Campofelice di Roccella: Iniziativa popolare di richiesta variante urbanistica al PRG

Ritratto di Giovanni La Barbera

16 Agosto 2023, 08:56 - Giovanni La Barbera   [suoi interventi e commenti]

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Campofelice di Roccella

Iniziativa popolare

Richiesta di Variante urbanistica al vigente Piano Regolatore Generale

-Previsione di area destinata Parco Pubblico con attrezzature-

 

La presente costituisce formale istanza popolare finalizzata alla introduzione tra le previsioni urbanistiche del PRG vigente, di un'area da destinare a Parco Pubblico.

-Localizzazione dell'area-

L'area interessata dalla presente iniziativa costituisce un ultima possibilità, di salvaguardare un tratto, poco più di un chilometro, del nostro litorale, che si estende per oltre 9 chilometri sulla versante tirrenico del Mediterraneo.

In quanto portatori di un interesse pubblico diffuso si allegano le firme di numerosi cittadini che domandano, a questa Amministrazione, quanto in oggetto.

1) Relazione che vuole giustificare l'azione popolare

  • Cenni sulla storia della pianificazione urbanistica locale
  • Fenomeni e strumenti di governo

Negli ultimi 40 anni, Campofelice è stata interessata da una prorompente attività edificatoria che ne ha mutato irrimediabilmente i caratteri naturalistici e paesaggistici.

L'intensa urbanizzazione, di quegli anni, ha riguardato circa il 90% del territorio pianeggiante, ed è avvenuta per mezzo di un Regolamento edilizio con annesso Programma di Fabbricazione del 1975/76. (PdiF)

La cultura urbanistica aveva da tempo assunto un giudizio molto critico sui Programmi di fabbricazione; in seguito questo giudizio critico, si diffuse in ambito politico cosiché venne espunto da tutte le legislazioni regionali.

Tuttavia a Campofelice il PdiF esplicò tutti i sui perversi effetti ancora per molti anni.

Anni di frenesia edificatoria, stimolati da un trainante mercato immobiliare.

In questo clima non vi era alcun interesse ad avviare con solerzia l'iter per la formazione del PRG.

L'inerzia dell'azione politica locale non fu scevra di responsabilità, restia com'era, a far propria, anche culturalmente, l'utilità di un vero strumento urbanistico quale è il PRG, costruito, si nella dialettica, ma elaborato, su basi logico-razionali.

Il primo tentativo di dotare il Comune di Piano Regolatore avvenne nel 1994/95, purtroppo non si concluse positivamente, cosicché il PdiF continuò per molti anni, tutto il suo pernicioso vigore sino al 2017, anno dell'entrata in vigore del primo PRG.

Solo nel 2011 il Commissario ad acta adottò il primo PRG, anche se non fu mai approvato se non per decorrenza dei termini nel 2017.

Ed anche qui, questo rocambolesco strumento urbanistico , divenuto “esecutivo per decorrenza dei termini” nel 2017, contiene ancora una forte influenza della logica culturale diffusasi con la redazione Programma di Fabbricazione.

Basta citare e ricordare una delle risultanze della istruttoria VAS (valutazione strategica ambientale) che rileva come fatto negativo il sovradimensionamento delle previsioni insediative, rispetto ai bisogni reali della Comunità, difetto tipico di tutti i PdiF.

Ciò denota, una radicata, cieca, egoistica visione culturale, secondo la quale si può disporre del suolo come risorsa illimitata. Concezione che porta alla perdita irreversibile dei caratteri naturalistici, intesi questi come valore primario della Comunità, oggi sancito dal diritto all'ambiente, espresso solennemente nella recente integrazione nella Costituzione Italiana.

“Così é il nuovo comma 3 dell'art. 9 Cost., nel quale è previsto che la Repubblica (dunque, tutti gli enti della Repubblica) tuteli l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni”

2) Conseguenze

Contemporaneamente alle carenze politico-culturali e alla problematicità dei suoi strumenti, la convulsa frenesia costruttiva degli anni delle azioni predatorie, di sfruttamento territoriale, si associò la disattenzione sulla necessità di dotare il territorio di un efficiente sistema infrastrutturale, sia primario che secondario, capace, per cosi dire, di innervare le diverse articolazioni funzionali del territorio e di contribuire ad un civile modo di vivere.

