Finanziamento per il Mandralisca, un sonoro "marameo!" dalla Regione

Ritratto di Angelo Sciortino

29 Ottobre 2016, 10:02 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Fermi alla stazione ferroviaria di Cefalù, il Sindaco e il Presidente del Museo, circondati da uno stuolo di amici e sostenitori, aspettano che arrivi il treno da Palermo. Quel treno sul quale viaggia un Assessore regionale con una valigia colma di ben 290.000 euro, da dare al Museo Mandralisca.

La campanella suona con il suo trillo assordante e tutti se ne stanno in silenziosa e ansiosa attesa. Pensano. Pensano al rilancio del Museo, fiore all'occhiello di Cefalù insieme alla Cattedrale. Se qualcuno potesse entrare nella mente di quegli uomini, però, si accorgerebbe che non stanno pensando, ma soltanto fantasticando. Fantasticano sul come pagare i trenta mesi di stipendi arretrati dei dipendenti del Museo, facendo credere, però, che lo si deve a essi e alla loro forza politica; fantasticano su iniziative per il rilancio del Museo e già vedono frotte di turisti salire per le sue scale, dopo aver pagato il biglietto d'ingresso; fantasticano sul numero di novelli sposi, che pagheranno per essere immortalati in foto ricordo davanti all'Ignoto Marinaio, che ne avrà ben donde di sorridere.

Fantasticano, insomma, come fantasticava la bambina di una famosa favola, che recava in testa un paniere con le uova da vendere al mercato e intanto nella sua mente investiva il presunto ricavato, gioendo al pensiero dei suoi futuri grandi acquisti. Camminava e a ogni passo si sentiva sempre più ricca, quando inciampò su una pietra e le uova finirono rotte per terra. Il sogno era finito!

Lo stesso accadde, quando la campanella smise di trillare e il treno apparve, procedendo lentamente e sferragliando. La locomotiva passò davanti alla pensilina, sotto la quale stavano gli ansiosi, e fu seguita dai primi vagoni. I passeggeri, incuriositi da quel numeroso assembramento e dalla presenza di un uomo con una fascia tricolore, se ne stavano affacciati ai finestrini. Quando giunse infine il vagone con l'Assessore affacciato a uno dei finestrini, tutti cominciarono ad avvicinarsi, superando persino la striscia di sicurezza. Il treno sembrava fermarsi, quando l'Assessore, mettendo il pollice sulla punta del suo naso e facendo agitare le altre quattro dita, disse: Cucù! Marameo!

Sembrò un segno convenzionale, perché il treno accelerò e scomparve alla vista degli ansiosi. Ci vollero parecchi minuti prima che uno di loro ritrovasse la parola. Era l'uomo con la fascia, che disse: andiamo! Noi il nostro dovere l'abbiamo fatto. Non è colpa nostra, ma di...Si fermò, perché non aveva trovato ancora un nome per il capro espiatorio.