Il deserto che viviamo

Ritratto di Salvatore Culotta

28 Dicembre 2013, 17:45 - Salvatore Culotta   [suoi interventi e commenti]

Versione stampabileInvia per email
 
Una visita alla mostra fotografica “Deserto di cenere” ( Sala espositiva della Fondazione  Mandralisca) di R. Portera quasi inevitabilmente ha portato alla memoria i tanti incendi che abbiamo vissuto e insieme a questo ricordo anche quello di un caro amico scomparso, Nicola Imbraguglio, che dolorosamente visse incendi e il loro carico di distruzione, distruzione di luoghi e del loro significato e della memoria. Ne scrisse in un libro, forse il suo penultimo lavoro – Oltre la collina- e per illustrare quel libro feci alcune fotografie che non avrei altrimenti fatto : ciò che restava dopo un incendio. Decidemmo ( o decisi ) poi però di usare solo una di quelle immagini per la copertina del libro.
Quelle che riporto sono le ultime pagine : una raccolta di articoli dell’epoca ed una amara considerazione con  alcune delle foto d’allora.
 
OLTRE LA COLLINA
...10-11 AGOSTO
Dalla stampa leggiamo e riportiamo:
Da IL MEDITERRANEO (mercoledì 11.08.1999): Gibilmanna è un solo, immenso rogo. Per alcune ore è stato l'inferno.... Le fiamme sono divampate nella tarda mattinata ed hanno divorato ettari di bosco. I danni sono incalcolabili. A dare l'allarme è stata la signora Bracato. Il fuoco in poco tempo ha invaso il suo terreno. La donna insieme alla sua famiglia
si è allontanata ed ha lanciato l'allarme. Poco lontano è andata distrutta l'abitazione di villeggiatura... D'Anna
 
Da IL GIORNALE DI SICILIA (giovedì 12.08. 1999): Cefalù assediata da fiamme e paura. Per molte ore una muraglia rovente ha circondato la cittadina. Distrutti quattromila ettari di bosco ed una ventina di ville. Un centinaio le abitazioni pericolanti....
 
Da IL MEDITERRANEO (giovedì 12.08.1999): ... Quattromila ettari di bosco e macchia mediterranea, pari a circa il sessanta per cento del territorio del Comune di Cefalù, sono andati letteralmente in fumo. I residenti dicono che si tratta del disastro ambientale più grave degli ultimi trenta anni.
L'incendio, originatosi in dodici punti diversi del territorio alle ore 12,00 di martedì mattino, ha avvolto e bruciato fino a ieri pomeriggio ...
Hanno appiccato il fuoco quando all'ombra si registravano quaranta gradi, segnando il destino delle contrade di Gibilmanna, Allegracuore, Quattrocchi, Barreca, Feria, Gippone, Cammarone, ed altre ... I piccoli focolai sparsi qua e là si sono presto trasformati in un mega¬incendio che ha devastato il territorio per più di venti chilometri, raggiungendo i paesi limitrofi e lambendo la periferia dell'abitato di Cefalù...
 
Da OGGI SICILIA (domenica 15.08.1999): ... Della collina Allegracuore resta un mucchio di cenere. Alberi scheletrici, anneriti dal fuoco e dal fumo, ricordano le pitture di…. mantelli lugubri e neri, coprono le colline degradanti sul mare sino a Cefalù. Pali divelti e bruciati, tralicci metallici crollati, fili elettrici e telefonici abbattuti ed in parte carbonizzati. Una visione spettrale ed apocalittica, quasi lunare, mi si para davanti al mio ritorno da Parigi per trascorrere le vacanze a Cefalù... Le fiamme non hanno risparmiato nulla... Gli alberi stecchiti e la macchia mediterranea, ormai scomparsa, mettono a nudo montagne di massi e di rocce in prossimità di Carbonara. Mi dicono che fra Timparossa e S. Francesco sono state soffocate e divorate dalle fiamme settanta mucche. Uno scempio. C'erano voluti molti decenni per creare foreste di alberi, di pioppi, di uliveti, di querce, di verdeggianti pinete, parte integrante della città. Sono stati sufficienti l'incuria degli
uomini e qualche giorno di incendi per distruggerli. In alcune zone il fuoco ha divorato interi frutteti. A Cefalù c'è la polverizzazione della proprietà ed erano in molti a coltivarsi l'orticello e gli alberi da frutto che ora sono in buona parte in fumo.
Sui volti dei nostri agricoltori c'è ormai il senso del vuoto della desolazione davanti al mucchio di cenere rimasto sul terreno.
 
