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Un Paese in apnea [2]12 Giugno 2013, 13:38 - Angelo Sciortino [1] [suoi interventi [3] e commenti [4]] |
Vi sono molte ragioni, perché Cefalù venga considerato un Paese in apnea. Certamente perché l'olezzo dei rifiuti sparsi in ogni dove e il proliferare nel Centro Storico delle cucine costringe a turarsi il naso e a bloccare la respirazione. Ancor più perché, a furia di ricorsi e di sospensive, ormai ogni cosa è sospesa: gli iter giudiziari, innescati dalla Corte dei Conti, ma conseguentemente anche gli iter amministrativi; una strategia di crescita e di sistemazione urbanistica, scambiata con la lettura e l'interpretazione, che troppo spesso offende l'intelligenza e che altrettanto spesso i tribunali annullano, con grave nocumento finanziario del nostro Comune, già sufficientemente dissestato.
E così, mentre si procede in apnea, si parla di bene pubblico, dimenticando di darne una corretta definizione. Forse perché il procedere ormai da un anno in apnea ci ha tolto l'ossigeno necessario al funzionamento della nostra parte cerebrale. Ci ritroviamo così a inseguire chimere di centri di aggregazione giovanili, mentre ci manca il terreno sotto i piedi, per garantire un futuro a questi giovani; difendiamo il territorio con gli arzigogoli da legulei e non ci accorgiamo di essere incapaci di dotarci di norme chiare (penso al PUDM e al PRG), che ci permetterebbero di difenderlo veramente.
Gongoliamo come pavoni, quando otteniamo sospensive, ma non ammettiamo che quelle sospensive ci obbligano a vivere, a scegliere e a spendere come se fossimo in libertà vigilata. Inutilmente, perciò, aumentiamo il costo del suolo pubblico agli esercenti. Di quel denaro non possiamo utilizzarne neanche un centesimo, per cui il solo risultato è quello di costringere gli stessi esercenti ad aumentare i loro prezzi, rendendosi meno competitivi rispetto ad altre località turistiche del Mediterraneo. Sembra la strada per l'inferno, lastricata di buone intenzioni.
O, considerando l'imposta apnea e la conseguente scarsa ossigenazione, il sonno della ragione, che genera mostri.