PORTO: buttati a mare altri 200.000 euro

Ritratto di Saro Di Paola

14 Marzo 2022, 07:58 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Ieri mattina, al porto di Prissuliana ho scattato le foto che seguono.
         
         
         
         
Il raffronto di queste foto con altre, alcune delle quali inserite in altro articolo sul dragaggio del "porto" pubblicato l’8 giugno 2015 (www.qualecefalù.it/node/17218 ), fa cogliere un grado d'insabbiamento del bacino portuale mai raggiunto prima,
         
           come reso eclatante da quattro cassoni in plastica pieni di polistirolo, insabbiati e parzialmente sommersi dalla sabbia,
         
che erano rimasti alla punta di uno dei pontili galleggianti, da quando quel pontile venne messo a mare e sino alla stagione scorsa.
                                                                                     
Eppure il grado d'insabbiamento documentato ieri è stato raggiunto dopo soli 19 mesi dall'ultimo dragaggio che, grazie ad un finanziamento di 200.000 euro dell'Assessorato alle Infrastrutture della Regione Sicilia, è stato eseguito nei mesi di luglio e agosto del 2020.
      
                                                                                                                          

Le foto di quel dragaggio documentano a chi non ne avesse memoria, che la sabbia dragata è stata riversata dalle idrovore all'interno dello stesso bacino portuale, per ripascere l’arenile un centinaio di metri più ad est della zona dragata.
         

Non è dato sapere chi ha diretto l'ultimo intervento di dragaggio e chi ha deciso di riversare la sabbia in quella zona, che tutti, dico tutti, sanno essere la zona del bacino portuale più battuta dalle mareggiate prevalenti, che sono quelle provenienti dal quadrante NW.
Invece, è risaputo che sono state proprio quelle mareggiate e le correnti interne al bacino portuale a riportare, sin da subito, la sabbia nella stessa zona dalla quale era stata prelevata.

Ieri mattina, mentre scattavo le foto, un pescatore mi ha detto: "i sappiru abbruciari i rinari".
Io, per restare in tema, dico che i responsabili di quella scelta hanno buttato a mare altri 200.000 euro di pubblico danaro.
A loro, dal più profondo del cuore, urlo “uno sgarbo”:
"CAPRE, CAPRE, CAPRE"!

Saro Di Paola, 14 marzo 2022
 

Commenti

Caro Saro,

da buon conoscitore dei meriti delle capre, allevati in numero di 1.500 nell'azienda di famiglia e il cui allevamento era giustificato da mio nonno con il loro compito di tenere pulito il terreno; un compito che svolgevano senza esigere alcun compenso, ma compensando piuttosto loro stesse con il regalo del latte e dei capretti. Aggiungo che in Francia, per esempio, esiste l'obbligo di allevare le capre nel caso di possesso di terreni boschivi, sempre per la stessa ragione addotta da mio nonno. Per queste ragioni non accetto che tu usi l'epiteto di capre per coloro che hanno causato al porto i danni da te descritti ottimamente con il testo e con le fotografie allegate.

Se un animale vuoi usare, meglio il nome di porco e di cretino, richiamandoti all'adagio siciliano fa cchiu dannu un cretinu ca un porcu 'nto iardinu.