Hannah Arendt e la banalità del male

Ritratto di Angelo Sciortino

14 Ottobre 2022, 13:48 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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È apparentemente molto strano che un certo tipo di politica stia affermandosi in Italia proprio oggi, in cui ricorre la data di nascita di Hannah Arendt, nata il 14 ottobre del 1906 a Linden, un sobborgo di Hannover, in una famiglia borghese di origini ebraiche. Si laureò in filosofia all'università di Marpurgo e si innamorò del più influente pensatore del '900, Martin Heidegger. La relazione tra i due si interruppe a causa del profondo solco ideologico che li divise alle soglie delle guerra. Martin Heidegger al principio del conflitto mondiale era filo-nazista, mentre la Arendt era una delle principali avversarie ideologiche del regime. I due ebbero una relazione tormentata, che costò diverse critiche alla Arendt a causa delle discusse e controverse posizioni politiche dell’amante.

In seguito alle sue riflessioni, la Arendt arrivò a teorizzare il concetto di "banalità del male", che ormai è passato alla Storia. Il vero pericolo rappresentato dal Nazismo, concluse la filosofa, fu quello di aver condotto uomini anonimi e banali, semplici padri di famiglia o tranquilli operai, a compiere il male più atroce. Questi uomini agivano come sottoposti a un meccanismo infernale. Lo stesso pensiero Arendt lo applicò anche agli scienziati che lavorarono alla costruzione della bomba atomica. Uomini che operarono per uno scopo superiore, nella totale incoscienza dell’effettivo valore morale delle proprie azioni.

Perché ho voluto ricordare questa immensa pensatrice? Proprio perché la sua lezione non è stata ben compresa o è stata dimenticata. E senza tener conto di questa sua lezione è destino che gli uomini siano banalmente cattivi, distruggendo il loro futuro e quello dei loro figli, come accadde in Germania e in Italia con il nazifascismo. Un male che proprio oggi stiamo subendo con il soccorso di uomini banali e anonimi, siano essi politici eletti o i loro elettori.