Piano di riequilibrio e dissesto

Ritratto di Angelo Sciortino

14 Settembre 2014, 15:09 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Pur in presenza di un grave deficit strutturale, la normativa vigente consente di provare ad evitare il dissesto quando le manovre programmate dall’amministrazione comunale su un orizzonte temporale massimo di 10 anni siano in grado, a giudizio della Corte dei Conti, di riportare la situazione finanziaria dell’Ente in una condizione di normalità.

Questo è quanto è accaduto a Cefalù, il cui piano di rientro decennale è stato approvato dalla Corte dei Conti. Ciò non cambia molto la situazione. Abbiamo visto, però, che le leve utilizzabili dall'Amministrazione durante il pre-dissesto sono identiche a quelle che il Comune deve utilizzare nell'ipotesi di dichiarazione di dissesto. Le conseguenze, poi, per i cittadini saranno identiche.

Questo limite labile tra piano di riequilibrio decennale e il dissesto lascia perplessi, ancor più se si pensa agli interventi in Consiglio del Sindaco e dei consiglieri del PD. Fare affidamento su una programmazione economico-finanziaria rigida di co lungo periodo, suscettibile di fallire il suo scopo al primo imprevedibile incidente di percorso, che ragionevolmente potrà presentarsi nel corso di 10 anni, appare atteggiamento forse troppo ambizioso e ottimistico. Infatti, troppe sono le variabili dalle quali dipende il buon esito di un piano di riequilibrio decennale e troppo scarne le leve che l’amministrazione comunale può utilizzare per fare fronte alle prevedibili difficoltà.

Si pensi, per esempio, agli ostacoli che si frappongono alla dismissione del patrimonio immobiliare, soprattutto in un contesto di grave crisi economica e in assenza di strumenti normativi, che rendano appetibili gli investimenti dei privati. Come non guardare con sospetto, poi, alla promessa, contenuta anch’essa nel piano di riequilibrio, di incrementare per il futuro il tasso di riscossione dei tributi e delle tariffe per i servizi a domanda individuale, in un contesto, anche questo, di grave difficoltà economica e sociale e senza l’indicazione di nuovi e diversi metodi capaci di assicurare il recupero di efficienza nella riscossione?

E poi, ancora, come credere che nel corso di 10 anni il costo dei servizi da erogare alla cittadinanza rimarrà costante, l’andamento demografico rimarrà stabile, la composizione anagrafica della popolazione non inciderà in qualche misura sui numeri del piano di rientro e il legislatore, infine, saprà resistere alla tentazione di mutare il quadro di riferimento normativo sulla base del quale quei numeri si fondano?

Queste perplessità mi suggerirono e mi suggeriscono che è preferibile e più realistico dichiarare il dissesto, piuttosto che presentare un piano di riequilibrio, magari grazie alle proroghe come quelle adottate dal Governo Renzi. Proroghe che dimostrano soltanto l'incapacità anche del Governo, non solo della nostra Amministrazione, a risolvere i problemi finanziari (e non solo) degli Enti Locali. Proroga su proroga, ne hanno fatto un ginepraio, al punto che il cittadino non ci capisce più nulla. Ma forse vogliono proprio questo, per ingannarlo ancora e perpetuare il potere della loro incompetenza.