Da L'OBIETTIVO (25.08.1999):
I piromani hanno ridotto in cenere le campagne. La campagna, la storia agricola di Cefalù, sono state cancellate dal fuoco. Sono le parole dell'arch. Pasquale Culotta pronunciate all'indirizzo del Presidente della Camera dei Deputati, Luciano Violante, in visita a Cefalù il 18 agosto per constatare personalmente lo stato delle cose, a seguito dei terribili incendi occorsi nei giorni precedenti.
E' terribile, sono rimasto impressionato, ha detto la mattina del 13 agosto il Sottosegretario di Stato alla Protezione civile, Franco Barberi, appena sceso dall'elicottero. Ma la cosa che maggiormente mi ha colpito è che ci troviamo, per come si è sviluppato l'incendio, di fronte a comportamenti veramente criminali. E1 un miracolo che non ci sia scappato il morto. L'incubo, dal quale la cittadina normanna non si è ancora ripresa, è iniziato martedì 10 agosto nelle campagne a monte del centro abitato. L'aria è irrespirabile per gli oltre quaranta gradi all'ombra che da diversi giorni  affliggono  la zona.  II  caldo  ha letteralmente  seccato  la vegetazione.   Con  quelle   condizioni   climatiche,  ha  osservato   il Colonnello Vito Fiore, l'erba prende fuoco come la benzina. I piromani lo sanno bene e a mezzodì passano dalla teoria alla pratica, attizzando il fuoco in dodici punti diversi del territorio.
Intervengono una piccola squadra antincendio comunale e gli uomini della Guardia Forestale e anche un primo aereo della Protezione Civile. Ma i terreni incolti favoriscono l'estendersi delle fiamme che diventano incontrollabili e divorano inesorabilmente, ora dopo ora, una contrada dopo l'altra.
Il Sindaco della città, Simona Vicari, colto dalla disperazione, chiede la dichiarazione dello stato di calamità e l'intervento urgente dell'esercito. Per tutto il pomeriggio la città è sorvolata da mezzi aerei che effettuano lanci d'acqua senza sosta. Solo il buio serale interrompe le operazioni dall'alto. A terra il lavoro continua anche di notte. Ci sono i cittadini volontari che mettono a disposizione le loro autobotti... "I manicotti, abbiamo bisogno di manicotti", gracchia in continuazione la ricetrasmittente dei vigili urbani. Ma quei manicotti flessibili da attaccare alle autobotti saranno sempre troppo pochi, una coperta troppo corta contesa da tutti i soccorritori. Si continua, tuttavia, a combattere contro il fuoco nella speranza che arrivino altri rinforzi, anche quando le notizie di abitazioni e di mandrie dì animali bruciati scoraggiano gli animi dei forti. Sin dal primo pomeriggio, dal Comando dei Vigili urbani di via Roma, divenuto sala operativa per il coordinamento degli interventi, vengono inviate richieste di aiuto. Esse vengono reiterate per tutta la notte e somigliano a dei veri bollettini di guerra.
"L'avanzata incessante del fronte del fuoco" - dice un fax inviato dal Sindaco alle 4,30 di mattino alla Prefettura e alla Protezione civile regionale e nazionale - "sta per arrivare a toccare la periferia della città. Le raffiche di vento che alimentano di nuovo il fuoco diffondono panico e terrore. Si chiede l'intervento immediato degli aerei e dei vigili del fuoco che, anche se presenti, non sono affatto adeguati alle esigenze rappresentate...".


