“Le terrazze sugli scogli” - DonLappanio 25 dicembre 2007

Ritratto di Pino Lo Presti

3 Agosto 2012, 23:26 - Pino Lo Presti   [suoi interventi e commenti]

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Gentile sig. Sindaco, la questione è certo a Lei nota già dal 2007.

(Vedi allegato: '07.12.25 Le terrazze sugli scogli.pdf)

Credevamo che il silenzio su di essa fosse da addebitarsi alla natura della Amministrazione passata, come d’altronde le responsabilità (oltre che, naturalmente, della Amministrazione ancora precedente).

Con la sua elezione, molti di noi hanno sperato che su questi scempi si pronunciasse un deciso “Stop” e si mettesse mano ad un Piano di recupero e di sistemazione della zona che ne permettesse un uso turistico “civile”.

Certo l’estate è stata troppo vicina per aver potuto permettere di approntare una qualsiasi azione al riguardo; tuttavia la gravità (dal nostro punto di vista) del problema e la serietà del professionista che, questa volta, denuncia il “malfatto” (http://www.qualecefalu.it/node/402), avrebbero meritato, a nostro avviso, una presa di posizione da parte della Sua Amministrazione.

Ad ogni modo, da cittadini - credo - costruttivamente impegnati sulle problematiche della città, avvertiamo il bisogno di alcune risposte istituzionali che siamo certi Ella è in grado di fornire:

1) - Nella mani di chi è la “politica” del rilascio delle autorizzazioni di tali manufatti nelle zone demaniali ricadenti nel Comune di Cefalù?

2) - Ha autorità solo la Capitaneria di Porto e/o (in che misura) il Comune?

3) - Per queste opere è previsto il Nulla Osta della Soprintendenza, e - se sì - chi se ne deve accertare?

4) - Cosa, nella sua visione - e quindi progetto per la città - si prevede (comunque stiano le cose) al riguardo?

Certi che vorrà perdonare eventuali imprecisioni nella formulazione delle domande, confidando che ne sia comunque chiaro il senso, restiamo in attesa.

Commenti

La risposta alle prime due domande è di quelle da un milione di dollari.
Basta fare una ricerca sul web per rendersi conto di quanto vaste siano le zone grigie in materia.
"Le regole(?)" in materia, infatti, rendono assai problematico l'esercizio dei poteri di polizia amministrativa e giudiziaria sui beni del Demanio Marittimo con inevitabili conflitti di attribuzioni tra le Istituzioni coinvolte.
Nella Regione Sicilia è prassi, oramai, consolidata che il potere amministrativo sia esercitato dall'Assessorato Regionale Territorio e Ambiente che rilascia le concessioni al richiedente che le abbia chieste e che abbia ottenuto i pareri di uffici periferici della Regione (Genio Civile e Soprintendenza) e della Capitaneria di Porto competente.
Il tutto relegando la funzione dell'Ente locale Comune a quella del comprimario passivo che "prende atto".
Facendo spallucce.
O salti di gioia.
Per il più comodo degli alibi : "IO NON C'ENTRO".

Quanto al parere della Soprintendenza "l'orientamento", pur esso consolidato, è quello che NULLA OSTA alla realizzazione di opere "PRECARIE".
Anche a mare.
Che, poi, le opere medesime, di fatto, vengano STABILIZZATE dal pagamento del CANONE PER L'INTERO ANNO SOLARE è altra STORIA.
O ALTRA "REGOLA (?)" .
Tra tutte la più emblematica!

Pur essendo abbastanza esaurienti i chiarimenti di Saro Di Paola, tuttavia non possono sostituire quel che veniva chiesto e che finora è mancato e cioè una risposta delle istituzioni, una chiara presa di posizione, una conferma che il voto di giugno non è stato un voto malriposto.

