ricomposizione fondiaria”, fu acquisito dagli Spinola nei primi del seicento per essere quindi ceduto all’ inizio del secolo successivo agli Agnello di Ramata, gli attuali proprietari.

L’esponente di maggior rilievo della famiglia fu certamente Giovan Battista (1609-1643), “gentiluomo di campagna”,  uomo di grande ingegno, Giureconsulto.

Amico del famoso storico e scrittore Bernardino Masbel, accanto agli studi giuridici coltivò le lettere e fu egli stesso poeta.

Tra le sue opere (molte rimaste incompiute a causa della morte prematura) ricordiamo il poemetto mitologico dal titolo “Belvedere” (dato alle stampe in Messina nel 1632) in cui - come afferma l’Auria - lo Spinola “palesò la magnificenza del suo elevato intelletto” e del quale sono noti i versi dedicati al fiume Cefalino:

 

“Cefalino mi si noma; e il nome occupa
di Cefalù, mia Patria, ella da Cefa
che dal greco parlar lo capo vien detta”

 

Ci rimangono altre opere incomplete tra le quali il “Rugiero, Rappresentatione Tragimarisatiricomica” giudicato  ancora dall’Auria “opera per l’ orditura, per l’invenzione e per la vaghezza dello stile molto commendabile”.

A Giovan Battista Spinola è dedicata la piazzetta antistante la Chiesa di S. Stefano (detta anche delle anime del Purgatorio).

Tra i religiosi meritano di essere menzionati Gregorio (1580-1653), Protonotario apostolico e Sindaco del Cenobio, sepolto nella Chiesa di S Giuseppe, donatore (nel 1623) della pala dell’ Altare Maggiore del Santuario di Gibilmanna - che rappresenta l’Assunzione di Maria - e un Giovan Battista, Tesoriere della Cattedrale nel 1638.

Ultima rappresentante del ramo cefaludese degli Spinola fu Donna Maria Giuseppa che nel 1864 sposò l’Avvocato Salvatore Misuraca Turrisi.

 

Cefalù, Chiesa di San Francesco, Cappella del Crocifisso: monumento funebre di Giovan Battista Spinola
Sotto: particolari dello stemma e dell’ iscrizione

     

 

Testardita 

Testardita

 

Testardita
Chiesetta della Madonna della Luce (1708)

 

Testardita

 

Testardita
Cappella di San Cristoforo (del 1708)

 

Testardita
Fontana dedicata a Valentina Spinola realizzata da Domenico Spezziali nel 1707

 

Chiesa di S. Francesco, Cappella del Crocifisso
Sarcofago paleocristiano  detto “dell’agricoltore” (metà del III secolo d.C.) che nel 1474 Michele Indulci adibì a urna sepolcrale per sé e i suoi discendenti

 

Cefalù, Chiesa di San Francesco: pietra sepolcrale del XVI secolo
Il personaggio raffigurato non  sarebbe Francesco Ruffino, come sostenuto in passato da Giovanni Agnello di Ramata,
ma Gerardo Agliata, Barone di Roccella, (Capitano d’ Armi a Cefalù nel 1565 e nel 1575), in accordo con l’interpretazione più recente di Domenica Barbera

Entrambi i capitani avevano preso parte alla battaglia di Lepanto nel 1571 con la flotta di Marcantonio Colonna