Una democrazia decaduta

Ritratto di Angelo Sciortino

22 Aprile 2018, 01:37 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Un popolo di cittadini trasformato in folla! A questa trasformazione ci ha condotto la politica becera e ignorante degli ultimi decenni. Intanto mi scuso con i lettori per la lunghezza di questo intervento, ma esso la esige, come esige pure i riferimenti storici, allo scopo di spiegare bene quello che ritengo un mio testamento, nella speranza che esso possa servire per una inversione di tendenza non più procrastinabile, se si vuole salvare l'Italia e il futuro delle nuove generazioni.

Polibio fu il primo a usare il termine oclocrazia, per definire la decadenza della democrazia, quando il popolo è trasformato in folla indeterminata. Oclocrazia, infatti, è per Polibio governo della plebe, predominio politico della massa. Quando Polibio inizia a scrivere le sue Storie, dichiara apertamente il proprio intento. Cercare di capire come sia stato possibile che Roma in soli cinquantatré anni sia riuscita a conquistare l’intero bacino del Mediterraneo. Eppure, nessuno sottolinea il fatto che Polibio era un greco, della città di Megalopoli, che dopo la sconfitta della Lega Achea a Pidna fu deportato come ostaggio a Roma. E’ soltanto un particolare? Forse, ma se si guarda alla sua opera da un diverso angolo visuale, le cose appaiono molto diverse e si potrebbe sostenere che, se la domanda apparente che Polibio si pone è quella di cui sopra, sotto, nascosta, c’è un’altra domanda: come è stato possibile che i greci – potrebbe chiedersi il greco colto deportato a Roma -, che in tutto furono i precursori, siano stati sconfitti da una piccola città che cinquantatré anni prima nessuno conosceva?

Polibio la risposta a questa domanda la dà in poche righe nel libro VI. Roma riuscì a fare quello che fece grazie alla sua struttura costituzionale, la vera sorgente della forza e della prosperità di un popolo: “Per ogni stato si deve ritenere che la causa più importante di una riuscita felice o di un esito contrario sia la struttura costituzionale: non solo, infatti, scaturiscono da questa, come da una sorgente, tutti i progetti e i disegni d'imprese, ma da questa essi sono portati a compimento”. Dunque Roma (come Sparta), sostiene Polibio, riuscì, dopo tentativi ed errori, a mettere in piedi la migliore struttura costituzionale possibile (il governo misto), al contrario di Atene: “La fortuna, infatti, rese subito chiaro a tutti che non la struttura costituzionale fu allora causa dei successi dei Tebani, ma il valore degli uomini che li guidavano: non c’è dubbio, infatti, che le fortune dei Tebani crebbero, fiorirono e cessarono di pari passo con le vite di Epaminonda e Pelopida. Di conseguenza, si deve ritenere che non la costituzione, ma gli uomini siano stati la causa dello splendore allora raggiunto dalla città di Tebe. Un giudizio analogo merita la costituzione degli Ateniesi. Questa infatti, che certo fu spesso fiorente, e nel modo più splendido grazie alle virtù di Temistocle, presto sperimentò il mutamento in senso contrario, per la sua natura instabile. Il popolo ateniese, infatti, risulta essere simile alle navi senza comandante”. Conclude Polibio: “Perciò non è il caso di aggiungere altro su questa costituzione e su quella dei Tebani, nelle quali la folla regola tutto secondo i propri impulsi, in un caso distinguendosi per veemenza e asprezza, nell’altro per violenza e passionalità”.

È necessario, a questo punto, provare a dare una definizione di folla. La folla è soprattutto un popolo, che ha paura del futuro, e per questo è manipolabile da chiunque promette di garantirglielo. Si pensi, per esempio, ai totalitarismi del '900: Hitler e Mussolini non presero il potere con un colpo di mano, ma sostenuti da una folla osannante.

A ben riflettere questi tre beni pubblici – la libertà dalla paura, la libertà dalla miseria e la libertà dall’ignoranza – sono le grandi conquiste che si sono ottenute attraverso lo Stato sociale e la costituzionalizzazione, come nell’ordinamento italiano, dei diritti sociali, allo stesso livello rispetto alle libertà liberali. Ciò vuol dire che il popolo è una costruzione politica e tale costruzione è un’opera costantemente in fieri, in divenire. Se però esso diviene folla senza le leggi, la massa “governa a caso – scrive Isocrate nel Panegirico – e ritiene la licenza libertà e la facoltà di fare ciò che si vuole felicità”. E questa folla non ci ha “regalato” soltanto Hitler e Mussolini, ma ha ucciso anche Socrate e Gesù!

In questo momento, purtroppo, le tre libertà delle quali ho appena detto sono quasi scomparse. Oggi in molti hanno paura del futuro, sono soggetti alla miseria e si fa di tutto per farli vivere nell'ignoranza. Si pensi alle pensioni di fame di gran parte dei cittadini, alla disoccupazione malamente nascosta dal precariato e alla scuola, che ormai non forma i giovani, e sarà chiaro a tutti perché il rischio che stiamo correndo è gravissimo, come ha già dimostrato l'esito delle ultime elezioni, con le quali abbiamo eletto soltanto ballerini: “fai un passo indietro, uno di lato e ancora due di lato”!

Se così stanno le cose, allora vuol dire che la crisi dell’Occidente è tutta qui, nell’aver prodotto un cambiamento scientifico, tecnologico, economico così straordinario che le strutture politiche e sociali pensate per l’era fordista non sono in grado di curare e prevenire gli effetti collaterali dannosi che tale progresso ha provocato su ampi strati dei cittadini delle società aperte occidentali. Cittadini che ora hanno paura. Il che vuol dire che la crisi politica dell’Occidente è tutta qui: nell’aver consentito, senza intervenire, che il popolo si trasformasse in folla. È la folla che ha votato la Brexit, è la folla che ha votato Trump, è la folla che ha votato i populisti italiani.

Ed è qui la sfida, vitale, che le società aperte occidentali dovranno affrontare: ricreare una macchina sociale (sanità, università, una nuova idea di città) in grado di produrre di nuovo un cambiamento positivo, trasformando nuovamente la folla in popolo, e creando le condizioni perché i futuri cittadini possano vivere senza paura in un mondo dove gli algoritmi intelligenti hanno preso il posto delle catene di montaggio.

Tutto ciò, credetemi, soltanto a futura memoria.