Restando strettamente in tema, ad un amico che, anche se pure lui amareggiato, cercava qualche soluzione, sforzandosi di guardare le cose dal punto di vista di un cliente/turista e confidando nelle capacità degli Architetti ( con la A maiuscola) di saper trovare sempre soluzioni adeguate rispondevo più o meno così:

"Ho alcune osservazioni del tutto personali, e non da esperto del settore (cosa che non mi sento di essere): anzitutto mi rifiuto di immedesimarmi nei
panni di un turista, nel senso cioè che non credo sia lecito apportare spropositate modifiche ad un qualsiasi ambiente solo per aiutare la
degustazione di una pietanza ( ed aumentarne così il prezzo); ci sono posti in cui nessun architetto, per quanto valido, dovrebbe "mettere mano" se non nella
maniera in cui è stato fatto,ad es., proprio il percorso pedonale sulla scogliera: gesti minimi in punta di piedi. L'arroganza di certi progettisti, la loro pretesa di migliorare, di "valorizzare" qualsiasi posto su cui intervengono ( su cui la committenza li paga per intervenire) è, per me, pura follia. E oltre ai posti che richiedono solo interventi minimi ci sono posti in cui nulla e proprio nulla si può fare. E se questo mi estranea dal novero degli architetti meglio così. Come, ricordo, diceva Carlo Doglio " se hai un bel posto e ti ci siedi sopra il bel posto non esiste più". Tanto per chiarire e ribadire il primo concetto penso che sia veramente folle guardare a Cefalù, o a qualsiasi altro posto, solo in funzione del "turismo", o meglio di un turismo visto in chiave solo economica, schiacciando i luoghi, e le persone e la storia e la natura di questo o quel luogo."

L'Assessorato rilascia la concessione anche previo un "parere del Comune".
Parere che è di competenza del responsabile del servizio urbanistica e che lo stesso responsabile rilascia dopo che il richiedente ha ottenuto i pareri "più pesanti" della Soprintendenza , del Genio Civile e della Capitaneria.
Un parere -ovviamente favorevole- che, a quel punto, viene ritenuto una formalità.
Un diritto per il richiedente.
Oramai è prassi consolidata!

Prima della riforma Bassanini non era così.
Purtroppo grazie alle nuove  "regole?"  il responsabile del servizio urbanistica è il dominus.
Quanto ai concetti espressi da Salvatore Culotta, Architetto, li condivido pienamente.

Hanno ragione Salvatore Culotta e Saro Di Paola. C'è però da tenere conto che la normativa vigente prevede che ogni comune appronti un suo Piano Utilizzo Demanio Marittimo e che, quando questo esiste, nessun altro Ente può rilasciare nulla osta senza la preventiva approvazione del Comune.

In assenza di tale piano, che manca a Cefalù, gli altri Enti possono decidere quel che vogliono, senza che il Comune e i suoi cittadini possano sindacare.

Il Sindaco mi ha detto personalmente di aver dato precise disposizioni all'ingegnere Duca di approntare tale piano, perché dal prossimo anno il Comune abbia la possibilità di vietare simili scempi. Spero soltanto che non avvenga ciò che è avvenuto con le precedenti Amministrazioni, che non l'hanno preparato, nonostante per la sua approvazione fosse stato persino nominato un commissario da parte dell'Assessorato regionale competente.

Se teniamo conto che la responsabilità del passato ricade certamente su tutti indistintamente i Consiglieri comunali e sul capo del Servizio Urbanistica, ma anche su noi tutti, con particolare riferimento su noi che scriviamo, allora è evidente che proprio su noi ricade la responsabilità di chiedere, fra qualche mese, al Sindaco a che punto è la preparazione del PUDM, facendogli sentire il peso del nostro controllo.

Apprendo finalmente della esistenza del PUDM dalle parole del sig. Sciortino. Da tempo mi chiedevo come può un comune difendersi dallo "strapotere" del demanio marittimo o dai pareri piuttosto "personalistici" che possono venire da enti non presenti nel Comune ed il cui esito negativo lo vediamo tutti gli anni nelle spiagge e nella cortina degli scogli: una invasione di lidi abnorme nella pochezza dell'estensione del Lungomare, il disinteresse della pulizia se non per la buona volontà di qualcuno degli affidatari dei lidi che attuano gli accordi esistenti, o l'intervento di quest'anno del comune; poi c'è il lato economico degli introiti delle concessioni. Come può il Comune di Cefalù lasciare fare ad altri enti su dei luoghi di vitale importanza per la sua immagine ed economia? Come fanno altri comuni di ben più rinomata importanza in questo campo? Allora se esiste il Piano di Utilizzo capace di rendere il Comune primo interessato come mai non si è mai fatto? Speriamo che gli intenti del sindaco diano risposte e basti questo per risanare questa anomalia.

