Sala delle Capriate - 17 giugno: tavola rotonda aperta al pubblico (1ª parte)

Ritratto di Pino Lo Presti

21 Giugno 2013, 02:44 - Pino Lo Presti   [suoi interventi e commenti]

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(per la "storia", non per la cronaca)

Scialabba
In primo luogo mi preme ringraziare tutti I presenti per essere intervenuti.
La partecipazione di uomini e donne di diverse estrazioni politiche, manifesta la volontà e l’esigenza della cittadinanza di un maggiore coinvolgimento nella vita politica del paese; soprattutto in un momento particolare, delicato, come quello che stiamo attraversando. 
Le promesse fatte in campagna elettorale, in merito alla tanto decantata trasparenza nella attività della pubblica amministrazione, sono purtroppo, secondo il nostro parere, ormai un ricordo lontano, al quale tutti hanno da tempo smesso di credere. 
In 11 anni -  mi preme sottolinearlo questo -  di esperienza consiliare, è forse la prima volta che realmente i consiglieri comunali hanno sentito l’esigenza di coinvolgere e consultare la cittadinanza in un periodo ben lontano dalle campagne elettorali. Detta esigenza sorge anche dalla circostanza che mai come in questo momento, a Cefalù, la cosa pubblica è stata gestita in modo personalistico.
È mio dovere anzitutto chiarire le motivazioni che hanno spinto ben 10 consiglieri comunali, che oggi in questa sede coordino e rappresento, a convocare questa tavola rotonda. Molti di voi saranno a conoscenza dell’immobilismo che affligge il consiglio comunale; metà dei consiglieri comunali infatti ha chiesto le dimissioni del presidente a seguito di fatti gravissimi in  parte narrati nella censura del 23 gennaio 2013 ed in parte narrati nella richiesta di dimissioni del 7 maggio 2013.
La situazione venutasi a creare è diretta conseguenza del colpevole dissolvimento della fragile e inconsistente maggioranza che si era costituita dopo il voto di appena un anno fa. Mi preme sottolineare che, nel corso dei primi 10 mesi di questa consiliatura, l’opposizione, con atteggiamento costruttivo, ha assecondato, per il bene della città, pur non condividendolo, ciò che è stato proposto dall’amministrazione. I risultati però, purtroppo, hanno dato torto al sindaco e ragione a quanti, nel corso dei lavori, hanno cercato di evitare che venissero prese decisioni repentine e certe volte non condivise.

La politica accentratrice e dispotica, perseguita dal nostro sindaco, non ha lasciato spazio neppure alla sua stessa maggioranza che si è sempre dovuta appiattire sulle sue decisioni senza poter contribuire alle scelte. Il sindaco infatti, venuta meno la maggioranza, per colmare le lacune numeriche in consiglio comunale e mascherare il prematuro crollo della sua attività amministrativa, ha sistematicamente condizionato i lavori consiliari, approfittando dell’appoggio, a volte addirittura ingenuo, del presidente del consiglio, che gli ha consentito di mortificare il dibattito e la funzione dei consiglieri stessi.
La decisione di astenerci dai lavori consiliari però non ci ha certamente distolto dal nostro ruolo istituzionale che, anzi, con maggiore attenzione e dedizione, consapevoli dei nostri limiti, abbiamo continuato e continuiamo a svolgere.
L’incontro di oggi vuol essere, in primo luogo, un modo per fare chiarezza, chiarezza sui fatti che purtroppo, spesso, sono assai diversi dai proclami. Un modo per condividere ciò che, a seguito dagli approfondimenti da noi svolti nell’esercizio delle nostre funzioni, abbiamo maturato; un modo per raccogliere suggerimenti e spunti per ulteriori approfondimenti.
Innumerevoli promesse avevamo letto nel “libro dei sogni” presentato in campagna elettorale, ma, a distanza di poco più di un anno, nessuno dei grandi problemi viene più neanche menzionato.
Per esempio, il blocco del settore edile e, in particolare, del progetto di ristrutturazione del club med; la soccombenza nel lodo arbitrale sorgenti presidiana, l’omessa presentazione dell’istanza di ammissione alla legge “salva comuni”, e di accesso al fondo di rotazione; la tassa di soggiorno e il conseguente calo delle presenze turistiche, lo scadente decoro urbano, la pessima raccolta dei rifiuti solidi urbani, l’omessa presentazione di un nuovo piano regolatore generale e il malfunzionamento e il mancato potenziamento del depuratore, lo scempio dell’area Miccichè,  il progressivo crollo del porto di presidiana, la mancata valorizzazione della rocca, sono questi solo alcuni dei problemi rimasti del tutto irrisolti ed anzi notevolmente peggiorati nell’ultimo anno.

Le forze che attualmente si trovano al governo della città hanno enormi responsabilità, non solo a causa delle scellerate scelte fatte nell’ultimo anno ma anche e soprattutto a causa delle loro strumentali ed annose lotte condotte durante gli ultimi cinque anni, nei quali, contrariamente a quanto noi stiamo facendo, hanno svolto un ruolo di opposizione sterile, strumentale e distruttivo.
Al dibattito che seguirà potranno partecipare -  questo lo voglio ricordare -  tutti i consiglieri ma soprattutto tutti i presenti, nella speranza che il dibattito sia utile a ricostruire correttamente le vicende politiche degli ultimi anni, a recepire proposte saggiamente finalizzate ad un rapido concreto miglioramento delle condizioni socioe-conomiche della città.

Riggio
Anzitutto, mi preme spendere due parole sulla riunione di oggi, anche se capisco che le problematiche che affliggono il consiglio comunale sono di minore interesse rispetto alle problematiche economiche e alle scelte che l’amministrazione sta facendo, e che saranno, mi auguro, il momento principale del dibattito di oggi.
Però è necessario spiegare perché abbiamo scelto di svolgere questo dibattito al di fuori del consiglio comunale, all’interno del quale abbiamo smesso di partecipare ai lavori.

