25 Giugno 2013, 16:45 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Proprio ieri sera, parlando con alcuni amici, giudicavo con il massimo della severità la politica di Simona Vicari. Mettevo in dubbio persino la sua capacità di capire e di essere interprete dei problemi veri del Paese.
Questa mattina, durante le mie scorribande sui giornali online, mi sono imbattuto in una sua dichiarazione, che, sebbene non muti il mio giudizio, ne è in parte una contraddizione.
“Rivedere i limiti alla circolazione del contante significa anche mettere fine alla discriminazione in atto con la normativa del 2011 nei confronti dei cittadini italiani o residenti nei Paesi dell’Ue. Infatti se a questi non e’ consentito pagare in contanti oltre mille euro, per gli extraeuropei e’ possibile fare acquisti fino ad un massimo di 15mila euro. Si tratta non solo di una discriminazione senza alcuna logica, ma anche di una situazione che alla fine ha creato un canale preferenziale per la criminalità, attraverso il quale porta avanti attività di riciclaggio”. Lo ha dichiarato la senatrice Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo Economico. “Infatti sia i dati dell’Agenzia delle Entrate che della Guardia di Finanza testimoniano che con i nuovi margini al contante non solo non e’ aumentata la lotta all’evasione, ma soprattutto sono cresciute le attività di denaro illecito, utilizzando proprio i cittadini extraeuropei. Quindi -conclude Vicari- rivedere i limiti al contante non e’ solo un modo per rispondere alla crisi, ma anche per realizzare un’azione piu’ efficace contro il riciclaggio delle organizzazioni criminali”.
Non mi resta che fare ammenda e dare onore al merito.
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Commenti
Pino Lo Presti -
Non è che i rilievi
che a livello locale le sono stati mossi riguardassero la sua intelligenza! Questa nessuno l'ha mai messa in dubbio, caro Angelo.
Angelo Sciortino -
Caro Pino
non è l'intelligenza in assoluto, ma l'intelligenza delle cose, che mi ha lasciato e mi lascia sempre perplesso. Per non dire dello spessore politico e culturale, Ciò non toglie che non si debba riconoscere onore al merito, anche quand'esso è casuale o persino inconsapevole.