Cefalù è dotata di un piano di utilizzo delle spiagge e di un piano di utilizzo del porto.
Sono stati elaborati durante la sindacatura Lagrua.
Anzi quasi alla fine della sindacatura medesima e, perciò, intorno al 1996.
Ad occuparsene è stato l'allora assessore Francesco Dolce.

Il piano di utilizzo delle spiagge era limitato a quelle del lungomare.
Se non erro.
Le concessioni per gli stabilimenti balneari sono state rilasciate in base a quel piano.
Non mi è dato sapere se, rispetto a quelle previste, ne siano state rilasciate altre. 
Non era prevista quella del Maljk.
Ne sono certo.
E' stata rilasciata dopo le altre.
Se fosse stata prevista, sarebbe stata richiesta e rilasciata prima delle altre.

Il piano di utilizzo del porto è stato rispettato (con leggerissime modifiche) nello specchio acqueo tra la radice della diga foranea ed il martello centrale a T.
Laddove sono state rilasciate tre concessioni per pontili galleggianti a ditte cefaludesi.
Nella zona del martello centrale è stata, invece, rilasciata una concessione in difformità a quel piano con l'allungamento di alcuni bracci del martello con pontili galleggianti.

Nessun piano regola, invece, la scogliera del fronte Est : "IL POPOLO DEGLI SCOGLI".
Forse, allora, non si pensava che sarebbe stata AGGREDITA COME LO E' STATA!

Grazie per le precisazioni. Credo, però, che sarà necessario un nuovo piano di utilizzo del demanio marittimo, che, stando alle assicurazioni del Sindaco, dovrà essere approntato a breve.

Mi chiedo se il piano di utilizzo approvato al tempo di La Grua fosse un vero e proprio PUDM, com'è previsto dalla legge. Se lo fosse, allora perché fu nominato un Commissario per la sua approvazione dopo l'Amministrazione La Grua? E perché questo Commissario dopo tre anni si ritirò sconfitto, visto che non riuscì a fare approvare un PUDM? E perché, al tempo del sequestro del Maljk, questo venne dissequestrato, se contrastava con il piano di utilizzo della spiaggia?

Qualcosa non mi convince, caro Saro. Se sai di più, informaci.

Non ho altro da aggiungere a quanto già scritto.

Non ero consigliere comunale nel quinquennio La Grua e, neanche, nel primo della Vicari.
Quando  i due piani   (lungomare e porto) vennero attuati.
Perciò non ho ricordi sull'iter amministrativo dei due piani e non so, nenache, se si sia mai concluso.

Ho il ricordo che il Maljk è stato messo sotto sequestro non per il "contrasto" con il piano di utilizzo ma per il mancato rispetto della distanza dai corsi d'acqua.
Il dissequestro è avvenuto dopo l'esecuzione di opere di "imbrigliamento" alla foce del Pietrapollastra e sotto la piattaforma del locale.
Opere che il Genio Civile ha ritenuto idonee ad evitare esondazioni -assai improbabili- che avrebbero potuto, e potrebbero, compromettere la stabilità della struttura. 

I puntuali chiarimenti di Saro sono sempre preziosi, ma sottolineo che ancora non c'è risposta alle domande di Pino Lo Presti, di cui la più importante è senz'altro l'ultima : "Cosa nella sua visione - e quindi progetto per la città - si prevede (comunque stiano le cose ) al riguardo?"

Credo che la dichiarazione del Sindaco, fatta a me personalmente e non smentita, sia una risposta. L'Amministrazione vuole intervenire e per questo è stato chiesto all'ingegnere Duca di approntare un Piano di Utililizzo del Demanio Marittimo. Dopo la sua approvazione, certamente ne sapremo di più. In questo caso, comunque, questa Amministrazione - con la quale sono stato duramente critico, quando è stato necessario - sta comportandosi bene in difesa della Città e della tutela di quel che rimane dei suoi paesaggi.