Posso parlare della mia esperienza personale di principiante consigliere comunale. Appena eletto, ho subito preso atto del risultato elettorale e deciso di aderire a quello che sembrava potesse essere il piano di risanamento di cefalù, a 360°, con a capo il sindaco lapunzina il quale, dopo 10 anni di esperienza politica l’opposizione, sembrava dovesse avere le ricette per tutto.
Ho partecipato quindi a tutte le riunioni di maggioranza e a tutta quella che è stata l’attività frenetica dei primi mesi, a cui anche la opposizione - della quale io non facevo parte - ha evidentemente “collaborato”; mesi nei quali sostanzialmente il sindaco ha portato avanti quelli che lui riteneva essere i rimedi per risolvere la situazione, soprattutto contabile. Abbiamo così riapprovato tutti bilanci pregressi che non erano stati approvati.
Nel corso di quei mesi però, mi sono reso conto di quanto inutile potesse esser il mio contributo dal momento che qualsiasi cosa ho cercato di proporre o ho cercato di approfondire - anche con quella mia piccola esperienza professionale che ho -, non è stata neppure presa in considerazione; perché la linea era quella delle certezze assolute nel modo di amministrare e quindi si andava avanti “a carro armato”.
Ciò sostanzialmente poi ha determinato quello che fu il documento - sottoscritto da alcuni consiglieri di maggioranza -, nel quale si dichiarava di essere costretti ad approvare un bilancio senza neanche averlo potuto guardare; in quanto, fino al giorno prima, lo stesso non era pronto.
Avevamo chiesto al sindaco un incontro, e la sera prima abbiamo chiesto dei chiarimenti relative delle voci di spesa; alle prolungate richieste di chiarimenti, il sindaco, tramite segretaria, ci comunicò che i documenti che stavamo analizzando non erano quelli del bilancio che l’indomani sarebbe arrivato in consiglio comunale! Al chè ci siamo alzati tutti e ce ne siamo andati. E, l’indomani, purtroppo, abbiamo dovuto approvare quel bilancio.

Poi, tutto quello che è successo si sa.
Quest’attività frenetica, un po’ improvvisata, ha portato alla secca bocciatura della corte dei conti che ci ha fatto sostanzialmente arrivare alla situazione di dissesto, già dichiarata dalla corte dei conti.
Noi stessi, consiglieri comunali (lo chiarisco per chi non dovesse saperlo), abbiamo ricevuto, da parte del prefetto, la diffida a dichiarare il dissesto finanziario, ma il sindaco - sempre in maniera autonoma, assolutamente senza seguire mai alcun consiglio o consultarsi con alcuno - ha intrapreso la strada del ricorso al Tar con il risultato solo di una provvisoria sospensiva.
Sostanzialmente la corte dei conti ha ritenuto che il Tar non potesse avere giurisdizione sulle decisioni della corte dei conti, così siamo stati trascinati in un conflitto di giurisdizione di fronte alla corte di cassazione. Insomma, abbiamo complicato le cose, inutilmente (personalmente ritengo) perché, alla fine, qualsiasi cosa dovesse uscire da tutto questo marasma giurisdizionale, a noi non gioverà mai perché certamente la palla comunque tornerà alla corte dei conti che dovrà giudicare il piano di riequilibrio decennale che abbiamo presentato.  
Ho fatto questi passaggi perché nell’intervento del dottore Scialabba si diceva proprio che spesso i fatti sono diversi dai proclami.

Qualche giorno fa, il sindaco ci ha informato che purtroppo, stante l’esito del lodo presidiana, adesso stiamo andando verso il dissesto e tutti gli sforzi compiuti nell’ultimo anno dall’amministrazione sono stati resi vani. Questo ovviamente è falso perché il problema del dissesto è stato risolto in maniera negativa già dalla corte dei conti con la sentenza di cui parlavo prima. Ben cinque mesi prima dal lodo presidiana, la vicenda del dissesto era quindi già stata conclusa, bocciatndo quello che a suo tempo fu definito il “teorema lapunzina”, o meglio “la ricetta lapunzina”, e cioè che bastava - per approvare i bilanci pregressi - cancellare i residui attivi; così che tranquillamente si potesse arrivare a un giudizio positivo della corte dei conti. Ma così assolutamente non è stato, con gravissima colpa di questa amministrazione (tra tante altre che mi auguro - anche con il contributo dei giornali telematici e di alcuni opinionisti - si possa  capire siano state commesse nel passato, nel presente, e da quali forze politiche dell’opposizione o che hanno governato).
Nel nostro caso, questa amministrazione, ha avuto quella di non presentare la  richiesta di ammissione alla legge “salva comuni”.
Noi siamo tutti italiani e sappiamo benissimo che l’Italia è il paese dei condoni, delle dilazioni. Il problema dell’indebitamento degli enti locali, è un problema diffuso, non è un problema che riguarda solo cefalù; e, infatti, essendo diffuso, il governo ha trovato “una soluzione”: proprio quella della emanazione della legge, cosiddetta “salva comuni”. Cioè sostanzialmente per noi non parlare di dissesto finanziario, sarebbe stato sufficiente fare una domanda, nei termini previsti dalla legge, per poter accedere a questa legge salva-comuni.
Evidentemente però sarebbe stato troppo misero per l’amministrazione riconoscere che sarebbe bastata una domanda (come avrebbe potuto fare una qualsiasi amministrazione guercio o vicari); bisogna invece dare l’impressione che qualcosa di meno banale avevesse risollevato le sorti. Per quella domanda non fatta, quindi, sostanzialmente, ci stiamo dirigendo verso il dissesto.

Purtroppo, il discorso è troppo lungo, ed io non voglio annoiare; voglio parlare invece di qualcosa che riguarda, mi auguro, il futuro dell’economia di questo paese. È questo è stato il motivo per cui io mi sono pure distaccato dalle scelte di questa amministrazione.
Il  trend nazionale ci ha fatto capire che la politica della tassazione esasperata, la politica dell’austerità è un fallimento; si stanno cercando quindi delle soluzioni diverse anche a livello di legislazione nazionale. Lezione che pare non essere stata assolutamente recepita dalla giunta dall’amministrazione cefaludese.  
Rispetto alla crisi che c’è, rispetto a quella che è la situazione economica dell’ente (totalmente “in dissesto”), abbiamo adottato provvedimenti mirati piuttosto sostanzialmente ad appesantire la pressione fiscale sulla classe produttiva cefaludese. Abbiamo infatti aumentato il suolo pubblico, abbiamo portato al massimo l’imu anche per quanto riguarda i beni strumentali. Non parliamo sempre degli albergatori; voglio parlare del calzolaio. Ci sarà qualcuno tra loro che, magari dopo una vita di sacrifici, si è comprato la bottega dove esercita la sua attività. Per questo calzolaio noi, amministratori cefaludesi, abbiamo deciso che la sua bottega deve pagarla come “seconda casa”, alla stregua di quanto paga per la villa quello che viene a farsi le vacanze un mese l’anno. Queste sono differenziazioni che avremmo dovuto fare al riguardo di una classe produttiva già martoriata dalla legislazione nazionale.
Noi invece, a quello che è il peso enorme imposto alla classe produttiva dalla legislazione nazionale, abbiamo aggiunto l’aumento del suolo pubblico  e non abbiamo differenziato l’imu, o la tarsu, per la quale abbiamo deciso di non considerare la stagionalità di alcune attività, facendogliela pagare quindi come se la loro attività fosse in piena produzione tutto l’anno.
A tutto questo si è aggiunta una mala informazione, cercando di spostare l’attenzione da quello che è il vero problema. Non trova spazio quello che viene proposto, in senso diverso da quello che già è stato prestabilito -  io dico dalla giunta ma in realtà, purtroppo, devo dire, dal sindaco. Non c’è infatti, anche all’interno della stessa maggioranza, una possibilità dialettica di contribuire a quello che sarà poi il provvedimento finale. Il provvedimento nasce come quando c’era il re sole, o cose del genere.
Tutte queste siffatte scelte hanno inevitabilmente pesato in maniera deleteria sulla  classe produttiva cefaludese.
Ora, soluzioni diverse ci potevano essere e ci sarebbero comunque.

