LA VERITÀ, quella STORICA, sul tunnel per l’accesso dei mezzi di soccorso alla fermata sotterranea

Ritratto di Saro Di Paola

3 Marzo 2016, 16:44 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Lo scorso 26 gennaio, durante il secondo incontro pubblico sul raddoppio ferroviario, il Sindaco Lapunzina ha comunicato che la prima opera all’interno del centro urbano di Cefalù, cui le imprese avrebbero dato inizio, sarebbe stato il tunnel per l’accesso dei mezzi di soccorso alla fermata sotterranea.

Quel tunnel, che, per quanto precisato dal Sindaco in quello stesso incontro e ribadito nell’incontro successivo del 26 febbraio, oggi è previsto con l’imbocco nel vallone Spinito, perché non si può più realizzare dove ITALFERR lo aveva, originariamente, previsto.
Cioè ad est della fermata e, più precisamente, nel terreno a valle della Via Cirincione, di fronte allo spiazzo per parcheggio bus, dove si svolge il “mercato contadino”.
Ciò perché, su quel terreno, improvvidamente, se non, dolosamente, dopo il 2003, quando il Consiglio Comunale ebbe ad approvare quel “progetto definitivo” di RFI erano state, rilasciate le concessioni edilizie per la costruzione di alcuni degli edifici, che si vedono nelle foto che seguono.

     

     

Nel 2003, ero consigliere comunale, ed il fatto ricordato dal Sindaco mi ha indotto a chiederGLI, stamattina, di farmi rivedere “le carte” del 2003.
Rileggendo, insieme al Sindaco, la deliberazione del Consiglio, mi ha incuriosito il passaggio del mio intervento, che riporto di seguito.
Un passaggio, che ricordavo nel testo, ma, del quale non ritenevo la memoria dell'opera di progetto, alla quale si riferisse.

È il passaggio, nel quale mi soffermai su quello, che, in quel progetto, era il tunnel per l’uscita di sicurezza.

     

Un tunnel con una peculiarità tutta sua: era un tunnel,  con la pianta semicircolare, che sboccava, a “cul de sac”, in un pozzo, con le pareti perimetrali alte 10 mt.
Il fondo del pozzo era costituito da una piattaforma, che, alla bisogna, sarebbe sta elevata meccanicamente per mettere in salvo quanti si sarebbero trovati nella necessità di evacuare la fermata sotterranea.
La piattaforma elevatoia avrebbe avuto, per la fermata, la stessa funzione, che, sulle navi, hanno le scialuppe di salvataggio.
Con la differenza che, per evacuare le navi, si viene calati in mare all’interno di scialuppe, per fuggire, invece, dalla fermata sotterranea si sarebbe stati sollevati sulla piattaforma.
Dal fondo del pozzo alla campagna.

Roba da non crederci: i tecnici di RFI, almeno sulla carta, erano riusciti a fare entrare l’asino per la coda.
Solo che con la piattaforma elevatoia nessun mezzo di soccorso, ambulanza o autobotte dei vigili del fuoco, sarebbe potuto arrivare alle banchine della nuova fermata.

In aula, a sollevare la questione fui io, il consigliere Di Paola.
Quel rompiscatole del consigliere Di Paola, che, anche in questo caso, “con la consuetudine con la retorica e con la tecnica riuscì a fare apparire non peregrine le cose peregrine”.
Ci riuscì talmente bene da avere indotto il Consiglio comunale a fare proprio il documento da me presentato per supportare la richiesta, che venne avanzata ad RFI.
Cioè, quella di rendere carrabile l’uscita di sicurezza, che era stata prevista con lo sbocco nel pozzo.

RFI recepì la richiesta del Consiglio ed elaborò il nuovo progetto del tunnel di sicurezza.

Essendo, progettualmente, impossibile rendere carrabile il tunnel che era stato previsto, ad est della fermata, con lo sbocco nel pozzo sotto il parcheggio bus della via Cirincione, RFI non poté che spostare quel tunnel, ad ovest della fermata.