Semmai, noi non addormentiamoci e sollecitiamo il Sindaco, perché a sua volta solleciti l'Ufficio competente ad approntare il PUDM. Lo stesso spero che facciano i Consiglieri comunali.

Il decreto contenente le linee guida per la redazione dei piani di utilizzo delle aree demaniali marittime (P.U.D.M.), ai sensi della legge regionale n. 15/2005, è stato approvato dall'Assessorato regionale del territorio e dell'ambiente il 25 maggio 2006 (vedi allegato: Decreto ARTTA 25 maggio 2006) e  l’iter di elaborazione e approvazione di un PUDM non è certamente breve, basti guardare la documentazione richiesta al punto 2 delle linee guida e le modalità di approvazione previste al punto 3 dal decreto o, in concreto, l’esempio del vicino Comune di S. Stefano di Camastra (http://www.santostefanodicamastra.eu/temp/20110301pud/index.htm) per il cui PUDM il rapporto preliminare è stato redatto nel marzo 2010 e il termine di visione degli atti e di presentazione di eventuali osservazioni è scaduto il 10 giugno 2011.

E allora, caro Gianfranco, che cosa facciamo? Una rivoluzione o una guerra? Convengo, come giustamente fai notare, che i tempi di approvazione sono lunghi, ma senza un PUDM non possiamo restare. E senza il PUDM siamo disarmati.

Sullo scempio perpetrato a Cefalù è intervenuto anche il Comandante della Capitaneria di Porto di Termini Imerese e ha dovuto constatare che gli autori dello scempio hanno ricevuto tutti i nulla osta necessari per essere autorizzati a compierlo. Tutti i nulla osta previsti, tranne quello del Comune, che nulla potrà mai obiettare, finché non avrà un suo PUDM. Certo, una situazione paradossale, ma non si supera nascondendoci la realtà. Santo Stefano non se l'è nascosta ed è corsa ai ripari, anche se con un po' di ritardo. Cefalù dovrebbe limitarsi a strepitare? Perchè, sic stantibus rebus, non si può fare altro che strepitare e agitarsi: due non soluzioni.

Il mio intervento non era certamente contro il P.U.D.M. che, senza dubbio, è uno strumento indispensabile di cui già la precedente amministrazione si sarebbe dovuta dotare.

Il mio intervento è in riferimento alla tua precedente affermazione "Dopo la sua approvazione, certamente ne sapremo di più". Non possiamo attendere la sua approvazione.

Quanto alle due "non soluzioni" dello "strepitare" e dell’"agitarsi", sono dell’avviso che se l’Amministrazione incominciasse a "strepitare ed agitarsi" presso la Soprintendenza, il Demanio Marittimo, il Genio Civile, mettendo ognuno dei funzionari che ha apposto la propria firma sulla rispettiva autorizzazione di fronte alle proprie responsabilità di aver autorizzato ciò che definisci uno "scempio" forse, anche in assenza e in attesa del P.U.D.M., qualcosa potrebbe "muoversi".

Un ultimo appunto, le opere hanno anche ricevuto tutti i nulla osta necessari ma, a lavori ultimati, occorrono le firme che certifichino che tutto è stato realizzato secondo progetto e secondo quanto scritto nelle relazioni, soprattutto in materia di sicurezza di una struttura in legno.

D'accordo, non possiamo aspettare. Allora spingiamo l'Amministrazione ad agitarsi e a strepitare con quegli ottusocrati, che hanno dato i permessi. Chissà che in periodo di festa patronale il Pantocratore non ci aiuti, convincendoli che lo hanno offeso!

Per il controllo dei nulla osta e delle certificazioni io conosco soltanto che per esso è intervenuto personalmente il Comandante della Capitaneria di Porto  di Termini Imerese, che ha dichiarato la regolarità di quanto costruito. Se la sua dichiarazione è omissiva in qualche punto, fammelo sapere e presenterò una regolare denunzia alla Procura. Tanto per non fare quello che rimprovero agli altri: agitarmi e strepitare.

Caro Angelo, sarebbe stato più corretto che il  Sindaco rispondesse direttamente - o attraverso il  Portavoce (che ha già) - come richiesto.