Ad un certo punto, io, ma un po’ tutti, abbiamo fatto un certo discorso al sindaco; cioè abbiamo cercato di distinguere quello che poteva essere definito “un periodo dell’emergenza” (in cui sostanzialmente noi avevamo lo scopo fondamentale di riuscire “a prendere in giro”, cioè a convincere, la corte dei conti che eravamo riusciti a mettere tutti i bilanci a posto e che dunque avevamo le potenzialità per uscire dalla crisi economica e finanziaria del comune; un periodo all’interno del quale le scelte, in termini di aumenti, seppur non condivisibili, potevano però per certi aspetti razionalmente avere lo scopo di far pensare alla corte dei conti che il comune andava verso un risanamento economico),
da quello seguito al momento in cui la corte dei conti ha detto “basta, da questo momento in poi la istruttoria si è chiusa; per me il comune di cefalù è in dissesto finanziario”. Da tale momento, continuare a pensare di aumentare la tassazione, diretta e indiretta, sulla classe produttiva non ha più senso. Ormai le vicende legate al dissesto non dipendono più da quello che noi possiamo avere più o meno in cassa, alla fine dell’anno o fra due anni; le vicende ormai sono all’attenzione dalla corte di cassazione, e poi passeranno - se la corte di cassazione  darà ragione al Tar - nel merito al Tar, e quindi sostanzialmente prescindono da qualsiasi scelta economica che noi possiamo andar a fare.
Avremmo perciò avuto ragioni per intervenire concretamente nell’alleggerire la pressione sui cittadini (ovviamente sempre all’interno di quella forbice che gli enti locali hanno la possibilità di gestire. La pressione fiscale nazionale infatti non può essere limitata dai comunale. Ma è questo un problema nazionale che va risolto a livello nazionale). 
Questo non si è fatto e si è continuato sulla stessa strada.
Dall’altro lato -  per riallacciarmi al discorso dei proclami - si gestisce la “programmazione” turistica (che bisogna riorganizzare per affrontare la stagione che si fa sempre più ridotta) in maniera  improvvisata. L’amministrazione è arrivata a pensare che per fare cassa si potevano pure raddoppiare gli oneri di urbanizzazione del club med. Invece di dire “speriamo che il club med  apra subito, apriamogli le braccia, facciamo in modo che immediatamente si attivi una realtà così importante”, si cominciò a pensare  “ma, se  invece di 1.200.000 loro fossero disposti a pagare 2 milioni, e con questi 2 milioni paghiamo una parte dei debiti?”, con il rischio di disincentivare la scelta di riaprire il villaggio.

A queste scelte di ampio respiro,  si è aggiunta -  lo abbiamo visto un po’ tutti -  una politica turistica a breve ... (mi è piaciuto un articolo dal prof. macaluso sul borgo; un po’ come se cefalù fosse diventato s. mauro castelverde, sclafani bagni, oppure roccalumera)  per cui, fare quattro stand con un pochino di degustazione, diventa un evento, a cefalù?
Noi non possiamo fare “la sagra” rispetto al “festival” che si fa a Taormina.
Dico, ci vuole anche un minimo di organizzazione in maniera più ampia, più programmata, anche con il coinvolgimento degli operatori del settore che ovviamente hanno tutta una serie di canali che possono assicurare sia gente di risonanza internazionale o nazionale, sia la riuscita di determinati eventi.
Volgo al termine, dicendo che mi auguro di essere stato chiaro, perché poi è difficile anche selezionare quello che si vuole dire.
Il problema di questo consiglio però è nato anche relativamente all’inserimento di un punto all’ordine del giorno. Ad un certo punto, vista la situazione, avevamo deciso di portare in consiglio comunale la discussione e il dibattito relativo alla tassa di soggiorno. Non importa, in questo momento chi sia favorevole, chi sia contrario, se sia opportuno metterla o toglierla, perché su questo ci sono opinioni diverse sia in maggioranza che in opposizione; il problema è un altro!
Limitare il dibattito dicendo “no, voi non potete discuterlo perché l’argomento non si deve trattare”, ci ha fortemente fatto sentire limitati. E’ da lì è nato questo problema.
In un momento come questo, ripeto, è opportuno - anche con provvedimenti a tempo determinato - ridiscutere gli interventi, quantomeno per ritrovare una concordia tra la classe produttiva e l’amministrazione. Perché pensare di poter fare turismo essendo “in guerra” o almeno in contrapposizione con la classe produttiva è assurdo.

Non si può tentare il coinvolgimento di qualcuno, da un lato, e poi, dall’altro, non fare nulla per trovare le scelte e soluzioni effettivamente condivise.
Quindi io ritengo che oggi il momento importante del dibattito sia quello di capire quali sono state, e quali scelte, per la ripresa economica vera, il comune di cefalù deve fare.

Sciortino
Da quello che ha detto il consigliere riggio, a quanto pare, il problema è il consiglio che non ha funzionato. Però una domanda che io faccio, in considerazione delle cose che ho letto (soprattutto le risposte che alcuni funzionari e dirigenti del comune hanno dato ad interpellanze, interrogazioni), è se non c’è anche una responsabilità della classe burocratica. Tra l’altro, questa responsabilità - secondo me - la ritroviamo anche nella questione del lodo potabilizzatore. Perché, a quanto pare la richiesta di aps di inviare, prima della dichiarazione di concordato preventivo .... è stato tenuto tutto nel cassetto. Queste cose  credo siano da codice penale!A

llora, se questi 10, ed altri consiglieri, che dovrebbero e potrebbero - secondo me - aggiungersi, vogliono far sul serio chiedano alla procura della repubblica di intervenire per vedere se c’è una responsabilità penale dei dirigenti burocratici di questo comune.
Poi, per quanto riguarda i lavori del consiglio comunale, sono d’accordo con voi: non funziona! Ma, non che non funzioni per colpa dei consiglieri, ma sicuramente per colpa di un’amministrazione che opprime il dibattito all’interno del consiglio. L’ho già detto da tempo che non funziona anche per un burocrate, un dirigente, il segretario comunale, che dovrebbe garantire un corretto svolgimento dei lavori e le corrette risposte da parte degli altri uffici.
Quindi l’unica risposta che aspetto dal consigliere riggio è, se è vera questa analisi che ho fatto, “cosa intende fare questo gruppo di consiglieri”.

