I rischi di decidere con la paura e senza il coraggio per vincerla

Ritratto di Angelo Sciortino

6 Aprile 2020, 17:03 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Tutti ricordano la definizione di Aristotele, che affermava che l'uomo è uomo politico, è, cioè, un uomo che si autogoverna nella sua polis, nella sua città. Non per nulla Tucidide, nella sua Guerra del Peloponneso, fa dire a Pericle che non merita stima l'uomo, che si interessa soltanto del suo tornaconto, ma si disinteressa del bene comune, della città.

Ritengo che oggi la definizione di Aristotele merita un particolare approfondimento, per comprenderne appieno il significato. Per Aristotele e per i Greci l'uomo in quanto cittadino doveva possedere una precisa caratteristica: l'arété politiké, cioè, la qualità nello stesso tempo di archein e di àrchesthai, di governare e di essere governato, partecipando alle decisioni, che interessano tutta la comunità.

Apparentemente niente sarebbe facile, se non fosse per il fatto che per poter possedere le due qualità contemporaneamente occorre che quest'uomo sia in grado di essere informato e in grado di riconoscere una legge morale, che gli impone il rispetto per i suoi simili. E non solo il rispetto degli altri, ma anche e soprattutto la consapevolezza che le sue scelte nascono dalle sue opinioni, che tutto sono, tranne che verità assolute. Ieri m'è accaduto di leggere in un post su facebook che il termine greco per definire la verità è aletheia e sono rimasto sorpreso, perché il termine significa svelamento di una verità dopo averla ricercata; il termine greco per definire la verità assoluta è invece epistème. Allora, se per decidere la soluzione di un qualsivoglia problema deve ricercarsi prima la verità, è necessario, indispensabile, che l'uomo che vuole autogovernarsi si fornisca prima degli strumenti necessari per ricercarla e poi che si confronti criticamente e garbatamente con chi ha seguito un altro cammino nella ricerca. Ne deriverà una continua polemica, ma senza polemica non esistono né democrazia né libertà e sprofonda nell'abisso dell'ignoranza la povera verità.

Queste riflessioni mi sono state dettate dalla situazione odierna di Cefalù e dalle polemiche sulla destinazione del Giglio a ospedale Covid, ma anche dal dibattito vuoto sulle decisioni altalenanti del Governo nazionale e di quello regionale, nonché da alcune iniziative pseudo rivoluzionarie di qualche sindaco in difesa dei cittadini, che applaudono, non essendo capaci di archein, di autogovernarsi con la mente libera dalla paura e comunque senza il coraggio per combatterla.

Tutto questo per rispondere a chi mi accusa di non preoccuparmi, data la mia età, del futuro dei giovani e a quelli che mi considerano sordo alle parole sconsiderate e illogiche, che spesso pronunciano o scrivono per criticarmi.