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13 Giugno 2020, 04:26 - Pino Parisio [suoi interventi e commenti] |


Oggi, Cefalù ha dedicato molto poco al gioco politico e tantissimo alle polemiche, con una bizzarra guerra fratricida all’interno delle sue mura tra le opposte fazioni, appunto, in onda per le vie della città.
Insomma, una macello tutto sul capitONE.
Ora, a me di ristabilire la verità dei fatti non importa un’emerita cippa. Mi pare evidente che i non supporters abbiano gridato la loro verità, cioè che la faccenda abbia creato molti problemi, perché Salvini è il protagonista del giornaliero reality show e che occorre farlo uscire con un danno notevole per la parte politica da lui rappresentata.
Quello che sta facendo incazzare la gente, ed è più importante da un punto di vista politico, è la piega che, i reality da lui artificiosamente montati, sta prendendo con maggiore evidenza giorno dopo giorno. O meglio. Forse i reality sono sempre stati così, ma l’attenzione dei social prima non esisteva (non esistevano manco i social fino a qualche anno fa) ed i politici erano liberi di fare quel che volevano senza che potesse montare alcuna protesta.
Le questioni irritanti sono diverse, alcune comprensibili e tollerabili, altre meno: la prima è che ci sono politicanti più noti e utili agli ascolti e altri che non contano nulla. Non è una novità e non dico certo nulla di originale nel sottolineare che un Salvini qualunque sia più utile di una Francesca Di Donato e che sempre un Salvini qualunque sarà protetto dalla produzione di fake news più della Di Donato, perché vuol dire share, pettegolezzi sul governo, copertine di giornali, TV e così via.
Tutto questo è chiaro e perfino comprensibile, ma la gestione “politica” è spesso gestita malissimo dagli autori, con evidenti trattamenti di favore, clip montati ad arte, per far sembrare alcuni eroi e gli altri stronzi, pensieri in cui una settimana una regola vale e quella dopo, se danneggia il loro cocco, non vale più e così via.
Tutte cose che fanno imbestialire il pubblico isolano (anche troppo, diciamolo).
Ci sarebbero modi più puliti di “proteggere” i meridionali, ma i leghisti sono oramai abituati a giocare sempre sporco, prendono per il culo gli avversari politici, trasformando i reality in un confronto tra loro ed il popolo "fannullone", anziché tra concorrenti ideologici.
Poi c’è il fatto, meno raccontato, ma ormai intuito da una buona fetta di utenti social, che alcuni piazzano come amici, amiche e persone a cui poi regalano insulti e chiaramente portano avanti un sistema viziato, scorretto e odioso per proteggere i loro favoriti. Certo, i conflitti di interesse nel paese che dovrebbero preoccuparci sono altri, ma se parliamo di politica la faccenda diventa un fattore importante.
Gli opinionisti, pure, sono spesso di parte, chiamati per difendere i loro preferiti (quelli di cui sono amici o quelli con cui hanno questione lavorative in ballo). Uno dei più criticati quest’anno è stato Luca Morisi: se dirigi un social è evidente che avere buoni rapporti con i fan e famiglia sia più importante che averli con uno come me.
Poi, c’è questa triste faccenda dei commissari zonali inutili. saranno anche bravi e carini ma sono dei soldatini. Degli esecutori. Non hanno una loro posizione e si guardano bene dal prenderla, seguono il gobbo invisibile dettato dal loro idolo, non incidono minimamente nel programma e nella discussione, del resto, devono essere degli yes-men mica dei battitori liberi, se devono fare quello che decidono altri.
Infine, quello che i politici non capiscono è che i social hanno cambiato le regole del gioco. C’è un terzo protagonista, ormai, nei reality, e quel protagonista è il pubblico. Che fa da sentinella e le mosse furbette non la fa passare lisce. Organizza sommosse, chiede spiegazioni, salva filmati che spariscono, conosce ormai i nomi dei politici più scorretti e fa casino.
Twitter, in questo senso, è la voce degli incazzati del web. E qui va detto che lo scrivente, forse, è l’ultimo eroe rimasto dentro la casa di San Francisco. L’unico che ha la forza per rompere le palle a tutti, non solo a quelli della concorrenza, ma pure a quelli della sua parrocchia.
Il rivelatore di inciuci, senza il timore di equilibri da conservare e potenti a cui rendere conto. Me ne fotto allegramente. So bene, e tanto, che togliere credibilità ad un politico non vuol dire togliere ascolti, anzi.
Infine, anche a me hanno sempre chiesto in anticipo come la penso (anche se nessuno però mi ha mai detto di non votare o votare qualcuno), ed io mi diverto, e penso che alla fine è un gioco. Un gioco in cui le regole non le faccio io. Esiste il tuo personale montaggio nei reality politici e quando scrivi per 30 secondi delle 24 ore della giornata di qualcuno, non sarà mai la verità, ma quei 30 secondi della giornata che vuoi contrastare con il racconto degli autori. Utili allo show. Questo va ricordato a chi vede e a chi partecipa, a chi PRETENDE la verità da un gioco internettiano.
C’è il Morisi, in compenso. Uno che pare il matto del paese, ma come a tutti i matti del paese magari a volte scappa qualche verità e criticandola, inesorabilmente ti blocca.
Ecco, a distanza di un anno dalla mia iscrizione, è ancora triccheballacche. Con la differenza che i miei pensieri erano anche simpatici, a far da sentinella implacabile a Salvini che sta sempre più incazzato con i sinistroidi che con la D'Urso. Peccato.
pino parisio
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