Scialabba
Vorrei soltanto aggiungere che ognuno di noi, quando riveste una certa carica, deve abbandonare e l’idea politica e le appartenenze, deve vedere l’ammalato che ha davanti. Inutile che facciamo parole e poi ... perché quello che abbiamo notato in questo  anno di consiliatura non è altro che egocentrismo. Purtroppo non si può andare avanti così perché manca il feeling. Bisogna abbandonare ... Quando uno raggiunge certe posizioni, o certi incarichi, deve abbandonare l’idea politica, deve vedere la città, deve vedere l’ammalato.

Riggio
Le denunce, gli esposti, le richieste di intervento delle procure, della corte dei conti hanno portato a questa situazione! Io mi auguro che noi riusciamo a risolvere i problemi di questo comune senza dovere necessariamente sempre fare denunce, esposti; perché, alla fine, non sono risolutivi. Se un determinato funzionario prende una condanna non è che il comune ha un giovamento da questo; il funzionario si prende la condanna ed il comune continua ad essere più affossato di prima! Si è capito che questa linea, condotta dagli amici del passato - anzi dagli oppositori -, del passato è deleteria perché è la linea che ci ha condotto alla situazione di oggi: è la linea che ci ha condotto al lodo presidiana, è la linea che ci ha fatto commettere tutta una serie di errori enormi.
Per quanto riguarda la responsabilità dei burocrati, io dico questo.
Noi ci siamo scontrati, con questi burocrati che, da un lato, nel periodo dell’emergenza di cui ho parlato prima, hanno consentito di fare di tutto e di più: contingentamento dei tempi di discussione, totale salto delle commissioni consiliari, pareri dei revisori dei conti arrivati alle tre di notte via fax, etc. (hanno consentito questo ovviamente per amore di collaborazione, tra virgolette, quantomeno nella speranza che tutto ciò potesse tornare utile al comune, senza nessun pregiudizio, senza nessun intento distruttivo, a differenza delle politiche di cui parlavo prima).
Dall’altro lato, nel momento in cui i consiglieri chiedono di mettere un punto all’ordine del giorno, gli si oppone invece che formalmente si deve “fare la maschera” perché ci vuole parere....
Sono stati portati in consiglio bilanci dove mancavano i pareri; li abbiamo rinviato due volte perché  attendevamo che venissero acquisiti; poi per discutere di un punto ci viene risposto “se manca il parere non si può mettere all’ordine del giorno”.
Abbiamo due anni di verbali arretrati del consiglio comunale da approvare. La segretaria, che ha due anni di verbali arretrati da approvare, di fronte ad una richiesta nostra cerca il cavillo formale per dire quello che il sindaco pretende che lei dica. Perché il problema è quello che diceva il dott. Scialabba; il problema è la costruzione piramidale, gerarchica che c’è in questo comune, con questa amministrazione, cioè da quando si è insediato questo sindaco. Cioè qui il funzionario non può rilasciare neanche una fotocopia ad un consigliere comunale se non è autorizzato dal sindaco!  

Quindi, cerchiamo di capire qual’è il modus operandi con il quale noi ci troviamo a confrontarci. Quando noi, che vogliamo proporre una interrogazione, andiamo alla ricerca di documenti spesso ci vengono negati o si prende tempo: 4/5/6 giorni, poi si valuta se effettivamente la interrogazione è fondata,  e, in questo caso, magari la si fa presentare dalla maggioranza, anche se non si capisce quale tipo di merito si può avere nel presentare, prima o dopo, una interrogazione, cioè diventa tutto sterile.

Sciortino
Solo una precisazione.
Io non parlavo di rivolgersi alla procura per condannare questa gente, ma per allontanare questa gente da uffici dove fanno danno. L’avevo detto al sindaco, dopo un mese che era stato eletto, e non l’ho fatto;  continua con le stesse persone che hanno affossato il comune, ad amministrare.

Barranco
Le risposte ora vediamo se vengono fuori, da tutti i consiglieri comunali, certamente non devono venire solo da me.  
Mi piace che c’è quest’assemblea aperta a tutti in maniera che, quando il consigliere parla, se vogliono contraddirlo, si alzano ed intervengono.
Era più opportuno, secondo me, questa riunione farla tra i consiglieri comunali, perché avevamo avuto pieno mandato dal popolo a rappresentarlo dentro questo consesso.  Comunque questo non c’impedisce di poter intervenire.
Ora, io mi domando già tutte le domande e le risposte che voi stessi vi date dando man mano il dibattito va avanti. Non riesco a capire, non mi  capacito io stesso, cosa è successo da un anno a questa parte, per quale motivo il consiglio comunale è arrivato ad essere 10 consiglieri che appoggiano “non la maggioranza”; perché lo ripeto e lo ritorno a dire, io mi sento a pieno titolo dentro la opposizione, ma qualora la opposizione sarebbe propositiva e portasse problemi seri che risolvono alla nostra cittadinanza anche sul lato economico.

Per esempio, io voglio dire solo una cosa.
Per quanto riguarda l’urbanistica a cefalù si è fatto di tutto e di più,  e lo dico “di proposito” perché stasera vedo che qui dentro è ben rappresentata da architetti, ingegneri che questo settore lo hanno curato sempre da tanti anni e magari qualche risposta potrebbe venire questa sera.
Noi abbiamo operato per un trentennio, cioè a una maniera. Si faceva riferimento a dei punti cardine, dove si diceva “la perimetrazione della città di cefalù dice questo”, quindi all’interno di quella perimetrazione si poteva fare un certo tipo di edificazione; dopo di che la perimetrazione a cosa è servita? E’ servita a fare i piani particolareggiati che -  io non lo so se hanno scombussolato o meno il senso delle costruzioni dentro  la nostra città -  però mi accorgo che continuamente ci sono delle prese di posizione diverse; per un decennio si ragiona in una maniera, poi, in un altro decennio, si cambia completamente opinione e si ragiona diversamente. Mi sono accorto di questo io, in questo anno che sono stato qui, perché ci vado spesso negli uffici tecnici e vado a controllare diverse pratiche che sono, o ferme o che non possono camminare per determinati motivi.
E questa è una prima cosa.

