Chiesa della SS. Trinità alla Rocca

Ritratto di Salvatore Culotta

12 Maggio 2013, 21:24 - Salvatore Culotta   [suoi interventi e commenti]

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Si è svolta il 12 Maggio, la manifestazione “Chiese aperte” organizzata dalla locale sezione dell’ Archeoclub e che quest’anno si è concentrata sulla Chiesa della SS. Trinità alla Rocca, la cui descrizione e storia sono state riportate in un pieghevole offerto ai visitatori, e questo testo,redatto da Rosa Brancato, per la sua accuratezza e semplicità divulgativa viene qui riportato:

Chiesa della SS. Trinità alla Rocca

Nel periodo in cui Tommaso Fazelli ricopriva la carica di Padre Provinciale dei Domenicani (1546/1548), Frate Girolamo Vitale da Lipari, il 27 maggio 1548,6° ind., fondò il Convento dei frati mendicanti nel luogo contiguo alla Chiesa della S. Trinità che apparteneva all'omonima Confraternita. La sua costruzione si inserisce, nel clima di rinascita della chiesa cefaludese, contrassegnata anche da una alacre attività edificatoria di opere ecclesiastiche. Secondo Lanza Tornasi questo manufatto architettonico è il "secondo intervento urba­nistico programmato (autoritario) tipo la fondazione ruggeriana, della Cattedrale". Per quanto riguarda l'architetto progettista, la tradizione popolare ha sempre fatto il nome di Jacopo Lo Duca, cefaludese e allievo di Michelangelo. Dopo la soppressione degli Ordini Religiosi nel 1866 e l'incame­ramento dei loro Beni da parte dello Stato, l'edificio, passato poi in concessione al Comune, ha subito modificazioni tipologiche ed è andato sempre più in rovina. I locali furono dapprima adibiti ad uffici della Pretura e a Carcere mandamentale con vari adat­tamenti funzionali alla nuova destinazione d'uso. Nei primi anni cinquanta, soppresso il carcere e trasferitasi la Pretura in altra sede, in seguito ad accordi intercorsi tra l'Ammi­nistrazione Comunale e la Curia vescovile, l'edificio è ritornato in proprietà della Chiesa.

La Chiesa, annessa al Convento, è probabile che preesistesse al Convento anche se non nelle forme e nelle dimensioni attuali. Oggi l'immagine del Convento e della Chiesa annessa è molto diversa. Subentrata nel possesso del Complesso conventuale, la Curia lo trasformò in Rettoria, nominando Rettore e Legale rappresentante Mons. Crispino Valenziano. Nel luglio del 1989 fu presentato alle Autorità competenti il Progetto di restauro e rifunzionalizzazione dell'intero edificio e della Chiesa, redatto dallo Studio Culotta e Leone Architetti Associati, su incarico della Rettoria. Lo scopo di tale intervento non era finalizzato solo al recupero di un notevole bene architettonico, ma alla sua destinazione a "Centro Studio e Ricerca sulle Arti della Liturgia nel Bacino del Mediterraneo". Oggi l'intera struttura e la Chiesa sono tornate a riconfigurare l'antica grandiosità del Plesso, che si eleva dalla Via Costa a raggiungere le pendici della Rocca con gli spazi esterni di pertinenza; giardino pensile, scalinata di accesso e gli oratori del Rosario e del Rosariello. Non è mio compito in questo contesto scrivere del Convento, mi limite­rò all'analisi del restauro e dell'adeguamento liturgico della Chiesa dedicata a S. Trinità, realizzata in comunione di intenti con il Liturgista, nonché Committente dell'Opera, Mons. Crispino Valenziano. Come già specificato, la Chiesa è antecedente alla costruzione dell'impianto conventuale, ma non nelle forme e grandezza di quelle attuali. Esisteva probabilmente già nel 1430 ed era possesso della Confraternita della SS. Trinità. È orientata ad Est, nel senso che la parte absidale è rivolta ad Oriente, mentre l'ingresso si apre ad Ovest, secondo una iconografia invalsa già nel Medio Evo, per cui il luogo della Celebrazione liturgica deve guardare alla nascita del sole, il Cristo che, con la Sua predicazione, morte e resurrezione, vince le tenebre del peccato riscatta l'umanità. Lo stesso orientamento presenta la nostra Cattedrale. All'aula eccle­siale si accede mediante una scenografica scalinata. La pianta è a tre navate. Sulle pareti delle navatelle vi erano dei piccoli altari, che il nuovo progetto ha eliminato, trasformando lo spazio recuperato in un deambulatorio. Le navate si innestano nel transetto, che però non fuoriesce dal perimetro dell'aula cioè non forma la planimetria detta a croce latina. Dal transetto si accede alla Santuario centra­le, dove è posto l'altare, e alle due piccole cappelle in asse con le navatelle laterali.