Riguardo alla tua duplice affermazione: "(questa Amministrazione) sta comportandosi bene in difesa della Città e della tutela di quel che rimane dei suoi paesaggi", ricordo che proprio tu, Angelo, hai sollevato accese critiche al PD locale circa il suo mancato ruolo (all'interno del PD regionale) sulla questione dell'Ospedale; per il resto - specie quando ti riferisci alla "tutela di quel che rimane dei suoi paesaggi", sarebbe utile che informassi a quali atti e iniziative ti riferisci.

Caro Pino, le critiche a questa Amministrazione per il suo inutile agitarsi sulla questione dell'ospedale le confermo e le ripeto, perché sono ancora valide. Anzi, sono più valide di ieri.

Nel caso in questione, invece, l'Amministrazione sembra aver scelto la via dell'azione, piuttosto che quella dell'agitazione. Gliel'ho riconosciuto e glielo riconosco e per questa ragione ho detto ch'era il caso di rivolgere la nostra attenzione all'azione intrapresa, sollecitando il Sindaco a dare all'azione le giuste accelerazioni tutte le volte che sarà necessario.

Sul Sindaco che non ha risposto direttamente e pubblicamente non credo di essere io il destinatario della domanda, ma il Sindaco stesso.

Gli atti e le iniziative a difesa ecc. ecc. si riferiscono chiaramente al caso in questione, per il quale credo che la disposizione data all'ingegnere Duca sia nel contempo un indirizzo e un atto. Per le altre questioni non mancheranno le mie critiche, se non ci sarà questa difesa "di quel che resta del nostro territorio" né mancherà neanche nel caso in questione, se dovessero esserci in futuro errori od omissioni da parte dell'Amministrazione.

Come ho avuto tante volte modo di sottolineare, continuo ad essere convinto che ciò che serve per la nostra città sia una visione di insieme, un progetto di "vivibilità" che detti le linee guida generali per il mantenimento e la crescita del nostro centro. Un progetto che tenga conto di "chi siamo", ossia della nostra identità, "da dove veniamo", quindi della nostra storia ed infine "verso dove ci vogliamo dirigere", ossia quale impronta vogliamo dare alla Cefalù dei prossimi anni.

Avere chiari questi passaggi consentirebbe di redigere un Piano per la città che veda intrecciarsi traffico, urbanistica, edilizia, economia, socialità, ambiente, salute e così via.

Per quanto riguarda la questione specifica, se è pur vero che al momento il Comune non ha tanta voce in capitolo e che parte dei problemi potrebbe risolversi con l'adozione di un PUDM, è anche vero che all'Amministrazione potrebbe competere un ruolo di sensibilizzazione, che porti ad esempio gli imprenditori della ristorazione a non vedere la scogliera soltanto come qualcosa da sfruttare per poter ampliare i coperti, lavorare la sera d'estate e moltiplicare i profitti ma come una risorsa da tutelare, perchè parte di quel paesaggio che costituisce l'immagine di insieme della nostra città.

Una scogliera che grazie anche al contributo delle attività che vi si affacciano, potrebbe essere pulita quotidianamente e valorizzata con il suo inserimento negli itinerari di visita alla città.

All'amministrazione, infine, spetterebbe anche il compito, unitamente alle autorità di competenza, di vigilare su eventuali "peccatucci" commessi dai ristoranti. Capita infatti, passeggiando sulla scogliera, di vedere sotto le terrazze, resti di cibo, tovaglioli, tappi di bottiglia ed altri rifiuti di chiara provenienza.. E se ad esempio si chiedesse ai ristoratori di effettuare quotidianamente la pulizia del tratto di scogliera sottostante alle loro concessioni? Sarebbero tanto stolti da negarla, anche a costo di incorrere in qualche multa?

grosso modo siamo d'accordo su cosa chiedere al Sindaco: cosa - in base alle sue reali, presenti e prossime future, competenze e responsabilità -, intende fare sul tema, quale è la sua "visione" su quell'area?

Però, per favore, lasciamo rispondere al Sindaco, magari attraverso il suo Portavoce ma in maniera "ufficiale", "scritta" almeno!
Se un giorno gli si dovrà contestare qualcosa, lo si potrà fare meglio su tali elementi che su un "così aveva detto a me, o a lui"!

Se poi non intende risponderci, anche questo vorrà dire qualcosa!