Non condivido l’operato della opposizione quando di mezzo si mettono gli interessi della città. Ed io perché, ad un certo momento, ho preso le distanze per quanto riguarda i miei comportamenti all’interno di questo consiglio comunale (e glielo dicevo l’altro giorno al professore macaluso). Per me è stato determinante un pensiero dentro questo consiglio. Quando si trattò della ri-modulazione del debito ato di € 2.700.000. Conoscendo io tutta la storia, perché ci ho lavorato anche all’interno di quella società, e i 2.700.000 euro noialtri non avevano modo di contestarlo, perché mentre il comune di termini -  e lo dicevo chiaramente  (perché come gran parte dei cittadini sanno, io sono diretto nel mio dire, non mi devo riservare niente dentro la mente; lo dico direttamente) - ...  allora, quando quel debito non era contestabile perché mai gli uffici, nel passato, hanno contestato qualche lavoro che non è stato fatto bene, come diligentemente invece ha fatto il comune di termini, contestando queste cose e avendo un contestato di 5 milioni di euro. Ma lì ci sono le carte che parlano.
Allora, io quella sera, non mi sentivo di non votarlo. Io l’ho voluto votare quella cosa. Ma questo non è che significa che io me ne sono andato, che ho abbandonato l’opposizione e me ne vado in maggioranza; mi sono posto un problema: “qual è la motivazione per la quale io non la debbo votare”?

Ecco, professore io le dico questo - visto che lei ha puntualizzato in una lettera che avevano mandato al suo giornale - io gli dicevo: questa è stata la motivazione che ha fatto scattare in me, e quindi per cui ha detto “io di volta in volta, appoggerò e vedrò quando il sindaco, l’amministrazione comunale attiva si interessa dei problemi della collettività, in quel momento, troverà una sponda facile da parte di gioacchino barranco anche se debbo dirle siamo 10 a 10. Quindi la assenza - quello che non capisco è questo io -,  la assenza della opposizione che non viene qua dentro e democraticamente combatte, (magari porta dei punti), e non saranno 10, saranno 11 o 12!
Ecco, lì io vedo una differenza da parte di questa opposizione che ha deciso di stare fuori del consiglio comunale.

Caro dottore scialabba (io l’ho detto l’ultima volta quando voi avete abbandonato l’aula),”qual è la motivazione che non restate qui dentro? Cioè quella di toni franco”?
Per me, quella di toni franco è una motivazione labile; non ha intaccato la democrazia del consesso. La democrazia non lo vogliamo avere noi perché la democrazia è “numeri”, e i numeri si hanno solo qui dentro facendo dibattiti e discussioni. Se noi questi dibattiti e discussioni non li facciamo, abbiamo tempo per tutti i quattro anni di accusare sempre il sindaco lapunzina! Io non sono un uomo di sinistra, non sono nato nella sinistra, però vi debbo dire che molte di quelle cose che noi abbiamo detto, secondo me non sono opportune; noi ci dobbiamo confrontare nell’interesse della nostra città. Se saro lapunzina  sbaglia in quella cosa, lo contestiamo, ma su questo discorso della materia finanziaria, già sin dall’anno scorso  - i cittadini lo devono sapere - abbiamo fatto una riunione qui dentro, dove abbiamo detto “sì, ti aiutiamo, partecipiamo ma non per te, saro lapunzina,  lo facciamo nei confronti della città”  e quindi abbiamo lavorato. Poi, oggi, le; cose sono cambiate. Mentre l’avvocato riggio, un anno fa, era nella maggioranza assieme a giovanni cassata, pasquale messina (che questa sera non vedo) ... e allora io dico questo: le cose vanno e vengono, si cambia spesso, volentieri, da una parte all’altra. Io ho il coraggio delle mie azioni. Se questo consiglio comunale torna a riunirsi - è questo che io richiedo -, tornate e riuniamoci, e poi chiediamo le cose giuste che dobbiamo chiedere al sindaco magari che i numeri di 10 diventano di più. Questo io chiedo, e la città questo deve sapere e deve interessare.

Scialabba
Soltanto vorrei ricordare che il problema della nostra assenza non è stato tanto voluto da noi; è perché noi non ci siamo visti garantiti dalla presenza del presidente che non garantiva più il lavoro svolto dai consiglieri. Un momento fa ho detto - e lo ripeto - che uno che occupa certi posti, certe sedie, deve abbandonare qual’è la sua idea politica, per dare ascolto a tutti i consiglieri. Siccome in quell’occasione - lei se lo deve ricordare - noi questo non l’abbiamo avuto in quanto, se lei lo ricorda, ha convocato un consiglio con estremità e urgenza e poi i consiglieri di maggioranza hanno abbandonato.
Quindi qualche cosa alla base c’è, per non dire le altre cose (ma non è il momento).
A me interessa questa sera di sentire  la gente sulle domande, che ognuno di noi poi porrà, per portarle poi avanti nella speranza che questo consiglio si ricompatta nel migliore dei modi.

Giardina
Gentilissimi intervenuti, tocca a me relazionare sull’andamento economico del comparto edilizia di cefalù.
E’ chiaro a tutti che le situazione è pessima ma io, in qualità di rappresentante della famiglia giardina (che sin’ora ha tenuto il termometro della situazione sopra esposta), vi posso dichiarare che è alquanto tragica ed irreversibile.
Tragica perchè non escono più, dal comune di cefalù, progetti approvati ma solamente dia-scia e quant’altro in atto per un domani non certo e facilmente controvertibile dalla metrica diversamente attuata dall’ufficio tecnico comunale.
Irreversibile perchè ancora oggi parliamo di questo ipotetico piano regolatore, che tutti gli amministratori che si sono succeduti annunciano nei loro comizi elettorali quale pronto per essere approvato, che nessuno forse vuole la sua attuazione onde poter liberamente fare a piacere tutto ciò che è possibile fare in un residuato piano regolatore approvato nel lontano 1972.

