Area Miccichè: dal sequestro giudiziario del 2009 all’ordinanza sindacale del 2014

Ritratto di Saro Di Paola

15 Maggio 2014, 06:09 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Sono passati 13 giorni da quando, lo scorso 2 maggio, il Sindaco Lapunzina ha emesso l’ordinanza n° 44, per la quale, entro 10 giorni dalla notifica della ordinanza medesima, i Signori Vincenzo e Giuseppe Miccichè avrebbero dovuto provvedere all’intervento di somma urgenza finalizzato al ripristino delle condizioni di sicurezza ed alla bonifica interna dell’area Miccichè”.

Ad eccezione del probabile vizio formale, che potrebbe inficiare l’atto amministrativo per, l’altrettanto probabile, mancanza di altri destinatari, nulla può essere eccepito all’ordinanza del Sindaco.
Le ragioni sono sotto gli occhi di tutti, sono sin troppo ovvie e sono descritte nella premessa dell’ordinanza:
da quelle del decoro e dell’igiene di un’area che è nel cuore della Città,

a quelle altre della stabilità della staccionata in legno, che mettono a repentaglio la pubblica incolumità

e che, già il 16 marzo 2011, (http://www.laltracefalu.it/node/4055) solo per la direzione delle raffiche di vento, non hanno provocato danni a persone e cose.

Per quanto sia da ritenere che i 10 giorni dalla notifica siano già scaduti, nessun intervento è stato, ad oggi, eseguito.
Proprio come accadde dopo il 3 dicembre del 2009, quando, con una operazione che servì, soltanto a destare clamore mediatico (http://www.laltracefalu.it/node/3724) vennero posti sotto sequestro “l’area Miccichè” e “l’ecomostro di sette piani”

e venne nominato custode del sequestro il dott. Stefano Blasco, allora Comandante della Polizia Municipale di Cefalù.

Le vicende ed i retroscena di natura privatistica legati alla proprietà dell’area e dell’“ecomostro” sono talmente intrigati e complessi che,
oltre a rendere utopistica una soluzione che, anche medio tempore, possa farne “il luogo di una nuova centralità urbana
(http://www.laltracefalu.it/node/176) uguale, o almeno simile, a quella che, a metà degli anni 80, Pasquale Culotta e Bibi Leone ebbero a progettare, sapientemente, e le Istituzioni del tempo ad autorizzare

    

fanno apparire impotenti le Istituzioni pubbliche, che hanno visto vanificati, il sequestro giudiziario di ieri e l’ordinanza sindacale di oggi.

È insopportabile che, anche per l’area Miccichè, il Pubblico sia costretto ad inseguire il privato.
Per di più, vanamente.
Senza riuscire a cavare un ragno dal buco.
Senza che il privato si preoccupi, neanche, di uscire allo scoperto.
Magari per cominciare a dialogare col Pubblico sul futuro di quell’area.

È ora che il Pubblico provi, o cominci, a farsi inseguire dal privato.
Finalmente!
Come ?
Con una variante, ad hoc, al PRG, che, destinando quell’area a finalità pubbliche, faccia venir meno l’unica certezza, che, oggi, sul piano del Diritto, si ha per l’area medesima.
Cioè, la sua appartenenza alla sottozona D6 del PRG.
Una sottozona, che, per chi non lo sapesse, è quella con i parametri edificatori più alti che il PRG abbia previsto in tutto il territorio cefaludese.

Una variante per fare uscire il privato allo scoperto.
Magari, al solo fine di dare l’avvio a quella concertazione pubblico-privato che è l’unica strada razionalmente perseguibile per dare un futuro all’area e all’”ecomostro”.
Nella consapevolezza e per la consapevolezza che, neanche a lungo termine, il Comune sarà nelle condizioni economiche di dotarsi di un progetto e di procedere all’esproprio.

Saro Di Paola, 15 maggio 2014

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La Politica e l’urbanistica, i privati ed il PRG - Saro Di Paola - 10 settembre 2012 (http://www.qualecefalu.it/node/792)
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Commenti

ah.ah.ah.ah.ah, lasciatemi ridere per favore, cosa dovrebbe fare il comune??? non credo proprio che un simile iter  sia nelle capacità dell'attuale amministrazione.

Troppo complicato ci sono già abbastanza liti da derimere