[1] |
Dilapidare il passato per uccidere il futuro [2]12 Ottobre 2013, 09:48 - Angelo Sciortino [1] [suoi interventi [3] e commenti [4]] |
Sembra che ormai in tanti vadano rendendosi conto che l'unico risultato di questa Amministrazione sia stato, finora, quello di perdere tempo.
Mentre, infatti, siamo stati tormentati da non pochi autoincensamenti, ci siamo ritrovati, quasi senza accorgercene, senza tribunale, senza plesso scolastico per l'Istituto Alberghiero, senza Ufficio delle Entrate, quasi senza ospedale, senza porto, con strade da Terzo Mondo, senza agricoltura e senza artigianato, senza acqua bevibile. Sparite o in via di sparizione tutte queste cose e altre ancora, facciamo “luccicare sul mare” il lumicino a ricordo di quel che fummo, mentre il comune madonita di Gangi viene indicato come il Borgo più bello della Sicilia e fra i più belli d'Italia; mentre Cefalù fa le regate veliche accendendo i motori delle barche sperdute nella bonaccia del lontano golfo di Termini Imerese. Di quella Termini Imerese, che investe nel suo interporto, che si riappropria della Sezione distaccata del suo Tribunale a Cefalù e che forse, fra non molto, amministrerà Cefalù come se fosse una sua borgata.
E' vero, abbiamo un Liceo classico, ma l'abbiamo accorpato all'Istituto Alberghiero, costringendo il suo preside a saltellare da una satira oraziana a una polpetta, con quali risultati posso soltanto lasciarlo immaginare; è vero, abbiamo una Cattedrale arabo-normanna, il cui mosaico del Cristo Pantocratore è stato scelto come simbolo per l'Anno della Fede, ma poi al suo interno improvvisiamo concerti, che dovrebbero definirsi sconcerti; è vero, abbiamo non pochi panorami impareggiabili, ma di intatti ne rimangono pochi e questi pochi, in nome del principio del non conforme, ma compatibile, sembrano destinati a scomparire molto presto.
E' vero, abbiamo queste e tante altre cose, che dovrebbero essere sfruttate meglio, ma questa Amministrazione si dibatte come un neonato piagnucoloso in una culla fastosamente adornata. Piange e implora il biberon di Mamma Regione o di Papà Stato, come se fosse quel neonato ancora incapace di camminare e di procurarsi da sé il nutrimento, neanche quando questo nutrimento si trova a portata di mano. Come accade a Cefalù, dove il nutrimento non manca certamente, ma dove mancano l'esperienza, la forza intellettiva e persino quella fisica, necessarie a permettere di coglierlo. Proprio come accade al neonato.
Sarebbe ora che l'Amministrazione uscisse dalla culla e che, maturando, facesse pienamente e con competenza la sua parte, quella per la quale è stata eletta. Se non lo farà, non sarà soltanto essa a perdere la stima di coloro che l'hanno voluta, ma tutta la Città perderà definitivamente il suo futuro.