L’edilizia a cefalù.
E’ stata il fiore all’occhiello della città di cefalù e il volano economico del paese, atto alla riscossa socio-economica della cittadina tirrenica, unitamente al turismo.
Ma, se fino ad ora quest’ultimo comparto si è mantenuto indenne dall’attacco interno, ovvero dei locali, per un inaridimento dello stesso, dato che per il 90% il comparto è dato in mano di “stranieri” - ovvero non-indigeni -, per quanto riguarda la edilizia le minacce sono arrivate principalmente dall’interno della casa comunale e cioè da noi stessi cefaludesi che abbiamo consegnato ad altri ciò che noi dovevamo fare: ovvero il piano regolatore nuovo.
Sulla base di ciò, si può affermare che l’ipotetico nuovo piano partirà già vecchio perchè, a mio avviso, ogni 10 anni il mondo cambia e cambia anche cefalù.
Lo abbiamo minato dall’interno perchè il susseguirsi di minacce e di un clima politico-burocratico non sereno e alquanto instabile ha provocato il rallentamento della macchina da guerra costruita dai nostri padri nel 1070, i nostri padri che volevano far diventare cefalù sicuramente più bella di allora, in unione con professionalità quali l’arch. Samonà, coadiuvato dall’allora nostro concittadino arch. Culotta Pasquale.

Cosa ci ritroviamo oggi.
Aziende in piena crisi, artigiani che la mattina scopano l’uscio della propria bottega, i muratori al bar fino a tarda matttinata, i professionisti che per un incarico - si esso pubblico che privato - domandano lavoro anche a basso prezzo. Lo svilimento del comparto è già partito da tre anni.
E non è vero che la causa principale è data dalla crisi economica del paese italia, perchè, ancor oggi, Cefalù è meta di visitatori interessati all’acquisto di un immobile, ad uso privato e ad uso turistico, a prezzi, ancora oggi, alti rispetto al mercato madonita che si può benissimo collocare su un prezzo variabile dai 1000 ai 1500 euro/mq.
Penso che queste cifre siano difficilmente raggiungibili a cefalù, dato che, ancor oggi al fondo della crisi economica, i prezzi sono decisamente diversi nel nostro paese.
Basterebbe poco, ve lo assicuro, per cambiare le sorti del comparto.
Uno su tutti: la mobilità effettiva all’interno dell’utc e relativi incarichi di responsabilità consegnati a quei professionisti, in atto dipendenti dl municipio, che non aspettano altro che esprimere le proprie capacità.
Ad ognuno il suo compito e le proprie responsabilità. Certo questo significa condivisione dei compiti e non so se questa amministrazione sia avvezza a tale intendimento.

Che fine ha fatto il club mediterranèe? Ancor oggi nessuno dei burocrati ma ha dato risposta. Forse si vuole l’assenso di questa amministrazione per potere dire una sola parola.
Sta di fatto che si parla sempre di imminenza, ma, di volta in volta, escono fuori scenari apocalittici tali da dover noi cefaludesi rinunziare al progetto di un qualcosa che porterebbe alla casse comunali introiti importanti di concessione edilizia, e alla città tutta un beneficio di circa 40 milioni di euro nell’arco di due anni e mezzo, e un beneficio in posti di lavoro per circa 200 lavoratori e un numero indefinito per quanto riguarda l’indotto.

Che fine farà il porto turistico prospettato mesi addietro dalla società incaricata alla realizzazione di questa grande opera? Sarà un sogno nel cassetto della cefalù di oggi, oppure questo sarà il domani di cefalù pieno di lavoro e prosperità, bisognevole a questa incantevole cittadina turistica?

Il settore edile cefaludese auspica, in tempi rapidi, l’approvazione del piano regolatore generale nuovo, auspica un utc all’altezza della situazione, auspica il ritorno alle grandi opere tali da rinominare cefalù “perla del tirreno”!

L’amministrazione comunale è, fin d’adesso, obbligata ad adoperare il tal senso e, qualora non fosse adatta al compimento di questi progetti, avere l’umiltà di dichiararsi inidonea al prosieguo del proprio mandato.

Piscitello
Intanto devo dire che sarei presuntuoso se stasera dicessi che sono portatore di interessi dell’intera città; io sono portatore di interessi di una fetta della nostra società, della nostra comunità, e, così come diceva il consigliere giardina, in questa circostanza, di chi opera nel settore edile, da tecnico. Il consigliere giardina lo ha fatto anche da operatore del settore così come ci sono tanti altri colleghi qui presenti.

La situazione è veramente tragica, però non voglio fare riassunti, non voglio dare colpe, né colpevolizzare l’amministrazione, né i funzionari, perché sarebbe troppo facile questa sera. Voglio essere propositivo così come ho proposto personalmente al sindaco in altre occasioni.
L’esperienza di due anni fa che ci ha portato a modificare, nel bene e nel male, correttamente, più o meno, il regolamento edilizio comunale è stata un’esperienza importante perché tecnici ed operatori del settore e funzionari del comune si sono seduti attorno ad un tavolo ed hanno apportato delle modifiche a quello che è uno strumento  più o meno importante di pianificazione territoriale, o meglio, le regole per potere edificare nella nostra città. Bene, sono propositivo nel senso di chiedere a questo consesso - e quindi ai consiglieri comunali che hanno organizzato questo incontro - una ulteriore formazione di un tavolo tecnico per discutere di altre problematiche.

Certo, il regolamento edilizio si è arenato non so in quale cassetto dell’assessorato, dopo appena due anni da quando è stato esitato dal consiglio comunale, ma ci sono tanti altri strumenti che sono inadeguati: il piano particolareggiato del centro storico e le sue norme di attuazione, le norme di attuazione del piano regolatore generale, e tante altre piccole cose. Pensate, oggi non si sa, in questa comunità, chi deve rilasciare le autorizzazioni  allo scarico; se è il servizio idrico integrato, se il servizio lavori pubblici, o se il servizio edilizia privata; non si sa chi deve interloquire con l’ato idrico o con la aps ai fini di capire se il depuratore ha ancora potenzialità residue, se lo deve fare il servizio lavori pubblici, se lo deve fare l’edilizia privata o se lo deve fare il servizio idrico integrato. Ci sono delle confusioni nella organizzazione.
È per questo, se ci sedessimo tutti attorno ad un tavolo: operatori del settore, associazioni di categoria, funzionari, si potrebbe addivenire - e di volta in volta convocare i vari enti -, a delle conclusioni. Anche perché, diceva poc’anzi il consigliere giardina, oggi non abbiamo tante concessioni edilizie -  si parla di dia/scia. Io voglio sottolineare che sono strumenti normativi che permettono, che dovrebbero permettere, di agevolare le procedure. Purtroppo molto spesso, magari per cattiva interpretazione, vengono a volte un po’ bloccate. E quindi bisognerebbe anche discutere su queste nuove procedure per potere capire. Io so, per esempio, che il consiglio dei ministri ha esitato, con un nuovo decreto, delle norme che riguardano la edilizia. Dovremmo capire poi se funziona alla regione siciliana se verranno recepite; così come, per esempio, la famosa legge quadro sull’edilizia - il decreto legislativo 380 del 2001 -: tre pezzetti degli articoli si applicano su tutto il territorio, due pezzetti e mezzo in sicilia, l’altro mezzo pezzetto non lo riconosce l’assessorato beni culturali. Quindi è un po’ difficile!
La mia proposta è questa, così come l’ho già fatta personalmente al sindaco, di ri-costituire un tavolo tecnico. E, prego i consiglieri comunali, invece di farlo fare agli operatori del settore, di farlo loro, di farlo istituire con determina, con dei rappresentanti di ciascuna categoria, associazione e ordine professionale, in modo da poter discutere di questi argomenti.

