Il dissesto della statale 113 a Ogliastrillo.

Ritratto di Giovanni La Barbera

8 Marzo 2021, 16:23 - Giovanni La Barbera   [suoi interventi e commenti]

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E' ormai noto che il disagio di avere il territorio e la città con una rete stradale non adeguata alla domanda di mobilità ha, purtroppo, la sua radice nella generale incapacità dovuta al sottosviluppo siciliano.

Localmente abbiamo un lungo stratificarsi di gestioni amministrative, che sono state caratterizzate da una costante arretratezza di pensiero, dimostrabile con fatti incontrovertibili.

Basta osservare che a fronte di previsioni viarie, funzionalmente previste per quel dato assetto dello sviluppo urbanistico, si è pensato solo alle strutture insediative dell'abitato, omettendo la realizzazione preventiva delle infrastrutture primarie.

La conseguenza prevedibile è non solo un freno allo sviluppo economico, ma anche i disagi per la Comunità, che si comprendono solo di fronte a eventi che possono accadere anche nei contesti dove questi disagi apparirebbero improbabili.

Allora ha un senso temere la probabilità che nei trafori geotecnici, previsti per l'ipotesi di realizzazione del complesso delle opere per la nuova stazione, si producano altri disagi più pesanti ancora di quello attualmente a Ogliastrillo.

Chiedersi se ci saranno solo disagi per la vita della città o, Dio non voglia, patire situazioni drammatiche, ha un senso realistico.

Ricordare che il PRG e il PP delle zone collinari aveva previsto una strada che si snodava a monte della statale 113 che si innestava ad est con la strada dell'Ospedale e ad ovest proprio con Ogliastrillo, che se realizzata avrebbe oggi evitato il disagio anche per le autoambulanze; ricordare che lo Stato aveva previsto la nuova stazione nell'area di Ogliastrillo. che insieme al riuso della strada ferrata dismessa si prestava a connettere ancora meglio la struttura urbana, e che essa, prolungata fin nella zona funzionale del Porto, avrebbe innervato l'intero territorio interessato dai processi insediativi in evoluzione, è fin troppo facile.

Siamo fermi ad una pigra visione di un mondo che sembra aver abbandonato il mondo rurale, ma che ancora non è entrato in quello della civiltà urbana, lo dimostra che a fronte di strumenti urbanistici razionali, le Pubbliche Amministrazioni non sono state in grado di realizzare almeno le infrastrutture viarie fondamentali.

Qui mi fermo, evitando ogni considerazione critica sulla chiusura culturale intorno al concetto di diritto di proprietà, tanto in voga nel mondo feudale, che da noi ha influenzato l'inefficiente attività delle Pubbliche amministrazioni, non più sostenibile o compatibile con le necessità caratterizzate dal modo di vivere nella città moderna.