Fiume Carbone (atto secondo): quando il progetto di “Quadrato Verde” servì a gettare fumo negli occhi

Ritratto di Saro Di Paola

9 Agosto 2013, 08:06 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

Versione stampabileInvia per email

I lavori di realizzazione del trapezio per il ripascimento della costa erano iniziati da alcune settimane.
La protesta cominciava a montare e, come si legge alla pagina 2 de “Il Corriere delle Madonie” che ho già riproposto (http://www.qualecefalu.it/node/2867), il 24 aprile 1987, il Consiglio comunale di Cefalù, alla unanimità votò un ordine del giorno con il quale
impegnava
“il Sindaco e l’Amministrazione attiva a prendere tutte le iniziative nei confronti delle Autorità competenti per ottenere, intanto, la immediata sospensione dei lavori richiedendo agli organi competenti la redazione di un esauriente studio di Valutazione di Impatto Ambientale, a sollecitare del Ministero dell’Ambiente, del Commissario regionale per la proposta del Parco delle Madonie, dell’Assessorato regionale ai Beni culturali ed ambientali ad intervenire nell’ambito delle proprie competenze”.

Il voto del Consiglio arrivò dopo la mozione, che il giorno prima, su proposta della Lega Ambiente, era stata approvata dall’Assemblea cittadina che si era tenuta nei locali del Circolo Unione e fu in assoluta sintonia con questa mozione, il cui testo si può leggere in quella stessa pagina del periodico cefaludese.

L’Assessorato regionale al Territorio non fu sordo alla protesta e sospese i lavori.

Giusto il tempo, però, di affidare, alla associazione ambientalistica “Quadrato Verde”, l’incarico del progetto di “modellamento morfologico” del ripascimento-discarica e di approvare, in data 3 settembre 1987, la variante al trapezio.
In uno alla perizia suppletiva, per l’importo di un altro miliardo di lire circa, che la variante medesima richiese.

La variante venne presentata alla Città di Cefalù, presso la sede dell’Istituto d’Arte, allora in via Vitaliano Brancati.
In quella che era stata la sede della Compagnia e del Comando dei Carabinieri di Cefalù e che, oggi, è un elegante edificio.

Quella variante modificò la spezzata a forma di trapezio in una linea con curve ad ampio raggio, che riproponeva, avanzato sul mare, l’andamento sinuoso del tratto di costa che avrebbe finito per cancellare.

La nuova linea della diga aveva uno sviluppo di 1.450 metri circa, quasi doppio rispetto a quello del trapezio.
La superficie dello specchio di mare che includeva era di 70.000 metri quadrati circa.

Maggiore di 20.000 metri quadrati rispetto alla superficie acquea del primo progetto.

I grafici del progetto, redatti magistralmente dagli ambientalisti di “Quadrato Verde” senza i mezzi ed i programmi di grafica che la tecnologia, dopo, avrebbe messo a disposizione dei tecnici, erano di quelli che lasciavano a bocca aperta.
L’ammirazione per i grafici fece smarrire la vera essenza della questione ambientale.
La protesta per il trapezio si placò.
Quasi d’incanto.

Magnifici viali alberati e aree di belvedere puntato in tutte le direzioni lasciarono immaginare che l’area del ripascimento sarebbe divenuta un magnifico “parco” attrezzato, da cui straordinario sarebbe stato il godimento del mare.

Quel progetto fu fumo negli occhi.
Di tutti.
Me compreso.

Di quel progetto conservo, ancora nitida nella mia memoria, la qualità dei grafici con i quali i progettisti rappresentarono il papavero cornuto:

e la varietà, più elegante, più alta e snella, del finocchio di mare:

Quelle immagini, insieme a quelle di tantissime altre essenze erbacee ed arboree tipiche delle coste del Mediterraneo, fecero da specchietto per le allodole.
Per tutti.
Me compreso.
Nei grafici del progetto di “Quadrato Verde”, il luogo della discarica spacciata per ripascimento, era rappresentato come paradiso sulla Terra.
Anzi, sul mare di Fiume Carbone.

I lavori del “ripascimento” rimodellato morfologicamente ripresero.
Con immediatezza ed alacremente.

Le foto che pubblicherò in “Fiume Carbone (atto terzo)” evidenzieranno la efferata crudeltà con la quale sull’altare dei “portati del progresso” venne fatto sacrificio di un tratto di costa con una peculiarità, che, in territorio di Cefalù, lo accomunava, soltanto, al tratto che corre tra S. Ambrogio e la stazione di Castelbuono.
In quel tratto, a percorrere la settentrionale sicula, si aveva la sensazione di attraversare il mare.
In particolare nella direzione Messina-Palermo.

(seguirà: Fiume Carbone (atto terzo): come procedettero i lavori di realizzazione della mantellata)

Saro Di Paola, 9 agosto 2013

Ancora sul papavero cornuto e sul finocchio di mare:
La foto della varietà più bella del papavero cornuto l’ho scattata nell’aprile del 2009, in località Mazzaforno, ad una distanza di circa 200 metri dalla spiaggia, sul versante orientale del ruscello, che scendendo a mare da “Salaverde” la attraversa.
È l’unico ciuffo che mi sia capitato di vedere nel territorio di Cefalù e si ripropone ogni anno nello stesso sito.
La foto della varietà più snella e leggiadra del finocchio di mare l’ho scattata lo scorso mese di maggio a circa 100 metri dal teatro di Segesta.
Tale varietà, nel territorio di Cefalù ed, in particolare, nelle zone vicine al mare è piuttosto rara. Una decina di esemplari si ripropongono ogni anno sulle scarpate impervie a ridosso della scogliera a mare di Figurella e tra la strada ferrata e l’hotel Tourist.

Entrambe le essenze erbacee prediligono gli ambienti umidi di manca.
Sarebbe stato pressoché impossibile che attecchissero nell’arso e assolatissimo “paradiso sul mare” disegnato da “Quadrato Verde”.

Maggiori possibilità di attecchimento avrebbero, invece, avuto due varietà delle ombrellifere che, pure, erano magistralmente disegnate nei grafici di quadrato verde.
Quella che, d’estate anche secca, si staglia, snella ed alta, sull’orizzonte della via del faro:

 

e quell’altra, sempreverde che a Cefalù è rigogliosissima sui muri lato mare dell’ultimo tratto del lungomare.
E’ la varietà che dà il nome alla specie “finocchio di mare” 

Qualche dubbio sull’attecchimento a Fiume Carbone di quest’ultima varietà, però, rimane.
Infatti, è, anche, chiamata spacca sassi perché la sua dimora ed il suo habitat ideali sono nelle spaccature delle rocce e nei vuoti tra le pietre dei muri. 

_______________________________________________________________________________________________________________________

Articoli precedenti: Fiume Carbone (atto primo): quando la Regione Sicilia spacciò la discarica per ripascimento - 7 Agosto 2013 (http://www.qualecefalu.it/node/2867)