Le azioni di trasformazione del territorio avvennero globalmente senza un piano attuativo di iniziativa pubblica, o particolareggiato, che poteva assicurare almeno un relativo ordine urbanistico, dove le urbanizzazioni primarie fossero programmate, previste e realizzate, inderogabilmente, prima delle strutture residenziali.

Sostanzialmente tutte le trasformazioni territoriali avvennero attraverso contingenti interessi della proprietà terriera e attuati mediante lottizzazioni. Molte di queste, nella prassi, assumevano la tipologia di “ lottizzazioni in ambito chiuso”, che è contraria

al principio urbanistico di integrazione in un sistema coerente.

L'amministrazione non adottò mai un Piano particolareggiato di iniziativa pubblica.

L'affastellarsi delle iniziative costruttive, con le lottizzazioni , prive di una rigorosa guida pubblica, generò l'assetto attuale del territorio campofelicese.

In esso si può osservare quello che in urbanistica viene tipizzata morfologicamente in “nebulosa” la cui struttura irrazionale causa esorbitanti costi gestionali a carico del bilancio pubblico.

Ma non solo: in tali ambienti costruiti si osservano, talvolta, insostenibili condizioni ambientali, con riguardo all'igiene e ai rapporti di convivenza particolarmente difficili.

3) Una sintetica elencazione delle patologie rilevabili sul territorio

  • inadeguata rete stradale, segnatamente per le esigue sezioni trasversali che non assicurano il livello di servizio richiesto anche sotto l'aspetto della sicurezza;
  • manca un sistema di parcheggi al servizio del centro abitato;
  • assenza di una adeguata rete di raccolta e trattamento dei reflui, qui si rileva, la totale inesistenza, di allacciamenti alla rete dinamica pubblica;
  • l'impianto per il trattamento dei reflui, è stato collocato, senza una visione pianificata e programmata del territorio. Questo stato di fatto fa sentire i suoi mefitici effetti su un'ampia parte dell'abitato storico e sulle espansioni edilizie nate in prossimità dell'impianto di depurazione;
  • la rete idrica pubblica sconta l'assenza di una razionale programmazione o di un piano coordinato con il progressivo sviluppo degli insediamenti;

4) Patologie ambientali:

  •  è in corso un processo di trasformazione radicale del litorale sabbioso causato dalla completa eradicazione del sistema dunale con tutta la cenosi
  • l'impoverimento della spiaggia dalla sabbia più fine, che senza alcuna barriera naturale vien dispersa ai quattro venti da mezzo secolo;
  • l'alterazione dei corsi d'acqua, consistente nella rete naturale di deflusso delle acque meteoriche, con la canalizzazione in cemento dei tratti che sboccano a mare; ostruzione progressiva degli alvei e conseguente pericolo di esondazione. Questo incomprensibile lavoro di cementificazione degli alvei non si spiega se non per ridurre la fascia di rispetto prevista dalla legge da 50 a 10mt in caso di arginature cementizie; ancora più paradossale appare l'aver cementificato le aste pianeggianti dei corsi d'acqua in contrasto con la individuazione che di questi fa il PRG denominandoli “Corridoi ecologici”. Sembra una beffa!
  • l'urbanizzazione del territorio ha prodotto la riduzione progressiva delle superfici permeabili all'acqua, con conseguente progressivo impoverimento delle falde freatiche, si tratta di un fenomeno ancora in atto, oggetto di specifica prescrizione dell'esame VAS del PRG;

5) Alcuni spunti di analisi secondo il metodo della sociologia urbana

In quest'ottica disciplinare riteniamo utile interrogarsi sugli effetti oggettivi che l’ambiente edificato ha sugli individui.

Il sistema caotico degli insediamenti, a nebulosa, non permette la formazione di una struttura di relazioni sociali auspicabili.

Mancano i luoghi concreti che si interpretano come fuochi simbolici, riferibili a valori condivisi, presupposti della partecipazione alla vita comunitaria, come reali contributi alla formazione della coscienza sociale.

In altre parole: lo spazio costruito, organizzato dalle lottizzazioni, dalle lottizzazioni in ambito chiuso e dai residences, ha dato luogo ad ambienti in cui si può osservare l'assenza di relazioni di coesione sociale.

Mancano i luoghi simbolici, cosicché l'illusione di libertà, che danno queste tipologia abitative, si risolve, ben che vada, nelle sindromi condominiali conosciute. Il territorio risulta cosi socialmente disgregato.

