13 Agosto 2017, 16:52 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Un po' di storia sul potabilizzatore e la distribuzione di acqua per i cittadini non farebbe male in questo momento, in cui si parla a vanvera o senza i dovuti approfondimenti delle ragioni, che hanno determinato l'attuale ginepraio, dal quale non si riesce a uscire.
Fino al Duemila Cefalù contava soltanto dell'acqua proveniente da Collesano e in ultimo di quella del pozzo di Santa Barbara. Con il crescere del turismo fu necessario rifornirsi di altra acqua, perché quella già utilizzata non era sufficiente al fabbisogno, soprattutto estivo, quando la popolazione si decuplica, passando dai poco meno dei 14.000 residenti agli oltre centomila.
Si pensò, allora, di utilizzare l'acqua di Prissuliana. Questa era stata captata già nel 1972 per fornire la zona industriale di Termini Imerese. In verità, il Ministro del Tesoro e quello dell'Agricoltura avevano offerto all'Amministrazione di allora una sorta di diritto di prelazione, ma con scarsa lungimiranza quell'Amministrazione neanche rispose. Finita quasi la zona industriale, l'acqua di Prissuliana fu ceduta al comune di Palermo e infine a quello di Cefalù.
Si poneva, però, un problema: l'acqua di Prissuliana era stata captata troppo vicino al mare, per cui era necessario potabilizzarla prima di distribuirla alla popolazione. Cosa che Palermo faceva e ancora fa. Cefalù, invece, non aveva un suo potabilizzatore, per cui l'Amministrazione del tempo, non disponendo delle somme per costruirlo, si affidò a un project financing, al quale aderì l'attuale Società Presidiana, che costruì il potabilizzatore a sue spese, che avrebbe ripreso con la sua gestione per venticinque anni, dopodiché esso sarebbe diventato proprietà comunale. Nel costo di potabilizzazione è contenuto, quindi, il pagamento rateizzato in 25 anni delle spese dell'investimento iniziale. Appare inaccettabile la dichiarazione del Sindaco che le spese di potabilizzazione vengano spalmati anche agli altri Comuni dell'ATI, perché così essi finirebbero con il regalare l'impianto al comune di Cefalù, non traendone neppure il vantaggio di godere dei suoi servizi!
Oggi la situazione appare così confusa a causa di questo e altri pregiudizi, che gli stessi cittadini hanno finito con il capirci più nulla e per fede, soltanto per fede, credono alle chiacchiere del Sindaco, che addebita colpe alla Vicari, alla Società Presidiana, all'AMAP e all'ATI! Tutto ciò serve soltanto a fare ridere di noi il resto della provincia di Palermo. Lenin direbbe: Che fare?
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Commenti
Enzo Rosso -
Chiarezza
Oh, finalmente un contributo chiaro, esaustivo e obiettivo. Grazie.
Angelo Sciortino -
Grazie!
Spero di aver dato un contributo alla conoscenza di questo gravissimo problema.
Saro Di Paola -
Caro Angelo, mi permetterai un appunto
Caro Angelo, mi permetterai un appunto: L'acqua di Collesano cominciò a rivelarsi insufficiente a soddisfare il fabbisogno idrico di Cefalù molto prima degli anni 2000. La concessione dell'acqua di Presidiana al Comune risale alla fine degli anni 70. Fu con Nino Vazzana Sindaco che in Consiglio comunale si cominciò a parlare di potabilizzatore. Ero consigliere consigliere comunale ed avvenne nel quinquennio 1978-1983
Angelo Sciortino -
Caro Saro...
...nel '72 ero nella segreteria di Malagodi al Ministero del Tesoro. Egli mi chiese di scrivere al Comune per offrire una sorta di prelazione. La raccomandata con l'offerta rimase senza risposta e di Prissuliana si parlò appunto soltanto sul finire degli anni '70. Fu giocoforza che si pensasse a un potabilizzatore, perché l'attingimento era avvenuto non tenendo la giusta distanza dal mare.
Condivido che l'acqua di Collesano cominciò a essere insoddisfacente molto prima del '2000. Per amore della brevità non ho precisato gli anni, ma credo che non può fraintendersi l'excursus storico della mia narrazione.