Cefalù dimenticata

Ritratto di Angelo Sciortino

2 Dicembre 2013, 14:11 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Dopo lungo e faticoso impegno, sono riuscito a trovare argomenti e uomini, che mi permetteranno un serie di critiche positive. Non so se esse saranno scritte con la necessaria correttezza, per far capire ai lettori una verità, che purtroppo viene tenuta nascosta: anche Cefalù ha la sua cultura e uomini capaci di esserne interpreti per intelligenza e per sensibilità.

Cosciente della mia dubbia capacità, voglio lo stesso azzardare queste righe, delle quali chiedo comprensione agli interessati, quando esse saranno inadeguate. Chiedo comprensione, perché esse non mi sono dettate da presunzione, ma dal desiderio di riconoscere e far conoscere i loro meriti e per ringraziarli per aver reso la mia permanenza a Cefalù meno faticosa.

Ma li ringrazio, soprattutto, per avermi dato modo di liberarmi dall'oppressione dell'ovvio e dell'insensatezza, che regnano sovrani in questo particolare momento di crisi morale e sociale, prima ancora che economica.

Dopo questa doverosa premessa, ecco i nomi, seguiti da un breve commento.

 

Antonella Tumminello, capelli ricci e castani, uno sguardo dolce e una voce altrettanto dolce. Minuta com'è, diresti che non è forte. Invece, quando la vedi impegnata nel ripulire i quadri della collezione Cirincione, ti rendi conto che dentro di lei c'è una grande forza interiore, che le permette di tirare fuori, con faticosa pazienza e abilità, dalla polvere depositata negli anni e nei bui magazzini le figure che furono impresse nella tela da tanti artisti del passato.

Certo, ebbe in Ermanno Signorini un gran maestro, ma fu a sua volta una gran discepola. Oggi, con forse troppa modestia, è qui tra noi e ci tranquillizza della cura delle opere del Museo Mandralisca. Di quelle esposte e di quelle chiuse nei magazzini.

 

Diego Cannizzaro, bravissimo all'organo e al clavicembalo, sui quali esegue con straordinaria abilità musiche di Bach, ma anche di altri musicisti. Ha rappresentato questo Paese fin negli Stati Uniti d'America e non soltanto non l'ha fatto sfigurare, ma l'ha pure fatto stimare. È stato, in quella e in altre occasioni di esibizioni all'Estero, un grande ambasciatore della nostra cultura musicale.

Quando è a Cefalù, lo incontreresti quasi sempre solo, se altrettanto spesso non fosse con il figlioletto preso a scuola dopo le lezioni. E questo accade, nonostante a Chicago o a New York, a Londra o a Parigi, sarebbero tanti gli uomini onorati di stringergli la mano e di conversare con lui, consapevoli di condividerne la cultura musicale e la conoscenza dei tanti organi, sparsi per tutta la Sicilia, sia di quelli funzionanti e sia di quelli ormai abbandonati.

 

Pippo Maggiore, fu bancario, ma soprattutto fu autore di non pochi eccellenti cortometraggi. Fu cineasta, quando le macchine non avevano ancora imparato a sostituirsi all'uomo per correggerlo: tutto, nel suo sforzo di esprimersi, era affidato alla sua abilità. Un'abilità, che fu grande e grazie alla quale i suoi cortometraggi conservano ancora oggi un grande valore.

Ma non fu soltanto abile, perché anche la ripresa di un balcone era l'espressione del sentimento, che la vista gli ispirava. La sua abilità, per farla breve, era solamente lo strumento per dare espressione a ogni suo sentimento ispirato dalle piccole e grandi realtà. Sbaglieremmo, quindi, a considerare i suoi “film” e i suoi scritti come la descrizione della realtà, perché essi sono invece l'espressione del suo stesso sentimento contemplato; sono lo specchio della sua anima.

 

Pasquale Di Paola, conosciuto come avvocato, ma egli è soprattutto un uomo che legge e che ricorda; un uomo che ama ciò che ricorda, perché in esso trova tutto il buon senso, che oggi sembra perduto. Non per nulla ha raccolto I proverbi della Nonna, che altro non sono che i proverbi che la sua Nonna diceva a lui o pronunciava davanti a lui.

Perduto negli arzigogoli del diritto amministrativo e nelle banalità dei suoi clienti, che si raccontano noiosamente a lui, appena può si rifugia in questo mondo antico, dove il buon senso e l'esperienza sostituiscono degnamente la cultura e l'erudizione, che comunque cerca e trova nei suoi libri.

No, non è un avvocato, è un poeta prestato alle aule sorde e grigie dei tribunali, dove viene drammatizzato persino l'insignificante e dove non si vede il bosco della vita, perché ci sono troppi alberi.

(seguirà con altri nomi)

Commenti

Lodevole impegno, quello di Angelo Sciortino (acuto censore dotato di spigliata intuizione), di portare alla memoria pubblica figure nostrane che hanno potuto promuovere, con le loro opere, la nostra città nel mondo. Personalmente gli sono grato per aver voluto includere, magnanimamente, nella lista anche me con sentiti attestati di apprezzamento. In più lo ringrazio anche per aver messo l'accento sul fatto che le attrezzature da me impiegate nel mio settore (cinema) erano, come dire, "analogiche" a tutti gli effetti; il che comportava, oltre all'uso della pellicola, che ogni impostazione operata per poter ottenere certi effetti si doveva necessariamente fare a mano. e non era affatto una cosa facile. Oggi, invece, con la digitalizzazione e la computerizzazione imperanti, l'intervento umano sulle macchine (che di per sè sono autonome) è ridotto al minimo; cosicchè (e parlo naturalmente del "cinema indipendente" del quale mi onoro di far parte) basta premere un bottone e il giuoco è fatto: visivo e sonoro vengono contestualmente recepiti. Dal che ne viene la grande moltitudine di "registi" in erba che pullula nel nostro comprensorio. Complimenti, comunque, per l'iniziativa intrapresa che, senz'altro, rappresenta una grande ricompensa per quanti operano in silenzio.

In risposta al soprascritto "Vorrei che qualcuno mi spiegasse...", da parte mia rispondo:

infatti, non  capisco neanch'io l'uso del passato nel trafiletto che mi concerne, dal momento che io tutt'ora perseguo nella mie elettive attività creative.

Sicuramente, ritengo, Sciortino si sarà riferito a quando, in passato, il mio impegno nel settore era più consistente.

... perché il passato. Provo a spiegarmelo anch'io e riesco a trovare una sola spiegazione: il mio incoscio mi ha suggerito che nel passato, quando tutto diventava grande, era tale grazie all'uomo e non alle macchine. In quel tempo Pippo Maggiore fu veramente grande.

Una seconda spiegazione potrebbe essere la voglia incoscia che torni quel passato, quando le intelligenze non erano soffocate da una coltre di ottusità.