Nel vallone Spinito, laddove è, oggi, ubicato quel tunnel, per il quale il crono programma dell’impresa aveva fissato l’inizio dei lavori per il 15 febbraio.
Quel tunnel, i cui lavori non sono, ancora, iniziati.
Quel tunnel, i cui lavori non potranno iniziare sino a quando non saranno date certezze ai residenti del quartiere Spinito.
Sulla stabilità degli edifici.
Sulla sostenibilità ambientale dei lavori.
In termini di viabilità, carrabile e pedonale.
In termini di sicurezza e di vivibilità per i residenti.
In termini di intercettazione e spostamento dell’armco, nel quale sono convogliate le acque del vallone Spinito.
L’armco, cioè, quel tubo del diametro non inferiore ad 1,50 mt, che il progetto esecutivo ha totalmente ignorato e che, sempre lui, quel rompiscatole di Saro Di Paola, ha, invece, evidenziato per quella insana voglia di “spaccare il capello in 15” con la quale ha deciso di affrontare le problematiche connesse alla realizzazione della fermata sotterranea (http://www.qualecefalu.it/node/18815http://www.qualecefalu.it/node/18745).

Devo essere io a fare ammenda a me stesso, o devono essere altri?
La risposta a quanti mi leggono.
Se dovessi essere io, sono pronto a farla.
Anzi, l'ho già fatta.

Saro Di Paola, 3 marzo 2016

Commenti

Sui realizzandi lavori ferroviari e sulla allocazione della stazione cefaludese, ancora una volta, la Città si sta spaccando in due. Le motivazioni TECNICHE addotte da CHI, oggi, ritiene assolutamente nefasta l’originaria soluzione progettuale vengono liquidate con scherno e mediocre ironia da chi, invece, deve assolutamente dimostrare ossequio a quella primitiva idea e non soltanto per ragioni tecniche. Eppure c’è un intero quartiere della nostra cittadina in subbuglio. Eppure anche i tecnici e, finanche, le massime espressioni istituzionali locali hanno parlato di “tragedia” per il nostro territorio riferendosi alla nuova allocazione della galleria di sfollamento. Eppure da più parti si sente la “necessità” di adottare delle “varianti” all’attuale progetto, evidentemente non più rispondente alla situazione dei luoghi. Eppure anche il Prof. Liguori, dimissionario consulente del nostro Comune (in qualità di Geologo) ha condiviso queste paure e perplessità. Già ! Quindi qui non si tratta di essere più o meno coerenti con un deliberato assunto tanti e tanti anni fa. Si tratta, soltanto, di ASCOLTARE – liberi da pregiudizi politici e personali – le RAGIONI e le MOTIVAZIONI rappresentate da chi desidera che la realizzazione di questa opera dell’Uomo, assolutamente necessaria, abbia il minor impatto negativo sul nostro territorio, sul sistema viario, sulla qualità della vita e sulla sicurezza dei propri cittadini. Tutto qui ! Se, invece, ancora una volta si vorrà trasformare la questione in uno scontro ideologico (posto che ancora abbia un senso tale concetto), allora ciascuno si assumerà la RESPONSABILITA’ innanzi ad una intera comunità. Questo è il momento del CONFRONTO e della VALUTAZIONE. Non degli arroccamenti su posizioni autoreferenziali. Sarebbe auspicabile un confronto PUBBLICO, con tutta la CITTA’ presente, nel corso del quale illustrare i potenziali “vantaggi e gli svantaggi” derivanti dalla realizzazione di una o altra soluzione. A volte l’Umiltà di riconoscere la validità delle valutazioni tecniche dei propri interlocutori non è segno di DEBOLEZZA. Al contrario. Sarebbe il massimo esempio di esercizio di quella “politica” auspicata dalla Gente.