Perché l'economia in Italia va male ed è destinata ad andare peggio.

Ritratto di Angelo Sciortino

26 Settembre 2018, 22:05 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

Versione stampabileInvia per email

Quando si dice che il cuneo fiscale è aumentato perché “le entrate sono insufficienti”, sorge subito una domanda che mi viene in mente: che cosa significa “insufficiente”? Il problema del deficit fiscale italiano non è stato generato da un basso carico fiscale, ma da uno confiscatorio ed eccessivo. L’aspetto più preoccupante, infatti, è che il carico fiscale dell’Italia è uno dei più alti tra le 138 economie mondiali.

Tutto ciò incide negativamente sulla competitività e sulla facilità di attrarre capitali, per investire e creare posti di lavoro, relegando una nazione dal potenziale enorme, come l’Italia, nelle ultime posizioni dell’indice del World Economic Forum, quando dovrebbe essere a la cima.

Le tasse elevate sono un fattore, che nasconde una spesa pubblica smodata, che ha frenato l’attività economica, poiché non è considerata un servizio per facilitare l’attività economica, ma come fine a sé stessa. La spesa pubblica consolidata ha raggiunto quasi il 50% del PIL nel 2016, una cifra chiaramente sproporzionata. Anche se consideriamo la spesa pubblica primaria, cioè escludendo il costo del debito (interessi), è raddoppiata tra il 2002 e il 2017.

Secondo il Ministero del lavoro, l’occupazione pubblica rappresenta oltre l’11% del budget e solo due regioni hanno una percentuale di occupazione pubblica inferiore al 30% del totale. Se prendiamo tutte le regioni, oltre il 65% delle regioni ha una percentuale di occupazione pubblica che supera il 40% del totale. Il Ministero del Lavoro stima che oltre 3,5 milioni di posti di lavoro sono pagati dalle tasse nelle amministrazioni nazionali, regionali e municipali, una cifra che è aumentata del 60% dal 2002.

Non è esclusivamente un problema di impiego pubblico. Secondo il Ministero delle Finanze le tre voci con il maggiore aumento della spesa pubblica tra il 2002 e il 2017 sono chiaramente i salari, la sicurezza sociale ed i sussidi al settore privato. Questa terza parte è molto importante.

L’Italia si trova di fronte ad un modello che ha aumentato in modo sproporzionato il carico fiscale nei settori più produttivi per sovvenzionare i settori a più bassa produttività e pagare il massiccio aumento dell’occupazione pubblica. Questo è un modello fiscale che scoraggia gli investimenti privati non sovvenzionati e incoraggia i settori in cerca di rendite. Pertanto, non sorprende che l’aumento della produttività sia molto bassa e che le entrate fiscali non migliorino, spingendo disavanzi più alti attraverso spese elevate ed entrate inferiori al budget.

Poiché le entrate sono insufficienti e gli afflussi di capitali peggiorano, il divario viene finanziato attraverso la repressione fiscale e monetaria allo stesso tempo, che sposta settori altamente produttivi, scoraggia l’attività privata e riduce gli investimenti a lungo termine. E non viene risolto con gli aumenti delle tasse e neppure con i condoni fiscali, anche se chiamati pace fiscale.

Se guardiamo alle economie europee, possiamo anche vedere come gli aumenti delle tasse non solo non hanno risolto il deficit fiscale, ma hanno generato un ritardo nell’uscita dalla crisi, aumentando anche l’indebitamento nel procedimento. I deficit sono stati ridotti, ma non abbastanza ed il debito pubblico supera l’89% del PIL. Uno studio del Centro per la Ricerca Economica Europea (ZEW –Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung) avverte del rischio di perdita di investimenti nell’Unione europea, concentrandosi sul mantenimento di una tassazione non competitiva e quasi confiscatoria, in cui le imprese ed i cittadini pagano fino al 40% del loro reddito in imposte dirette ed indirette. In Italia si paga quasi il 70%!

Le soluzioni che sono state imposte nella maggior parte delle economie sviluppate sono fallite proprio perché implementano un modello estrattivo, che penalizza gli investimenti ed i settori più produttivi per sostenere un’eccessiva spesa pubblica.

Se guardiamo alla tendenza globale, gli Stati Uniti dimostrano che: una fiscalità attraente orientata alla crescita genera maggiore occupazione e maggiori investimenti. L’Italia, con il suo elevato carico fiscale, subisce un effetto negativo e cumulativo. I settori che dipendono da sussidi ed entrate fiscali diventano estrattivi per la società. Gli investimenti produttivi e l’occupazione privata soffrono.

Tutti questi squilibri saranno destinati ad avere ancora più peso, se dovessero affermarsi definitivamente i piani economici del governo giallo-verde.

In questo, il futuro adeguamento sarà molto più doloroso di quanto immaginiamo.