Mercoledì, 11 agosto, due elicotteri e due canadair aggrediscono massicciamente l'incendio scaricando acqua in continuazione sul fronte dell'incendio lungo venti chilometri. Caricano l'acqua dal mare e dai laghetti artificiali in montagna.
"Ce ne sono tanti" - ci dice G. M. il pilota di un elicottero 'Sierra alfa 315' - "ma se le nubi continuano a stazionare sopra la zona che brucia non possiamo intervenire... ". Nel pomeriggio, alle 15,30, nel corso di una riunione coi Sindaci ... finalmente il sospiro di sollievo: "Gli incendi sono in bonifica", annuncia il colonnello Vito Fiore del Coao. Qualche ora più tardi non rimangono che piccoli focolai.
Nei giorni successivi i piromani infieriscono ancora su altre contrade. Un accadimento che, mentre scriviamo, sembra esaurito forse perché ormai rimane ben poco da incenerire. La paura, comunque, non è finita. La scomparsa della vegetazione minaccia con le prime piogge altre devastazioni, cadute di massi, frane, alluvioni... Sono ben oltre duemila e cinquecento gli ettari di bosco e di macchia mediterranea ridotti in cenere. Le fiamme non hanno risparmiato case ed allevamenti di bestiame. Il fuoco ha investito in maniera devastante i due terzi del territorio comunale immediatamente a monte del centro abitato, coinvolgendo strutture residenziali, agricole e zootecniche.
Dieci le case parzialmente distrutte. Quattro le abitazioni totalmente rase al suolo dalle fiamme. Decine e decine quelle in qualche modo danneggiate. In parte erano immobili rurali, caratteristici della zona, destinati alla conduzione dei fondi... Grande impressione ha suscitato la notizia di circa settanta bovini bruciati vivi tra Timparossa e San Francesco...
Lunghissimo l'elenco delle contrade interessate dalle fiamme: Feria, Scassato, Mazzatore, Vignale, Cozzo Calcarelli, S. Francesco, Piano Pero, Pernicaniglia, Quattrocchi, Gippone, Giambellino, Testardita, Capriolo, Carbonara, Timparossa, Maglielo, Allegracuore, Colla, Prima Croce, Cisterna, Serre, Barreca, Pisciotto, Radica, Gurgo, Lanzeria, Pizzo S. Angelo, Salaverde, Pietra bianca, Roccazzo, Monte,….

      

IPOTESI DI LETTERA

 Non so dirti quando è cominciata la fine di questa terra. Meglio, non riesco ancora ad ammettere che tu abbia ragione circa la fine di Cefalù e della sua gente.
Di una cosa sono certo. Si è concluso un tempo che tanto da vicino ci riguarda.
Lo so per quella malinconia che, come ti dicevo, forte mi prende per ciò che ci andiamo lasciando. La stessa malinconia io sento per quanto di questa terra non siamo riusciti a conoscere, nonostante i segni di chi nel tempo ci ha preceduto.
Questa incapacità di leggere sino in fondo la nostra storia dalle pietre, dalla chiesa S. Biagio, con il cenobio abbandonato e negletto, da cui prende il nome la contrada, da un albero mai abbattuto, mi avvilisce per non essere stato all'altezza di un messaggio.
Tanti di questi segni dell'uomo, il fuoco ha ora cancellato, sottraendoli appunto alla memoria.
E' questo, credo, il danno, l'insulto inflitto a questa terra. Mi dirai: Sì, e però pur sempre di tracce si trattava che da tempo abbandonate sono state le campagne, come il mare e le arti. "Il fatto del pastore che, impotente, vede bruciare le sue mucche, richiama, in fondo altre solitudini.
Ci colpisce perché sappiamo che egli è l'ultimo di quei pastori che un tempo abitavano il Bosco. Ma quanti proviamo ancora questi sentimenti?!
Certo, mi è sempre più difficile darti torto, quando, in aggiunta, mi ricordi S. Barbara di oggi e le colline sempre più devastate oltre che dal fuoco, da costruzioni recenti. Oltre ai roghi, nel conto, dobbiamo allora metterci altre cose, prima tra tutte quella mutazione profonda negli uomini alla quale neppure questa terra ha saputo resistere, l'appiattimento grigio e indifferente, la morte della memoria stessa.
E per continuare a vivere ti chiedo: Perché tutto ciò è stato possibile? Come uscirne?

Nicola Imbraguglio , Oltre la collina – Tip. Valenziano, Cefalù