L’ultima cosa che volevo dire - e questa volta all’amico ing. saro di paola che si è occupato a proposito del lodo sorgenti presidiana - che evidentemente sarebbe opportuno pubblicare, insieme alle due lettere che riguardavano l’ato idrico, anche la lettera che ha scritto (perché ogni tanto bisogna dare il merito a qualche funzionario, a qualcuno di questo comune che opera bene) da un funzionario del comune, prima delle due che sono state fatte dal l’ato idrico alla aps, tant’è vero che sono inviate alla società acque potabili siciliani e alla segreteria tecnica operativa dell’ato. Perché? Perché la vicenda della sorgenti presidiana, e del lodo, non si conclude soltanto con i 3 milioni di euro che dobbiamo sborsare ma si dovrà cercare di capire perché queste somme non sono state inserite in quel famoso piano di rientro che il comune di cefalù ha chiesto al ministero -  non quello passato ma quello di ora - per poter pagare i creditori anticipando le somme. Questa era una prima cosa che volevo dire, poi sarebbe opportuna che i consiglieri, nelle prossime sedute di bilancio, quando valuteranno i rendiconti - specie l’ultimo -, vadano a controllare se, nei residui passivi del settore ato rifiuti, ci sono dei residui insussistenti per i quali quei famosi € 2.700.000 - poi diventati 4 milioni di euro per cui abbiamo chiesto la rateizzazione alla regione siciliana, la famosa rimodulazione - sussistono oppure no. Perché mi sa che le somme non sono così grandi, così come sono state paventate in quella sede - che ha provocato tanti discorsi - ma sono di gran lunga inferiori.

Scialabba
Su quello che lei ha detto, possiamo essere portavoci e sollecitare l’amministrazione affinché possa istituire un tavolo tecnico per potere affrontare la problematica che ci ha prospettato.

Liberto
Questa sera, quello che io vorrei rappresentare forse non ha attinenza alla risoluzione dei problemi della città ma sicuramente non può non farci pensare che abbia influito nelle scelte e nelle determinazioni di questa amministrazione e di questo sindaco.
Ma per rappresentare tutto ciò, visto che io sono sempre ricordato come il consigliere ironico, non posso non fare riferimento ad un noto romanzo, considerato la più importante opera di letteratura di Robert Louis Stevenson che ha per titolo “dottor Jekyll e Mister Hyde”, che rappresenta il culmine della scissione della personalità. Lo faccio perché questa scissione mi sembra, dal mio punto di vista, ben vestita dal nostro attuale sindaco. Ma perché questo accostamento? Perché quando condividi un percorso con determinate persone, come io ho fatto, nei passati cinque anni, insieme ad altri consiglieri comunali all’opposizione - come lapunzina, pasquale fatta e tanti altri -, ad un certo punto pensi di conoscere le persone e di conoscerle a fondo, però invece poi scopri che non sono diverse da tante altre. Dopo aver ascoltato negli anni passati, in questa aula, critiche verso operati altrui, battaglie su temi che cercavano di sollevare i cittadini dai propri disagi, ad un certo punto, con l’amministrazione lapunzina, alcune cose - se non tutte - sembrano scomparire, o, spesse volte, mantenute così com’erano.

Io faccio il consigliere da  sei anni - questo è il secondo mandato -, e ho sempre sentito parlare di discontinuità con le amministrazioni passate, invece poi ad un certo punto sembrano tutte confluire verso la perfetta continuità. Per citare un esempio, non perché sono passato su questa cosa ma perché semplicemente l’oggetto in questione mi sembra quello più semplice per cui io posso esprimere il concetto che vi voglio rappresentare. Lo faccio anche perché ho visto in fondo che c’è totò fertitta che è una questione che riguardava e riguarda anche lui, e stiamo parlando della via vazzana. Su questa via vazzana -  ripeto faccio questo esempio anche se è banale però è il modo semplice per esprimere il concetto che vi voglio trasferire - , sulla via vazzana, in questa aula e anche fuori da quest’aula, nei giornali telematici, ci sono state grosse battaglie intraprese anche con i cittadini che vivono appunto in quella via, e, insieme a loro, all’interno di questo consesso, abbiamo sempre contrastato questa famosa delibera del doppio senso di circolazione. Oltretutto, in quell’occasione - perché io mi porto sempre le carte d’appresso -, rispetto alla problematica, io insieme  al consigliere lapunzina, oggi sindaco, e tanti altri,  abbiamo fatto all’amministrazione guercio un atto di indirizzo. Quell’atto di indirizzo che, proprio al punto 10, così recitava “disporre la immediata abolizione del doppio senso di circolazione in via vazzana e il ripristino della disciplina preesistente  alla cosiddetta sperimentazione che regolava il transito e la sosta sulla suddetta via”.

Questo documento, questo atto di indirizzo, è stato presentato, anche se poi votato da me e da altri consiglieri, dai consiglieri del gruppo del partito democratico (lapunzina, fatta, franco). Su questa questione, che è tornata di nuovo di moda ... perchè, ad un certo punto, ho pensato “vabbè il sindaco lapunzina va a fare il sindaco, probabilmente tutto quello che aveva incriminato o respinto, oppure avanzato, l’avrebbe attuato. Invece questo è uno dei casi per cui lapunzina dimostra la perfetta continuità col passato pur avendolo criticato fortemente. Ma quello che ancora mi preoccupa è che i consiglieri, come l’attuale presidente del consiglio, che hanno votato questo documento, sulla questione, sol perché lapunzina oggi è sindaco, tacciono. Ma io volevo leggere alcuni passaggi delle dichiarazioni appunto del presidente toni franco sulla questione, perché io di toni franco raccolgo tutto perché ho una particolare affezione e quindi tutto quello che è di toni franco io lo raccolgo in modo affettuoso.  Così diceva toni franco nei suoi interventi soprattutto giornalistici “i cittadini che abitano o che hanno esercizi commerciali in via vazzana non possono essere considerati cittadini di serie B. Da persona che vive tutto l’anno in via vazzana, mi accorgo di come, specialmente nei giorni a bollino rosso, soprattutto durante l’estate, quella strada diventa veramente insopportabile ,con livelli di inquinamento mai calcolati. Se non si vuole che quella strada diventi marginale, con l’eliminazione di tutti gli esercizi commerciali o un luogo dove i cittadini devono snervarsi per tutta la giornata, io credo che l’amministrazione comunale debba prendere serenamente una decisione, facendo ritornare le cose come stavano prima”. Queste sono dichiarazioni di toni franco rispetto alla via vazzana, che oggi tace.

