Una storica sentenza della Suprema Corte

Ritratto di Angelo Sciortino

15 Dicembre 2013, 14:10 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Prima di parlare di una situazione che presto potrebbe portare il Comune – e per esso i cittadini – a una condanna al pagamento di danni milionari a privati, sono costretto a fare una premessa tecnica, per aiutare i lettori, che non hanno conoscenze giuridiche, a capire quanto sia importante distinguere i termini usati, come legittimo interesse e diritto soggettivo. Per semplicità può dirsi che quando si cerca di ottenere giustizia nei confronti della Pubblica Amministrazione si ha la difesa di un interesse legittimo; quando, invece, si cerca giustizia nei confronti di un soggetto di diritto diverso - oppure della stessa PA, ma qualora essa non possa esigere il suo status privilegiato - allora si ha la difesa di un diritto soggettivo.

È bene chiarire che questa distinzione non esiste in paesi come l'Inghilterra o gli Stati Uniti, nei Paesi di common law, quindi di maggiore civiltà.

Finalmente i Giudici della Corte di Cassazione hanno riconosciuto questa inciviltà giuridica tutta italiana con la sentenza n. 500/1999 (http://www.altalex.com/index.php?idnot=364).

Quali sono i punti salienti, che possono riguardare il nostro Comune – e quindi tutti noi – in relazione alle intenzioni del Sindaco apertamente dichiarate in Consiglio comunale, come ho già riferito (http://www.qualecefalu.it/node/5748) ?

Si dà il caso che una società di privati, la MFM, abbia acquistato, partecipando a un'asta pubblica, l'edificio detto delle vecchie poste. In forza di tale acquisto essa è diventata titolare di un diritto soggettivo e in tale veste ha chiesto al Comune una licenza a ristrutturare l'edificio. A tale richiesta è seguito il silenzio. Quando esso ha superato il limite per diventare silenzio-assenso, l'attuale Amministrazione ha presentato ricorso al TAR, rigettato con sentenza.

Oggi essa, per bocca del suo Sindaco, vuole appellarsi al CGA. Con quali argomentazioni non si sa, visto che dal Sindaco sono venute soltanto dichiarazioni non argomentate, che spesso somigliano a vere e proprie aporie.

Lo stesso accade nel caso della distribuzione dell'acqua potabilizzata dalla società Sorgenti Presidiana. Il Sindaco, pessimo pagatore del debito pregresso vantato dalla Società e persino delle spese correnti, minaccia che “Ove codesta Società, che ha progettato, costruito e che gestisce l'impianto in project financing, non dovesse farsi carico, nell'immediato, di consentire, quantomeno, il regolare transito dell'acqua "grezza" al serbatoi "Urbano" e "Croce Parrino" , conseguendo da ciò l'impossibilità per i cittadini di attingere alla risorsa idrica pubblica, lo scrivente sarà, suo malgrado, costretto ad adire l'Autorità Giudiziaria, per la fattispecie di interruzione di pubblico servizio.

Anche qui, come si vede, un diritto soggettivo e un interesse legittimo vengono calpestati grazie al grottesco principio che l'Amministrazione pubblica ha sempre ragione. Un principio che però la Corte di Cassazione ha dichiarato assurdo con la sentenza citata.

In conclusione, e per non tediare troppo i lettori, due azioni del Sindaco, per trovare soluzioni a problemi reali del Paese, rischiano di condurci in un baratro. Egli non sembra rendersene conto né, tanto meno, sembra che abbia ricevuto consigli validi, se ha preso le pericolose decisioni riportate.

Sull'aspetto tecnico, che secondo il Sindaco si risolverebbe con l'immissione di acqua grezza, ho già detto (http://www.qualecefalu.it/node/5816) e soprattutto ha già detto Saro Di Paola ( http://www.qualecefalu.it/node/5832), perciò evito di tornarci su.

Mi resta soltanto di augurare a tutti i cittadini che l'Amministrazione prenda in considerazione la necessità di agire e rinunci ad agitarsi; che rinunci a inseguire chimere, attenendosi alla concretezza. Se non lo farà, sarà peggiore delle precedenti Amministrazioni, alle quali imputa tutto il male possibile e sulle quali, perciò, scarica anche le sue responsabilità. Ma la scoperta dei capri espiatori, magari facili da trovare, non è una soluzione, ma un incancrenire un problema.

 

Commenti

... che non cambia, però, il senso delle mie affermazioni. Fidando troppo della mia memoria, ho scritto che "attuale Amministrazione ha presentato ricorso al TAR, rigettato con sentenza." I fatti, però, si sono svolti diversamente: l'Amministrazione, esecutore il suo funzionario ingegnere Duca, aveva revocato la concessione a costruire e contro tale decisione fu la MFM a presentare ricorso al TAR, poi regolarmente perso dal Comune, che su queste cose, e soprattutto sulle motivazioni della sentenza, dovrebbe riflettere, per essere meno avventato.

Un'altra precisazione riguarda la sentenza della Suprema Corte. A essa sono seguite due leggi, che però non hanno mutato il principio di civiltà giuridica in essa contenuto, sebbene abbiano tentato di sminuirlo. Per fortuna la Corte di Giustizia europea ha rimediato con sue sentenze.