Gli aspetti più rimarchevoli, rilevabili empiricamente in tali ambienti costruiti, sono l'individualismo e la conflittualità. Entrambi non favoriscono certamente, come sopra accennato, la formazione di desideri di partecipazione sociale o più semplicemente gli scambi tra le famiglie. L'ambiente costruito appare sempre più un dormitorio.

Appare altresì eloquente, nell'interpretazione di questa fenomenologia, un significativo dato (fonte ISTAT) sull'occupazione complessiva delle abitazioni, che vede il 34% utilizzato da residenti e il 66% da non residenti a fronte di una media provinciale rispettivamente del 70% e del 30%.

Dovrebbe destare preoccupazione, tra i fenomeni sociali regressivi, anche la tendenziale propensione delle famiglie ad allontanare dal nostro Comune le giovani generazioni, verso mete con prospettive ritenute più feconde.

Mentre le stesse famiglie, demotivate, mostrano disinteresse e giustificano il proprio disimpegno verso una positiva partecipazione alla vita comunitaria.

Insomma non è incidentale che gli abitanti di questo territorio non mostrino identità e senso di appartenenza nella misura rappresentativa della migliore civiltà urbana.

6) Regole urbanistiche espressione della pianificazione del Comune di Campofelice e regole provenienti da Enti sovraordinati.

Il Comune di Campofelice è dotato di PRG. In esso l'area, qui indicata cartograficamente, presenta le seguenti destinazioni d'uso :

Destinazioni d'uso dei terreni interessati dal Parco, come sono normate nel PRG vigente.

  • Verde pubblico attrezzato e a Parco - (art. 24 delle NdiA del PRG)

(NB. I terreni con questa destinazione fanno parte degli standard urbanistici

dunque vigeva in essi un vincolo preordinato all'esproprio per la realizzazione di servizi ed attrezzature di pubblica utilità. Questa previsione non è stata attuata dalla Pubblica amministrazione e con lo spirare dei 5 ani di validità è scaduto. Per altro tutti i vincoli di pubblica utilità introdotti dal PRG sono scaduti dunque lo Strumentoè da considerare nella sua struttura tecnico-giuridica non adeguato alle prescrizioni della vigente legislazione urbanistica regionale.)

  • Verde agricolo - E1 - (art. 28 delle NdiA del PRG)
  • Aree per ricettività turistica nuova- CS2 - (art. 20 delle NdiA del PRG)
  • (NB. questa sottozona, della più ampia zona omogenea “C” è stata stralciata dal PRG con il DDG n. 1232/2014, cosicché oggi la stessa e priva di normazione urbanistica. )
  • Vincoli extra PRG cioe provenienti da Enti sovraordinati al Comune

Gli ambiti del territorio, sui quali è  richiesto l'introduzione della previsione di Parco Pubblico con attrezzature, sono interessate anche da:

  • Vincolo paesaggistico ambientale ex RD 1497/1939, ora DPR 42/2004;
  • Vincolo idrogeologico anche nell'ambito del PAI , (Piano per l'assetto idrogeologico) aggiornato come da Decreto del Segretario Generale (D.S.G  n. 192/2023)
  • Vincolo del Parco Archeologico di Himera.

 

Ricordiamo che costituisce impegno istituzionale l'adesione del Comune al Patto dei Sindaci del 2014,  contro le variazioni climatiche, celebrato come momento di eccellenza.

Considerazioni complementari

Dal quadro appena delineato, qualora si volesse trarre da esso certezza del diritto, ci si troverebbe in seria difficoltà.

L'assetto normativo, sia che riguardi le prescrizioni recate dal PRG o che riguardi le disposizioni vincolanti, di diversa natura, introdotti su questo territorio da pianificazioni sovraordinate, lasciano pensare che sarebbe opportuno una riassetto ai fini di una più “tranquilla” attività gestionale del Comune, mediante una opportuna Variante urbanistica, che prioritariamente e obbligatoriamente assuma, tutte le prescrizioni generali e tutte le prescrizioni specifiche, del decreto VAS.

In detto decreto, si evidenzia che il parere favorevole finale era subordinato  all'accoglimento di tutte le articolate e motivate prescrizioni.

Non avendo il Comune ancora recepite le prescrizione di legge nel PRG dobbiamo ritenere che siamo nel caos se non addirittura fuori legge.

7) Conclusioni

-Una azione popolare interprete di un interesse diffuso per ripartire e rinascere

Anche senza avvalersi di un sistematico schema d'analisi abbiamo cercato di dare una rapida lettura, quanto più oggettiva possibile, dello stato in cui versa il “sistema” campofelicese, nelle componenti assunte di volta in volta a tema.