Continua in un altro intervento “io credo che il provvedimento su via vazzana sia un provvedimento bizzarro e un po’ aberrante perché si pensa di alleggerire il traffico in via roma e in via pintorno con un percorso estremamente tortuoso”. Leggo l’ultima e poi basta perché mi annoio “la situazione di via vazzana è lo specchio quasi simbolico di una situazione generale di improvvisazione e di approssimazione”. Non vorrei che anche l’amministrazione lapunzina fosse, per la via vazzana, quasi simbolo di una situazione generale di improvvisazione e di approssimazione.
Ma potrei parlare anche di altre cose su cui il sindaco ha fatto un cambio di rotta, e magari ne faccio dei passaggi veloci.
Il porto.
Sul  porto, lapunzina, ha sempre contestato il fatto che fosse in queste condizioni, ha sempre accusato gli altri di non adoperarsi per la risoluzione dei problemi del porto, eppure è un anno che fa il sindaco - questa è la seconda stagione estiva - ed il porto è ancora come lo era quando è crollato quel pezzo del pontile a t.
Un altro esempio che potrebbe essere importante per rappresentare questo dualismo. Tante volte, in tante interrogazioni, in tanti interventi radiofonici e giornalistici, il sindaco ha sempre detto, rispetto alla questione del potabilizzatore, che il potabilizzatore non era provvisto del certificato sanitario. Questo lo rendeva inagibile da questo punto di vista. Però, in questo anno, di questo certificato sanitario il sindaco non ne ha parlato più. Allora mi chiedo: “forse sindaco probabilmente lo ha ricevuto o lo ha trovato e per questo non ne parla più? Però se è così è giusto che i consiglieri ne siano informati che finalmente questo certificato è presente. Se non lo è, non capisco perché continua nel persistente silenzio rispetto agli anni precedenti in cui chiedeva obbligatoriamente che questo certificato fosse presente.
Potrei parlare anche della consulta delle associazioni. Per esempio il 26  abbiamo organizzato un convegno sull’arte e sulla cultura, dove il sindaco ha testualmente detto che non era giusto che le associazioni si adoperassero a titolo zero ma che si ci potesse dare qualcosa, in modo anche simbolico, in modo da essere rispettati anche in questo senso. Eppure in questi giorni ... oggi leggevo l’articolo di macaluso,  così come tanti altri articoli - fra cui quello del “fantasma”, che era grazioso - ...
Quando si affida ad un’associazione che nasce il 14 maggio, la preparazione di un evento, io mi chiedo, a parte la buona volontà, quale esperienza si può avere nell’ organizzare. Perché io mi ricordo spesso volte che nei finanziamenti regionali alle associazioni si chiedeva, tra le cose necessarie, che quelle associazioni avessero almeno tre anni di attività per poter attingere al finanziamento. Era una specie di formula di garanzia e perché quella associazione desse garanzia che l’indomani non fosse chiusa, e per il semplice fatto che già un’associazione che ha un’esperienza di tre anni può sicuramente muoversi diversamente di chi è appena nato. Ma non è questo il concetto, il concetto era quello di pensare alle associazioni  rispetto al fatto che non devono lavorare in forma gratuita, eppure il sindaco ha detto questa cosa in teatro, è capitata questa occasione (noi abbiamo visto il piano finanziario di questo progetto che riportava in entrata € 28.000, e poi distribuite in uscita con le varie chiamate, fra cui quello che mi ha attenzionato di più è il fatto del cantante, non perché io faccia anche questo mestiere ma soprattutto questo per arrivare poi a quello che io voglio dire. In previsione, sul piano di spesa, sono previsti € 6000 per il cantante, escluso palco, amplificazione, eccetera. La delibera di giunta è la 101 del 24 giugno, quando dichiarò quella cosa fu il 26. Quello che mi viene da pensare è che, essendoci 6000 euro a disposizione, perché non si sono chiamate queste associazioni e si è fatto in modo quantomeno di distribuire queste somme a queste associazioni locali, visto che non era corretto, per il sindaco, che avessero lavorato nel tempo sempre gratuitamente? Allora, mi chiedo a cosa serve questa consulta delle associazioni? Non serve a niente, o forse serve nel minuto in cui non ci saranno i soldi, allora saranno interpellati sempre per fare le manifestazioni gratuite!

Chiudo semplicemente con l’ultimo passaggio, proprio per delineare questo aspetto del dottor Jekyll e Mister Hyde: quello del bilancio di previsione del 2011, presentato con la giunta guercio ci vede all’opposizione. Però da consiglieri e da consigliere, il consigliere lapunzina lo ha prima contestato e poi non votato per determinate irregolarità che sono al verbale di quella seduta. Poi da sindaco, non solo lo ha fatto suo, ma lo ha fatto votare anche ai suoi consiglieri di maggioranza, tra cui anche pasquale fatta e il presidente del consiglio toni franco che, la prima volta, lo avevano e contestato, e non votato. Allora, dopo queste osservazioni, possiamo riflettere su due ipotesi: o c’è stato realmente un cambio di personalità, così come osservavo poco fa in riferimento alla questione del dottor Jekyll e Mister Hyde, oppure, oggi,  vivendo l’esperienza dall’altra parte della barricata, e magari approfondendo ancora di più gli argomenti che lui contrastava, il sindaco ha ritenuto di rivedere la sua posizione. Pertanto potremmo arrivare alla conclusione che ciò che egli ieri contestava, oggi è da lui condiviso, sottoponendolo soprattutto a quella che è la sua maggioranza; perché il fatto di condividerlo l’importanza è nel minuto in cui la sottoponi alla tua maggioranza (diventa “tua” perché la sottopone alla tua maggioranza). Da qui però nasce una domanda “aveva sbagliato allora quando faceva il consigliere a contestare le cose che oggi lui mantiene, oppure  continua sbagliare come lui diceva ai suoi predecessori”?
Ci rimane però un dubbio: quanto di questo suo dualismo, di questo suo comportamento, ha influito sulla irreparabile situazione finanziaria che stiamo vivendo. Questa è la domanda che io mi pongo e che sottopongo a tutti voi.