Nella riconfigurazione della Chiesa sono state eseguite le norme per l'adeguamento liturgico, secondo il Concilio Vaticano II, indetto dal beneamato Papa Giovanni XXIII.

Il pavimento è in pietra lumachella, cavata nelle pertinenze della fabbrica conventuale, tagliata in loco dal Maestro lapicida Mario Mezzapelle. Il disegno, eseguito da progetto, segue un andamento processuale verso l'altare. La copertura è lignea a capriate.

Nel Santuario, sollevato di tre gradini rispetto al piano dell'aula dell'assemblea, è collocato l'altare, in pietra di Trani, donato a Mons. Valenziano dall'Arch. Renzo Piano, che l'ha usato nella Chiesa di P. Pio di San Giovanni Rotondo. È formato da un unico blocco quadrato, ma la lastra centrale che guarda verso l'assemblea, è in lapislazzulì afgano, tagliato in modo che le venature si rispecchiano formando una croce. In asse con le colonne del lato destro, è posto l'Ambone; su disegno di progetto è realizzato in marmo bianco di Carrara e formato in tutto da nove pezzi opportunamente assem­blati. L'Ambone è il luogo della proclamazione del Verbo, la Parola di Cristo, e simboleggia il Sepolcro vuoto, cioè la Resurrezione. All'incrocio tra la navata centrale e il transetto si innesta la cupola ribassata. In effetti non è una vera cupola, infatti non svetta al di sopra delle coperture, ma più un controsoffitto per segnare "l'Onfalos", cioè il centro dello spazio ecclesiale. La cupola è dipinta in oro e al suo margine reca una scritta in latino e in greco "GLORIA IN EXCELSIS DEO, AHOZ AFIOS AriOZ (Gloria a Dio nell'alto dei cieli, Santo, Santo, Santo).

Il portale d'ingresso alla Chiesa è formato da tre lastre finemente intagliate. La Chiesa di Santa Trinità alla Rocca, per tanti anni chiusa al culto, grazie all'azione tenace del nostro Vescovo, S.E. Mons. Vincenzo Manzella e del Rettore Mons. Crispino Valenziano, è stata riaperta al culto con una solenne cerimonia nel settembre del 2010. Si celebra la S. Messa ogni domenica alle ore 10,30. Ci auguriamo che il Convento, con il suo bel chiostro, sul quale si staglia la grande mole della Rocca, venga aperto per la sua destina­zione funzionale di "Centro Studio e Ricerca sulle Arti della Liturgia nel Bacino del Mediterraneo".

A questo testo e alle immagini dello stato attuale aggiungo una documentazione fotografica dello stato della chiesa quando nel 1981, se ricordo bene la data, mi occupai di fare i rilievi dell’intero complesso di S. Domenico per il Piano Particolareggiato del Centro Storico, su incarico degli Architetti Culotta e Leone redattori per l’appunto del Piano. E’ un “prima” e “dopo” che spero renda ben conto del lavoro di restauro effettuato, limitatamente alla chiesa e al chiostro.