Abbiamo qualche dubbio di esserci riusciti, tuttavia nutriamo la speranza che quella parte consistente di abitanti, che avverte sensibilmente il disagio attuale , abbia ora qualche conoscenza in più per ragionare sulle cause.

Ragionare per ripartire e rinascere sono verbi che suggeriamo ai pubblici amministratori affinché il motore del cambiamento si accenda e orienti il Paese verso mete e prospettive d'uso del territorio.

L'obiettivo principale è quello di salvaguardare ciò che rimane delle preziose caratteristiche della natura e del paesaggio, fermando i fenomeni di sfruttamento ancora in agguato; fenomeni rilevanti, che sviluppano processi aggressivi sui valori ambientali.

Abbiamo quindi il dovere di ragionare partendo appunto dalla conoscenza dello stato del sistema, sugli squilibri in atto, sulle cause che li hanno determinati.

 

Solo allora ci convinceremo che occorre governare Campofelice con un registro culturale nuovo, basato sulla certezza che il nostro primo problema è capire che abbiamo esagerato a sovraccaricare il territorio di strutture oltre la sostenibilità a fronte di un mediocre o talvolta inesistente supporto infrastrutturale.

Per altro verso si può dire che la smisurata crescita delle strutture urbanistiche insediative ( residenze , attività produttive legate al turismo, attività commerciali) non è stata controllata anche per la mancanza di un valido strumento di pianificazione.

- Il timore delle azioni predatorie

Se gli attori che generano disordine vengono lasciati alle loro logiche, essi, in quanto predatori mai paghi, succhieranno sino all'ultima goccia di sangue di ciò che ancora, miracolosamente rimane vivo.

I predatori dell'ambiente non sono estinti, essi, facendo circolare astutamente, con l'inganno, idee secondo le quali solo le quantità producono ricchezza e non le qualità, vogliono assicurarsi, a qualunque costo, la valorizzazione del loro capitale.

Questi, ovviamente, non sono interessati alle azioni amministrative sostenibili nel nostro territorio, soprattutto quando parlano degli effetti virtuosi della loro speculazione, perché lo fanno dissimulando, nascondendo il loro egoistico obiettivo che è il profitto, ovvero l'accrescimento di valore del loro capitale investito.

Nessun principio altruistico, nessuna etica del bene pubblico li guida.

Noi riteniamo che lo sviluppo squilibrato non lo si può correggere, con altre strutture, le quali a loro volta generano un carico addizionale sui rilevanti problemi di cui soffre il sistema delle pubbliche infrastrutture.

- Destinare una porzione del territorio a Parco Pubblico con attrezzature

Preoccupati, abbiamo riflettuto e poi suggerito un progetto basato sulla capacità di generare un insieme di stimoli che potessero trascinare il sistema locale verso un progressivo riordino e quindi verso un contesto ambientale più vivibile.

A questa preoccupazione vorremmo che si rispondesse con un diffuso interesse alla presente istanza popolare di modificazione dello strumento urbanistico vigente, introducendovi la destinazione d'uso in tema.

Pur considerando la complessità che caratterizza i fenomeni osservati noi crediamo che il Parco pubblico e le sue attrezzature, visti come fatto territoriale di riordino, sia in grado di contrastare i processi degenerativi in corso.

Il Parco è un coerente strumento di lotta al cambiamento climatico secondo le politiche europee, del Piano di Nazionale di Ripresa e Resilienza e degli obiettivi dell'Agenda 2030 dell' ONU.

Da  tenere presente che a recente riforma urbanistica regionale è in sintonia con le azioni che culturalmente sono poste a difesa delle peculiarità ambientali e paesaggistiche della nostra Sicilia.

Riteniamo che non vi sia altra tipologia infrastrutturale alternativa al Parco, che contenga in se un potenziale di cambiamento sistemico paragonabile ad Esso.

In fine la divulgazione giornalistica, di una eventuale decisione dell'Amministrazione di realizzare, sul proprio territorio, un Parco Pubblico, basterebbe, da sola, ad innalzare tutti i valori immobiliari oggi tendenzialmente in flessione, per le cause sopra citate. Ancora di più darebbe agli imprenditori turistici un sostegno rilevantissimo.

Sulla attuale Amministrazione grava la responsabilità di credere a questa proposta popolare ovvero mortificarla con erronee scelte i cui danni saranno irreversibili per le future generazioni.